Sono terminati i quarti di finale del Gruppo Mondiale di Fed Cup 2014. Possiamo dirlo: l’Italia è in semifinale, avendo battuto gli Stati Uniti. Affronteremo la Repubblica Ceca, che si è liberata della Spagna. Appuntamento dunque ad aprile, per proseguire sulla strada verso la doppietta: non sarà facile (a Praga abbiamo perso con un sonoro 4-1 due anni fa), ma abbiamo le armi per spuntarla. Certo, resta da capire da qui a due mesi chi saranno le giocatrici in campo – da una parte e dall’altra – ma la nazione da battere siamo noi. Dall’altra parte avremo Australia-Germania. Nel dettaglio, vediamo come sono andati gli scontri.
E’ stata più facile del previsto la nostra vittoria. Forse ci eravamo preoccupati troppo, perchè a conti fatti le americane si sono sgonfiate, pagando un’inesperienza che allo stato attuale si fa ancora sentire. Karin Knapp ha avuto una battuta d’arresto solo nel secondo set della sua prima partita, quando Christina McHale ha fatto capire perchè è stata nelle prime 25 al mondo prima di ammalarsi di mononucleosi; solo una défaillance momentanea però, perchè poi l’altoatesina ha ripreso a giocare come sa per andare a vincere in poco più di due ore. La sorpresa è stata Camila Giorgi: sapevamo che aveva le armi per superare la giovanissima Madison Keys, ma che lo facesse con grande autorità e limitando gli errori non forzati (27, comunque non pochissimi) è stata una piacevole sorpresa. La sua avversaria (da tenere d’occhio) ha sbagliato di più, e non ha mai opposto resistenza. Vinte le prime due partite, era sostanzialmente fatta: ci ha pensato ancora la Knapp a darci il terzo punto, affondando Alison Riske che era stata scelta da Mary-Jo Fernandez come ultima risorsa. Nel doppio, giocato per onore di firma, Nastassja Burnett e Alice Matteucci sono state battute; ma intanto hanno iniziato a prendere confidenza con la specialità e a conoscersi come coppia sul campo. Ci prendiamo la semifinale: era nelle previsioni, ma senza le big non così scontata. La nostra Fed Cup prosegue: a ranghi completi siamo forse superiori alla Repubblica Ceca, ma si giocherà da loro (e quindi non sulla terra) e la vera Kvitova ha nelle corde la possibilità di fare due punti nel singolare.
E’ la sorpresa dei quarti di finale. Non tanto per i valori in campo, ma perchè la Repubblica Ceca era senza Petra Kvitova e la terra di Siviglia avrebbe dovuto dare quel qualcosa in più alle iberiche. Alla fine invece ha influito il clima: solo nel pomeriggio di oggi si è chiusa la sfida, con il doppio che ha portato a casa il punto decisivo grazie soprattutto alla presenza di Andrea Hlavackova, pur senza la sua fida sparring partner Lucie Hradecka. La pioggia che per due giorni ha fermato gli incontri ha avuto il suo peso: le spagnole, poco abituate a freddo e vento, sono andate tutte in tilt, o meglio hanno fatto emergere il loro ranking inferiore rispetto a Klara Zakopalova e Lucie Safarova, che sul 2-1 per la Spagna (entrambi i punti li ha centrati Carla Suarez Navarro) è stata giustamente scelta dal suo capitano Petr Pala per affrontare Silvia Soler-Espinosa. La quale ha vinto il primo set, ma poi non ha tenuto. Ad aprile, dovessero esserci anche Kvitova e Hradecka, per l’Italia sarà decisamente dura: come detto non saremo sulla terra (è pressochè scontato) e il loro miglior doppio sa come si battono Errani e Vinci. Forse, sulla carta, l’avversario più duro.
Tutto facile per le australiane, come da previsione: lo abbiamo già detto, la Russia sarebbe la nazionale più forte se solo Maria Sharapova si sentisse legata alla sua terra tanto da giocare la Fed Cup, e se le altre non avessero sempre qualche problema che impedisce loro di esserci. Quando la tua migliore singolarista è Victoria Kan (numero 158) le possibilità sono poche; tutto confermato. Il bilancio è impietoso: Casey Dellacqua e Sam Stosur hanno lasciato a Kan, Irina Khromacheva e Veronika Kudermetova appena 11 game in tre partite. Nel doppio, inutile, le specialiste Ashleigh Barty e Casey Dellacqua non hanno lasciato scampo a Khromacheva e Valeria Solovyeva. Adesso, per i playoff, Anastasia Myskina dovrà impugnare il telefono e provare a convincere le migliori che ne valga la pena; l’Australia avanza in semifinale, e con un po’ di carattere può anche fare il colpaccio. Intanto gioca in casa: anche certi aspetti come il fuso orario non vanno sottovalutati.
Doveva essere il quarto più incerto: lo è stato, anche se all’alba del secondo giorno la Germania aveva già passato il turno. Merito di Angelique Kerber, che dopo aver battuto Daniela Hantuchova nel secondo impegno ha portato in dote il terzo punto contro Dominika Cibulkova; che non è riuscita a tenere il livello degli Australian Open perdendo i suoi incontri. Che la Kerber, numero 9 al mondo, potesse fare due punti si sapeva; è stata brava a vincere due tie break (non sempre ha questi nervi), ma la differenza l’ha fatta Andrea Petkovic che, sotto di un set e a un passo dall’eliminazione, ha saputo rimontare e battere la Cibulkova per portare 1-0 la Germania. Che avanza e se la gioca: sa di poter aggiungere al gruppo giocatrici come Lisicki, Beck e Barthel. L’Italia con le migliori rimane probabilmente superiore, ma se la Petkovic è quella di un paio di anni fa le cose saranno decisamente più complicate. Intanto però c’è l’Australia, in un’altra trasferta.
Tre ore e trentanove minuti: tra le donne, una durata che non si vede troppo spesso. Quella tra Argentina e Giappone è stata una battaglia: non tanto per il risultato finale (3-1) quanto per come sono state tirate le partite. Paula Ormaechea ha fatto ampiamente il suo lavoro portando in dote due punti, ma il vero capolavoro è stato della Irigoyen, una ragazza di 26 anni che non ha mai avuto avventure nelle prime 150 al mondo. E’ stato fondamentale centrare il primo punto: perso il tie break e in debito di fiducia, la padrona di casa (si giocava sulla terra di Buenos Aires) è stata bravissima a rimontare e portare a casa una partita che ha vissuto di continui colpi di scena e cambiamenti nel punteggio, tanto da far dimenticare che gli errori gratuiti non sono certo stati limitati, e che non sempre si è assistito a uno spettacolo dal punto di vista tecnico. Però, la vittoria è stata fondamentale per aprire la strada alla Ormaechea, che con la tensione notevolmente ridotta ha poi qualificato l’Argentina ai playoff per il Gruppo Mondiale.
Ne abbiamo già ampiamente parlato ma, è inevitabile, ne parleremo ancora; forse, tra poco ne parlerà tutto il mondo, non solo i più stretti appassionati di tennis. Compirà 17 anni il prossimo marzo: lo scorso settembre giocava l’ultima partita di una stagione juniores dominata, alla prima apparizione in uno Slam ha superato le qualificazioni e passato il primo turno, costringendo Na Li al tie break. A Parigi ha fatto di meglio: ha rischiato di eliminare la Francia quasi da sola. 7-5 6-4 ad Alizé Cornet, tra le migliori 25 al mondo; 6-1 6-1 a Virginie Razzano, una che nel 2012 aveva battuto Serena Williams al Roland Garros. Ha perso il doppio perchè la coppia con Timea Bacsinszky non era rodata, perchè aveva appena giocato il singolare e perchè dall’altra parte della rete c’era una specialista come Kristina Mladenovic; la Svizzera dovrà giocare i playoff per rimanere nel secondo Gruppo Mondiale, ma con una Bencic così la qualità della squadra elvetica può e deve far paura a chiunque.
(Claudio Franceschini)