Questa sera al Forum di Assago lItalia esordisce nella terza fase del Mondiale di volley 2014; inserite in un girone che comprende anche la Russia, le Azzurre giocano alle ore 20 contro gli Stati Uniti. Un match che porta alla memoria, inevitabilmente, quella storica finale iridata di Berlino 2002 in cui, sempre con Marco Bonitta in panchina, vincemmo al tie break con lultimo punto siglato da Elisa Togut. Delle protagoniste di allora sono rimaste in poche: dalla nostra parte Eleonora Lo Bianco, Francesca Piccinini e Paola Cardullo, nessuna per le americane. Del resto questa nazionale ha cambiato tantissimo anche rispetto alle Olimpiadi di due anni fa, quando aveva una rosa fortissima e candidata alla medaglia doro ma si impantanò sul Brasile nella finale, e si dovette accontentare della piazza donore. Oggi soltanto cinque delle giocatrici presenti a Londra fanno parte della squadra; tre di loro per altro (Nicole Davis, Christa Harmotto e Courtney Thompson) erano riserve e giocavano decisamente poco. Le uniche superstiti sono dunque Jordan Larson (da tenere particolarmente docchio) e la centrale nata in Canada Foluke Akinradewo, forse la stella odierna degli Stati Uniti anche se ha dovuto saltare tutta la stagione 2013. Pesano in particolare due defezioni: quella di Megan Hodge, già vista in Italia con la maglia di Villa Cortese (2010-2011) e soprattutto quella della schiacciatrice/opposto Destinee Hooker, per distacco la migliore giocatrice alle Olimpiadi di due anni fa, lei pure passata da noi (Pesaro) ma scappata (letteralmente) a metà stagione per operarsi al menisco e mai più tornata. Entrambe si sono arrese a madre natura, ovvero hanno dovuto rinunciare ai Mondiali a causa della maternità. Certamente senza di loro questa nazionale perde qualcosa in termini di aggressività e percentuali in atletismo, ma va anche detto che le loro sostitute possono farci male: Kelly Murphy (a Novara lo scorso anno, oggi trasferita in Giappone) e Kimberly Hill (che sostituirà la connazionale in Piemonte) hanno un media di 11 punti a partita, con la seconda che è particolarmente temibile in battuta (10 punti totali). A palleggiare cè la ventiseienne Alisha Glass, attualmente al Fenerbahçe: cera già alla World Cup del 2011 dove le americane chiusero seconde, allora aveva 23 anni e faceva apprendistato alle spalle della veterana Lindsey Berg, che ora le ha ceduto il passo. Ad allenare queste ragazze cè un uomo che non ha bisogno di presentazioni: Karch Kiraly, 54 anni, è stato eletto miglior giocatore del XX secolo insieme al nostro Lorenzo Bernardi. Come schiacciatore ha giocato anche due anni a Ravenna, vincendo due Coppe del Mondo per club, la Coppa dei Campioni, la Supercoppa Europea, lo scudetto e la Coppa Italia, dedicandosi subito dopo al beach volley che già aveva praticato. I suoi timeout ricalcano la filosofia degli sport americani: Kiraly lascia quasi sempre parlare i suoi assistenti, che approfondiscono ciascuno il loro fondamentale con le giocatrici di riferimento mentre lui supervisiona. Tracciando le somme, forse gli Stati Uniti non sono quello squadrone semi-imbattibile di due o tre anni fa; tuttavia resta una nazionale di altissimo livello che ha saputo rinnovarsi e sostituire al meglio i pezzi pregiati che hanno dato forfait. Sarà dura, durissima; ma latmosfera del pubblico di casa potrebbe spingerci a una grande vittoria.
(Claudio Franceschini)