Indian Wells è finito benissimo per noi italiani, che abbiamo assistito alla grande vittoria di Flavia Pennetta; nemmeno il tempo di mettere insieme i pensieri e riflettere sul fatto, ed ecco che parte un altro torneo. E’ la stagione del tennis: intensa a inizio primavera, perchè c’è ancora un Premier Mandatory a chiamare. Si prende l’aereo e si vola sull’altra costa degli Stati Uniti, a Miami; Sony Open Tennis per ragioni di sponsor, Key Biscaine come lo chiamavano un tempo. Quando aveva il titolo di torneo immediatamente sotto, come importanza, agli Slam; adesso è stato scavalcato da Indian Wells, ma poco importa perchè si tratta pur sempre di un appuntamento tra i più prestigiosi. Lo scorso anno vinsero Andy Murray e Serena Williams; la regina del ranking WTA ha saltato la California, ma in Florida ci sarà per difendere i punti accumulati. I tabelloni sono già stati sorteggiati: stavolta ad avere sfortuna in ambito ATP è stato Novak Djokovic, fresco vincitore a Indian Wells: se aveva avuto strada libera fino alla finale la scorsa settimana (anche per il ritiro di Del Potro) questa volta dalla sua parte trova un rigenerato Roger Federer (che ha comunque appena battuto nell’ultimo atto del primo Master 1000 stagionale) e lo stesso Andy Murray, lontano dalla forma migliore ma pur sempre osso duro. Da questa parte del tabellone c’è anche il nostro Andreas Seppi, più su troviamo invece Fabio Fognini che è stato “assistant coach” di Flavia Pennetta a Indian Wells e, pare, anche qualcosa di più. A proposito di WTA: la brindisina ci sarà, insieme a tutte le altre. Forse anche Nastassja Burnett, che ha vinto il suo primo turno di qualificazioni e affronta il secondo; non Camila Giorgi, che ha perso in tre set (6-7, 6-3, 1-6) dalla kazaka Zarina Diyas, numero 105 WTA. L’ennesima dimostrazione che non bastano i colpi da Top 5 e una manciata di vittorie prestigiose per scalare il ranking e vincere i tornei. Qui ci sono avversarie che ti mangiano, che se ne fregano se hai battuto Maria Sharapova la settimana prima, anzi: proprio perchè hai battuto Maria Sharapova entrano in campo volendo distruggerti. Bisogna essere mentalmente concentrati, sempre:
Ci sta perdere una partita contro giocatori di categoria inferiore, ma Camila è nell’anno dei 23 e deve iniziare a riflettere sulla possibilità di essere allenata da qualche figura esterna, come era accaduto in passato. Salvo che poi papà Sergio aveva scelto di guidarla in prima persona, perchè i vari coach (anche ex di Marat Safin e Carlos Moya, e anche Patrick Muratoglou che oggi guida Serena Williams) avevano in mente per lei dei programmi che a lui non andavano bene (per esempio farla giocare i tornei juniores). Con il rispetto delle scelte (ognuno fa quel che ritiene giusto, dopo tutto) va anche precisato che se vuoi esplodere nel mondo del tennis e ti accorgi di non riuscire a farlo nonostante il potenziale beh, forse qualcosa di sbagliato esiste. A meno che per Camila Giorgi non sia dato di seguire la parabola che sembrano percorrere le nostre azzurre della racchetta: si vivacchia fino ai 25 anni, poi si esplode e si vola verso l’alto, si vince qualche torneo di prestigio, poi si declina per poi – Pennetta docet – tornare ad assaporare qualche gioia. Sarà così anche per l’italo-argentina?
(Claudio Franceschini)