Ha vinto il prestigioso torneo di Indian Wells e, come sempre succede, arrivano i complimenti da addetti ai lavori e colleghi. Uno è particolarmente illustre: è di Rafael Nadal, che in spagnolo e in inglese ha scritto sul suo profilo Twitter un breve messaggio nel quale fa i complimenti “alla mia amica per la grande vittoria”. E poi, entrambe le volte in italiano: “Grandissima e tanti auguri!”. Non c’è che dire, un bell’attestato di stima da parte del numero 1 del ranking ATP. Il quale non può a sua volta dire di essere contento dopo il torneo in California: si presentava difendendo i punti della clamorosa vittoria del 2013 (perchè ottenuta dopo otto mesi di inattività e su una superficie non favoritissima) ma è stato eliminato al terzo turno da Alexandr Dolgopolov, probabilmente palesando ancora qualche leggero problema fisico (agli Australian Open la schiena gli ha impedito di essere davvero competitivo in finale). Per quanto riguarda il tweet alla Pennetta, qualcuno ha già fatto malignamente notare che manca invece, da parte di Rafa, il messaggio di complimenti a Novak Djokovic; magari arriverà più tardi, magari no. Curiosamente invece, appena prima Nadal aveva ricordato il quindicesimo anniversario dell’ascesa di Carlos Moya al numero 1 del mondo: ironico, Moya e Flavia Pennetta che si “ritrovano” su Twitter…

Finisce con il trionfo di Flavia Pennetta il torneo 2014 di Indian Wells. La tennista brindisina batte in finale Agnieszka Radwanska 6-2 6-1 e si porta a casa il decimo titolo della carriera, decisamente il più importante perchè Indian Wells è universalmente riconosciuto come il quinto Slam e negli anni ha soppiantato Miami (che segue nel calendario) come lustro. Non tanto per il milione di dollari riservato al vincitore, quanto per il prestigio che i giocatori gli concedono. Una grande soddisfazione per Flavia: nel maggio del 2013 era fuori dalle prime cento giocatrici al mondo, meditava il ritiro per un polso vicino all’essere in frantumi ed era considerata finita. Nel giro di dieci mesi si è ripresa tutto con gli interessi: dopo la semifinale agli Us Open e i quarti a Melbourne arriva il titolo nel Premier Mandatory, che da domani le darà ufficialmente il numero 12 nel ranking WTA. Era stata 10 a 27 anni: oggi, a 32, questo nuovo traguardo non rappresenterà forse un nuovo inizio, non la farà diventare una vorace dominatrice di Slam, ma è qualcosa che corona una carriera straordinaria. Ora centellinerà gli impegni: punterà a Roma, magari al Roland Garros che resta la più illustre vittoria azzurra (Francesca Schiavone nel 2010), di sicuro sfrutterà al meglio la stagione sulla terra, purtroppo non così lunga come si vorrebbe. Cosa dire della finale? Poco, tanto che è opinione comune che la Pennetta il suo Indian Wells lo abbia vinto in semifinale contro Na Li, o quando si è trovata a fronteggiare la palla dello 0-4 nel terzo set contro Sloane Stephens. Oggi non c’è stata partita: riconosciamo grandi meriti a Flavia perchè è giusto così e perchè, come insegna Serena Williams nelle sue – poche – sconfitte degli ultimi anni, anche una giocatrice infortunata va battuta. Ma la Radwanska si è presentata al microfono del discorso finale in lacrime, sopraffatta dalla frustrazione per aver giocato zoppa la finale più importante della sua carriera. Dopo Wimbledon 2012, ma là c’era Serena e qui invece era favorita. Frustrazione e chissà, un po’ di apprensione per non sapere ancora se sia qualcosa di serio o no. Il suo ginocchio sinistro le ha dato fastidio da subito: si è visto dai primi giochi che la polacca, di solito una giocatrice che salta da una parte all’altra del campo e rimanda tutto di là come un muro di gomma, non era in forma. Si è andati ai vantaggi nei primi quattro giochi, nel quinto Flavia ha fatto il break sfruttando la seconda di tre palle beak consecutive e da lì non si è più guardata indietro, infilando dal 2-2 dieci degli undici game seguenti fino a chiudere con il secondo match point. Ma già all’inizio del secondo set la polacca non si muoveva più: dopo essere salita 1-0 ha chiamato la fisioterapista che le ha applicato un cerotto sul ginocchio, poi un secondo, e poi un terzo nei successivi cambi di campo. Ma quelli non sono dolori che spariscono con una medicazione, e infatti il dolore non è sparito. Fosse stato un primo turno, Aga si sarebbe ritirata, ma come fai a uscire dal campo in una finale di un Mandatory? Tant’è: la storia del tennis insegna che cose così accadono, che è lo sport e che un giorno può capitare alla tua avversaria. “Non ho fatto dormire i miei amici a casa per due settimane” ha detto Flavia Pennetta con un sorriso a trentadue denti: già, speriamo che restino svegli ancora per un po’, perchè adesso Miami. E chissà che anche lì… (Claudio Franceschini)

Inizia tra poco la finale del torneo femminile di Indian Wells 2014, Flavia Pennetta-Agnieszka Radwanska. I pronostici, secondo i dati della Snai, ci fanno intuire qualcosa ma naturalmente non sono tutto: chi ama il tennis sa bene quanto imprevedibile possa essere una partita, anche con rapporti di forze ben definiti. Soprattutto oggi, in un periodo nel quale Flavia sta giocando alla grande e, Serena Williams a parte, non ci sono troppi dislivelli tra migliori 20-30 giocatrici al mondo. Sta tutto nel momento, nello stato di forma, nei dettagli; ad ogni modo, poichè i bookmaker devono svolgere il loro lavoro e c’è chi punta sul risultato finale, ecco di seguito alcune delle quote possibili per la sfida di questa sera. Una chicca: sul suo profilo Twitter Chris Evert, vincitrice di 18 titoli Slam e detentrice della più alta percentuale di vittorie nella storia (sopra il 90%) ha detto che Flavia Pennetta ha ottime possibilità di vittoria. Se siete tifosi scaramantici toccate legno o ferro, se invece oensate che una come la Evert sia sempre e comunque degna di considerazione puntate sulla nostra ragazza… 2,70 1,38 4,25 4,75 3,60 2,10 2-0 4,25 1,14 4,75 1,11 3,60 1,20 2,10 1,57 2,25 1,55 1,75 1,90 

L’appuntamento è per le ore 20: sul campo centrale dell’Indian Wells Tennis Garden, il secondo più capiente al mondo (può contenere fino a 16.000 spettatori) si gioca la finale dell’omonimo torneo, BNP Paribas Open per ragioni di sponsor. Flavia Pennetta-Agnieszka Radwanska, questo l’ultimo atto del torneo WTA Premier Mandatory, cioè la categoria immediatamente inferiore agli Slam. Uno dei due tornei che, pur non essendo un Major, ha una durata di due settimane (l’altro è Miami, che seguirà nel calendario) e che, anche per questo motivo – gli altri riguardano la qualità dell’accoglienza e delle strutture, dal ristorante agli alloggi – viene comunemente chiamato il quinto Slam. Questo dà l’idea di quanto questo torneo che si disputa in California sia cresciuto nel corso degli anni, dopo essere partito come una raccolta fondi in Arizona – a Tucson; ci sono nomi illustri nell’albo d’oro, manca quello di un’italiana perchè Flavia è la prima tennista azzurra a centrare la finale di un Premier Mandatory. Scopriremo dunque chi succederà questa sera a Maria Sharapova: Flavia Pennetta, numero 21 al mondo e testa di serie numero 20 in questo torneo, o Agnieszka Radwanska, rispettivamente numero 3 e 2. I precedenti sono favorevoli alla polacca: 4-2, ma l’ultimo precedente se lo è aggiudicato la brindisina (6-4 6-1) al recente torneo di Dubai. Va detto comunque che la Radwanska non ha iniziato l’anno nel migliore dei modi, conoscendo eliminazioni precoci nei vari impegni affrontati; in più sul cemento di Indian Wells ha vinto il penultimo incrocio con Flavia, un 6-4 6-2 nel secondo turno del 2012. Gli altri precedenti sono tutti sul cemento tranne la semifinale del torneo di Biella, nel 2007: Aga aveva all’epoca 18 anni e si impose al tie break del terzo set. Si prospetta una partita estremamente interessante: entrambe le giocatrici fanno parte di una “vecchia scuola” di tennis, quella di palle lavorate, smorzate e ragionate in luogo di una forza fisica che negli ultimi anni si è fatta preponderante. Da una parte per la Pennetta è un vantaggio, non trovandosi a dover affrontare un fuoco di fila di pallate da fondocampo; dall’altra giocare contro una tennista che rimanda dall’altra parte della rete un colpo diverso dall’altro rischia di mettere sabbia negli ingranaggi, una qualità che è punto forte della polacca (che è anche un muro difensivo) ma anche di Flavia, ed è per questo che i nostalgici del gioco che fu potrebbero particolarmente divertirsi. 

Dicevamo: aspettarsi Flavia Pennetta in una finale di un Premier Mandatory, solo all’inizio dell’anno scorso, sarebbe stato impossibile. Ricorderete come si era chiuso il suo 2012: l’eliminazione al primo turno di Wimbledon per mano di Camila Giorgi, l’operazione al polso, il lento rientro nei tornei sudamericani sulla terra, lontana dai veri riflettori che aveva conosciuto nel 2009, quando era diventata a 27 anni la prima tennista italiana ad entrare nella Top 10 del ranking WTA. Nove titoli in carriera, ma mai nessuno davvero importante; passati i 30 anni e con i problemi fisici, si pensava che la sua parabola fosse arrivata al termine. Non è stato così: qui è emersa tutta la qualità del tennis della brindisina, in un periodo nel quale il dominio di Serena Williams cresceva incontrastato ma dietro di lei non c’erano certezze. Il primo squillo agli Us Open, con una bellissima semifinale (persa nettamente da Victoria Azarenka) dopo che già a Wimbledon aveva raggiunto gli ottavi; poi, all’inizio del 2014, i quarti centrati a Melbourne con l’illustre scalpo di Angelique Kerber. Na Li non aveva avuto pietà (doppio 6-2) ma Flavia si è rifatta con gli interessi a Indian Wells, battendola in due set in semifinale. Prima, la nostra tennista aveva messo in riga le vittorie contro Taylor Townsend, Camila Giorgi (vendicandosi dei Championships di due anni fa) e Sloane Stephens in un quarto drammatico e rimontato da 0-3 e palla dello 0-4 nel terzo set, una partita che ha ricordato da vicino quella che Flavia aveva giocato e vinto contro Simona Halep agli Us Open (qui non la pioggia, ma una tempesta di vento che ha condizionato gran parte del set finale). Agnieszka Radwanska ha avuto se vogliamo un cammino leggermente più difficile: prima si è trovata di fronte due delle tenniste emergenti tenute in maggiore considerazione, cioè Heather Watson (che aveva eliminato Belinda Bencic, diciassettenne ma già trattata da “semi-top”) e Annika Beck, poi ha eliminato Alize Cornet reduce dalla maratona di tre ore e venti minuti contro Carla Suarez Navarro, infine ha fatto fuori Jelena Jankovic e soprattutto non ha concesso alcuna possibilità a Simona Halep, che sembrava inarrestabile nella sua marcia verso il primo titolo in un Premier Mandatory. Finora la carriera della polacca potrebbe essere così riassunta: grande talento, grandi colpi e grande cervello, ma ancora le manca quel quid in più che la porta a vincere i tornei che contano. Ne ha accumulati 13, ma pochi di quelli grossi: Sydney e Tokyo sono i suoi highlights, ma ci sono anche tante delusioni la più cocente delle quali è la semifinale persa a Wimbledon lo scorso anno (nel 2012 vinse un set contro Serena Williams, ma di più non poteva fare). Tra le migliori 4 di uno Slam ci è tornata agli Australian Open di quest’anno, ma è stata sorpresa da Dominika Cibulkova; confermando che nei momenti importanti si perde. Vedremo allora se Flavia Pennetta ne saprà approfittare: la vittoria per lei sarebbe la ciliegina sulla torta su una carriera da protagonista, anche se – bisogna essere realisti – a 32 anni compiuti con tutta probabilità non le spalancherà un futuro da Top 5. Chissà però che la fiducia guadagnata qui non le possa far vivere altri momenti da star; lo stesso vale per la Radwanska, che però di anni ne ha 25 e quindi ha tutta una carriera davanti per arrivare a dominare, specialmente quando Serena Williams sarà definitivamente in pensione. Non resta allora che dare la parola al campo e fare il tifo con la bandiera tricolore in mano: Pennetta-Radwanska, finale del singolare femminile di Indian Wells, sta per cominciare…