Il decimo titolo in carriera (nel singolare) per Flavia Pennetta arriva da Indian Wells: nel torneo WTA Premier Mandatory della California, considerato il quinto Slam per l’importanza che riveste, la brindisina si è sbarazzata in finale della polacca Agnieszka Radwanska, che affrontava la partita da favorita ma è stata sfortunata nell’infortunio al ginocchio sinistro che l’ha condizionata per buona parte del primo set e le ha poi impedito di muoversi regolarmente nel secondo e di vincere solo tre game in tutta la partita (). Ciononostante i meriti di Flavia restano tutti, per il grande torneo che ha disputato e le vittorie ottenute (contro Na Li in semifinale soprattutto, ma anche contro Sloane Stephens recuperando da 0-3 nel terzo set). Con questo successo la Pennetta si ritrova al numero 12 del ranking WTA, diventando la seconda italiana del circuito (Errani numero 10, Vinci 14) e tornando a vedere la Top Ten che aveva raggiunto nel 2009; in più, per la prima volta nella storia abbiamo tre ragazze italiane nelle prime 15 giocatrici al mondo, una bella soddisfazione. Adesso non c’è tempo di riposarsi e pensare alla vittoria: iniziano già le qualificazioni per l’altro Premier Mandatory, quello di Miami Key Biscaine.



Flavia Pennetta ha vinto il torneo di Indian Wells 2014, il primo WTA Premier Mandatory della stagione e anche il più importante. La tennista brindisina ha superato in finale la polacca Agnieszka Radwanska con il punteggio netto di 6-2, 6-1. A onore della numero 2 del mondo va detto che un infortunio al ginocchio sinistro (da valutarne la reale entità) le ha impedito di esprimersi al massimo nel primo set e, nel secondo, l’ha sostanzialmente inchiodata alla riga di fondo senza possibilità di movimenti. Anche così però le partite vanno sempre vinte, e Flavia l’ha fatto senza mai fermarsi, martellando l’avversaria – che era favorita alla vigilia – con un servizio efficace, smorzate e accelerazioni con dritto e rovescio. Alla fine sono 20 i vincenti per la brindisina, contro i 10 della Radwanska; 24 gli errori forzati (contro 29), non pochissimi perchè in certi frangenti la Pennetta ha ragionato troppo e ha sbagliato qualche facile soluzione. La sua è la vittoria più importante in carriera: arriva a 32 anni ed è il decimo titolo WTA, che la porta al numero 12 del ranking WTA (era stata la prima italiana nella Top 10, nell’agosto 2009). Porta a casa un milione di dollari, soprattutto ha un Premier Mandatory in bacheca: non tutte le giocatrici, anche le Top Ten, possono dire di averlo. 



E’ il gran giorno di Flavia Pennetta, ed è il gran giorno del ritorno di Roger Federer. Siamo arrivati alle finali di Indian Wells: il primo ATP Master 1000 e WTA Premier Mandatory della stagione assegna oggi i suoi titoli. In Italia sarà sera: alle ore 20 Flavia Pennetta-Agnieszka Radwanska, mentre non sarà prima delle 22 (con possibilità che si ritardi) Roger Federer-Novak Djokovic. Due appuntamenti, due canali per seguirli: la finale femminile è sulla web-tv tematica SuperTennis, che trovate al 224 del satellite e su differenti canali del digitale terrestre a seconda della regione in cui vi trovate. Se non aveste a disposizione un televisore niente paura: c’è la possibilità di streaming video grazie al sito ufficiale www.supertennis.tv. Per quanto riguarda la finale maschile, l’appuntamento è su Sky Sport 2, canale 202 del satellite; anche qui streaming video grazie a Sky Go, applicazione gratuita riservata agli abbonati. Ricordiamo anche la possibilità di essere aggiornati via Twitter, con gli account ufficiali del circuito ATP (@ATPWorldTour) e WTA (). Dunque ci siamo: ha dovuto arrivare a 32 anni e passare attraverso un’operazione al polso Flavia Pennetta, ma finalmente – dopo 9 titoli – si prende la finale più importante della carriera. Fatte fuori tutte le avversarie, con il capolavoro su Na Li in semifinale, la brindisina è già certa di rientrare tra le prime 15 al mondo e, in caso di vittoria, porterebbe a casa il premio da un milione di dollari. Intendiamoci: Flavia non sarà numero 1 e forse nemmeno Top Five. E’ stata la prima italiana tra le prime dieci, ma il tempo passa per tutti e soprattutto non ci sono forse i margini per fare la scalata. Però, il tennis odierno lascia tanti spazi per emergere; basta essere concentrati e in palla, e tutto può succedere. Ed eccoci qui allora a celebrare una grande finale, il giusto premio per la Pennetta che ha sempre lavorato sodo per tornare quella di un tempo, e lo scorso anno ha iniziato a raccogliere i frutti del suo lavoro. Semifinale agli US Open, quarti in Australia, ora questa finale di un Premier Mandatory; dall’altra parte della rete c’è Aga Radwanska, una abituata a questi traguardi. Titoli a Tokyo, Sydney e Miami, finale a Wimbledon; le è sempre mancato il guizzo finale e tanti iniziano a sospettare che sia la numero uno per arsenale di colpi e tecnica, ma le manchi il killer instinct. I precedenti sono per la polacca, e forse è un bene: Flavia non sentirà la pressione di dover vincere a tutti i costi. L’ultimo peraltro lo ha vinto lei, poche settimane fa: a Dubai, un netto 6-4 6-1. Sui campi di Indian Wells però, edizione 2012, era stata la Radwanska a fare 6-4 6-2. Partono alla pari, mettiamola così: il ranking conta poco, specialmente in ambito femminile. Rischia di contare poco anche nella finale maschile, dove Roger Federer e Novak Djokovic si ritrovano in una finale dopo l’episodio di Dubai, vinto in rimonta dallo svizzero. E’ una grande classica del tennis: 32 precedenti, con Roger avanti di un’incollatura (). Da quando ha iniziato a lavorare con Stefan Edberg il Re non si è più fermato: ha giocato la semifinale agli Australian Open, ha vinto negli Emirati, ora si presenta a questa finale con la possibilità di mettere le mani su un altro titolo importante (qui sarebbe il quinto; ultimo successo nel 2012). E’ una finale “strana”: nessuno dei due ha dovuto giocare contro i big. Federer era dalla parte di Wawrinka, Murray e Rafa Nadal, ma sono stati tutti eliminati prima di incrociarlo; Djokovic aveva Del Potro, ritiratosi prima dell’inizio del torneo. Arrivano dunque a carte coperte, se vogliamo metterla così; in realtà il serbo, che recupera punti su Nadal, ha penato tanto per superare tutti i suoi avversari, concedendo set qua e là anche a carneadi (vedi Alejandro Gonzalez, ma anche Johh Isner nella semifinale di ieri, prima di dominarlo nella terza partita). Più netto il cammino di Federer, che in semifinale si è sbarazzato di Dolgopolov lasciandogli quattro game. Anche qui siamo a 50 e 50: la notizia, e questo al momento ci basta, è che Roger può forse regalarsi gli ultimi colpi di una carriera sensazionale e farlo da top player, anche se magari non tornerà più al numero uno e non vincerà più uno Slam (eppure, mai dire mai). Un bene per il tennis maschile, che rischiava di trasformarsi in un lungo monologo Djokovic-Nadal in attesa che qualcuno esplodesse (non che ci siamo mai annoiati nel vedere una finale tra serbo e spagnolo). (Claudio Franceschini)



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