Il pugile livornese Lenny Bottai ha recentemente combattuto negli Stati Uniti: una importante esperienza nonostante la sconfitta contro Jermall Charlo nella semifinale mondiale dei pesi superwelter Ibf, in un match che ha fatto molto discutere per la pratica del weight cutting utilizzata dal pugile americano. Ne abbiamo parlato con il diretto protagonista, che ci ha parlato anche dei suoi progetti e del futuro della boxe italiana. Ecco dunque le parole di Lenny Bottai in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.



Bottai, che insegnamento trae dalla sconfitta con Charlo nella semifinale mondiale dei superwelter Ibf? È stata un’esperienza che in ogni caso mi ha cresciuto umanamente e sportivamente, mi sono confrontato con un ambiente e delle situazioni diametralmente opposte a quelle che viviamo noi in Italia. Se partiamo dal presupposto che per crescere bisogna mettersi in discussione, questo ho fatto. Come sono orgoglioso di aver avuto una risposta da me stesso, sono stato lo stesso sul ring dell’Mgm come di Livorno, il che, per me, non è poco. Sono caduto e mi sono rialzato, questo sempre farò…



In alcune interviste ha dichiarato che Charlo ha palesemente violato il regolamento. Perché ha combattuto comunque se sapeva di non poter competere con un pugile che – di fatto – era di almeno due categorie sopra alla sua? Non ho dichiarato nulla di tutto ciò: ho evidenziato, nel raccontare l’esperienza, quello che per me e tutto il mio team è stato di impatto.

Cioè? Fare i conti con il fenomeno dello weight cutting, cioè una pratica eseguita da professionisti che garantisce di disidratare l’atleta e pesarlo per poi re-idratarlo progressivamente da subito dopo. Il risultato è pesare la sera del match 77,1 kg, cioè ben tre categorie sopra la mia. Una considerazione che non può passare in secondo piano nell’analisi del match, al di la della bravura del mio avversario che nessuno discute, perché con questi parametri anche le poche possibilità scompaiono. Altrimenti, se questo non influisse, non ci sarebbero le categorie nella boxe. Bravi loro, per carità, ma la mia analisi è stata: se non impariamo a fare altrettanto, come possiamo contrastare un avversario quando ci troviamo di fronte a queste cose?



Come è possibile che avvenga tutto questo? La Ibf è l’unica sigla che pesa la sera del giorno precedente al match e la mattina seguente, non a caso, con la regola che non si può essere sopra le 10 libbre rispetto al giorno prima. Charlo era 69,8 al peso ufficiale e al limite permesso la mattina al secondo controllo, ovvero 74,4. Ma era digiuno e di mattina. Il che era già eccezionale. La sera dell’incontro Showtime, siccome fa un’indagine su questa pratica, prima di montare sul ring ci ha nuovamente chiesto di pesarci. Io vestito ero 160 libbre, lui nudo 170, ovvero 77,1. Lo hanno detto e fatto vedere in Tv e lo ha dato la sovraimpressione.

Tutto legale? Sì, sia chiaro, anche se paradossale. Non a caso, a prescindere da me, si sta parlando molto di queste pratiche che falsano le forze in campo negli Usa. Quando qualcuno che usa questa pratica trova un normale combattente che non la sa o può fare, le forze in campo sono sbilanciate a prescindere dal match. Del resto i diuretici sono vietati per la stessa pratica, mica perché falsano la prestazione.

Questo non è stato l’unico problema, vero? Sì, mi è stato sequestrato un caffè all’ingresso degli spogliatoi ed abbiamo avuto problemi perché non vogliono olio canforato, in quanto il tutto è proibito a prescindere del test anti-doping in Nevada. Viene da ridere.

Verrebbe da dire: fallo anche tu… 

A parte che è pericoloso e per farlo ci vuole un’equipe apposita, ma se fosse di dominio comune direi che allora non avrebbe più senso il peso e le categorie. Se durante uno spettacolo tutti si alzassero in punta di piedi per vedere, la pratica sarebbe inutile per chiunque. Non è lamentarsi. Il concetto mi sembra molto semplice, è analizzare e dare un giudizio su un fattore determinante che non riguarda il ring, non trovare scuse come qualcuno malignamente ha scritto, del resto sul quadrato c’ero io e non mi sono di certo tirato indietro mai.

Cosa cambia in concreto affrontando un pugile molto più pesante? Quando devi accorciare la distanza e bloccare i fendenti di un pugile, questa “leggera” differenza si fa sentire. Torno a ripetere ciò a prescindere dalla legittimità della pratica in oggetto, finché magari non succederà qualcosa e si prenderanno contromisure, non stiamo parlando e non possiamo parlare di aspetti tecnico-tattici con questi parametri.

Ora cosa si aspetta a trentasette anni, quali obiettivi si pone? Al momento spero di combattere presto nella mia città, per me è una sensazione unica. A breve il Livorno Calcio compirà 100 anni di storia e si è parlato di un eventuale tre giorni di sport al pala Modì, sarebbe un occasione importante. Comunque non mi faccio problemi di età, questa è una paranoia di ambiente che poco ha a che vedere con la realtà. Ci sono stati esempi palesi.

Chi sarà il suo prossimo avversario? Non posso saperlo al momento.

Come giudica la prova di Bundu, sconfitto anche lui dall’americano Thurman nel Mondiale dei welter Wba? Leo è un grande campione, ha mostrato spesso il suo indubbio valore. Cosa altro aggiungere…

Perchè secondo lei pugili come Russo e Cammarelle non passano professionisti? Andrebbe chiesto a loro, a naso credo gli convenga sotto tutti gli aspetti.

Hanno più visibilità di voi professionisti?

Ovviamente, mi pare palese. Del resto sono sorretti e sponsorizzati da una federazione che, anche se dovrebbe essere ancora anche la nostra, ci sta cancellando ed espellendo per obbedire ai comandamenti dell’Aiba. Ma penso che il fatto che la nascente Lega Pro sarà autonoma potrebbe essere un input importante per la boxe italiana.

Pensa di aver fatto uno sbaglio a intraprendere la carriera professionistica? Assolutamente no. Anzi, per me è stata una svolta nella vita soprattutto a livello interiore.

Su chi può contare Lenny Bottai quando è sul ring? E quando invece è fuori dal ring? In entrambi i casi su coloro che mi sostengono e con me hanno condiviso un percorso che inizia dal basso e arriva ai vertici dello sport internazionale. Con me, sul ring, montano tutti quelli che hanno qualcosa da rivendicare dal basso. Lo so, lo sento e me lo dicono ogni volta. Vale più di qualsiasi titolo che si possa vincere il riconoscimento della gente. (Franco Vittadini)