Si racconta in una autobiografia shock: Le vittorie sono volate via, sono rimaste solo le sconfitte. Ogni tanto mi viene a trovare l’uomo nero e penso che sia giunto il momento di togliermi dai coglioni. Poi per fortuna arrivano gli amici. Parole drammatiche quelle dell’ex attaccante: Il calcio? Noioso, ma in realtà non mi è mai piaciuto. Mi sono dovuto appassionare per forza. Il successo ottenuto con le maglie di Genoa e soprattutto Roma dunque non basta: Cosa mi resta della mia carriera da centravanti? I gol sbagliati e le sconfitte. Delle vittorie ho goduto poco, perché sono subito volate via. Le sconfitte no, sono rimaste qui. E ancora ci combatto. La retrocessione in B del Genoa causata anche da un mio rigore sbagliato e la finale di Coppa Campioni persa con il Liverpool (nonostante il mio gol…) ancora mi vengono a trovare ogni tanto. Per fortuna ci sono gli amici veri, in particolare quelli fuori dal mondo del calcio. I cacciatori di Dezza, provincia di Lucca, quelli che riescono a farmi tornare il sorriso allontanando l’uomo nero che ogni tanto mi viene a trovare, gli stessi che riescono a farmi pensare che forse in fondo è meglio aspettare un altro po’; naturalmente la moglie Brunella, con cui si è sposato a soli 20 anni; nel calcio alcuni compagni come Bruno Conti ma anche avversari come Sergio Brio e su tutti Nils Liedholm, più che un allenatore un secondo padre. Per fortuna non mancano anche ricordi belli, come la rete segnata all’Atalanta nel 1979 e quella del 3-0 alla Juve nel 1986 (corsi sotto la Sud e mi tolsi la maglia per darla idealmente ai miei tifosi: fui il primo a farlo), oppure l’ultimo gol segnato in carriera, l’unico con la maglia della Fiorentina e segnato proprio alla Magica: Un gol da orgasmo, perché la mia carriera stava finendo e io volevo dimostrare che ancora valevo qualcosa. Alla fine dunque si può ricavare un messaggio positivo, quello che Pruzzo ha confidato alla Gazzetta dello Sport: La vita continua ad essere una sfida, come quand’ero sul campo, innanzitutto con me stesso.