I Giochi di Sochi hanno esaltato lo short track italiano, e soprattutto una grande campionessa come Arianna Fontana, argento nei 500 metri, bronzo nei 1500 e nella staffetta con Lucia Peretti, Martina Valcepina e Elena Viviani. Uno sport divertente e spettacolare, che però sale sulla ribalta solamente ogni quattro anni. I grandi successi di Arianna hanno attirato l’attenzione su questa piccola realtà, che ha la propria ‘culla’ in Valtellina, da dove arrivano tutte le componenti della Nazionale italiana, compresa la riserva Cecilia Maffei. In particolare, sono tutte atlete cresciute nella Bormio Ghiaccio, società polisportiva valtellinese che ha lanciato tanti talenti del pattinaggio di velocità in pista corta, una realtà di cui lo sport italiano può andare fiero. Sarebbe bello se oggi nei 1000 metri arrivasse la ‘ciliegina’ da parte di Arianna Fontana, magari se ci regalasse anche l’oro… Per parlare di short track e della gara di oggi abbiamo sentito Adelio Antonioli, vicepresidente della Bormio Ghiaccio. Eccolo in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.
Come giudica i risultati ottenuti finora nello short track a Sochi? Direi buoni. Un po’ di tempo fa avevo pronosticato che Arianna Fontana avrebbe fatto delle buone prestazioni alle Olimpiadi, vedendo anche i suoi ottimi risultati in Coppa del Mondo. La stessa cosa avevo detto sulla staffetta che era da podio, giocandosela solo col Canada. Cina e Corea onestamente sono di un altro livello.
Sui maschi invece cosa ci può dire? Purtroppo con gli uomini siamo ancora molto lontani dai primi, e le Olimpiadi stanno confermando la situazione.
Come vede Arianna Fontana sui 1000 metri? Dopo che è riuscita a fare molto bene anche nei 1500, potrebbe sfruttare la sua velocità nei 1000 per andare ancora a medaglia e magari vincere.
Ci può presentare Arianna in una frase? Arianna è una fuoriclasse, conosciamo tutte le sue grande qualità, il suo grande talento.
Cosa ci può dire invece di Lucia Peretti? Lucia è una passista, che si esprime meglio sulle distanze più lunghe.
E di Martina Valcepina? Lei invece è una specialista delle distanze più brevi.
Infine Elena Viviani… Elena è molto giovane, è alla prima Olimpiade e ha davanti a sé una carriera importante, anche lei si esprime meglio sulle distanze più brevi.
Ci può raccontare della Bormio Ghiaccio e della sua tradizione nello short track? Siamo nati nel 1980 come polisportiva e c’era anche lo short track tra le specialità previste. Solo nel 1985 è arrivato l’impianto artificiale. Io mi sono occupato di seguire questo sport come tecnico. Ricordo ancora le Olimpiadi di Lillehammer, le belle prestazioni delle nostre due atlete Marinella Canclini e Katia Colturi a quei Giochi.
Avete grande tradizione nello short track… Sì, abbiamo tanti ragazzi che praticano questo sport, come tutte le atlete citate e poi Cecilia Maffei, anche lei presente alle Olimpiadi di Sochi. Nel caso di Arianna e delle sue compagne di squadra è normale che per continuare a gareggiare nello short track e avere un compenso economico adeguato debbano poi entrare a far parte dei Corpi Militari dello Stato.
Sa qualcosa del futuro di Arianna Fontana?
Sinceramente non so molto, aveva detto quattro anni fa che avrebbe continuato fino a Sochi, poi avrebbe smesso. A maggio si sposerà, non so se poi lascerà lo sport o magari le medaglie ottenute la convinceranno a fare diversamente.
Magari se oggi arrivasse l’oro… Sarebbe una cosa fantastica!
Come e dove si può praticare lo short track in Italia, che consigli dà ai ragazzi che volessero iniziare questo sport? Lo short track si pratica soprattutto nelle zone alpine, c’è un centro a Courmayeur e uno a Bergamo, ma si può praticare anche all’Agorà di Milano e al Palasesto di Sesto San Giovanni.
Secondo lei in che modo si potranno sfruttare queste medaglie perché lo short track non venga dimenticato dopo le Olimpiadi? Non lo so, sono pessimista e preoccupato in tal senso, perché passate le Olimpiadi poi tutto si dimenticano dello short track. Mi ricordo ancora cosa successe nel 1994, quando a Lillehammer vincemmo l’oro nella staffetta maschile e l’argento nei 500 individuale con Mirko Vuillermin. Furono fatte tante promesse che poi finirono nel nulla… Noi come Bormio Ghiaccio comunque continuiamo a permettere ai ragazzi di praticare questo sport. Cerchiamo sempre di seguirli e aiutarli per poterlo svolgere nel miglior modo possibile. (Franco Vittadini)