Ora partiranno i gossip e le indiscrezioni: chi ha davvero deciso di dire basta? La notizia ufficiale, come si legge dal sito del tennista scozzese, è che Andy Murray e il suo (ormai ex) coach Ivan Lendl hanno scelto di comune accordo di interrompere il loro rapporto. “Lavorare con Andy negli ultimi due anni è stata una fantastica esperienza, sarò sempre un suo tifoso e gli auguro tutti i migliori successi” ha detto l’ex campione cecoslovacco, aggiungendo che “avendolo aiutato a raggiungere il suo obiettivo di vincere Slam sento che è arrivato il momento di fare altro”. Dall’altra parte ci sono anche le parole di Murray, che si dice “eternamente grato a Ivan, questi due anni sono al momento il periodo più vincente della mia carriera. Come team abbiamo imparato molto e questo mi sarà di aiuto in futuro. Mi prenderò del tempo con loro per decidere i prossimi passi”. Insomma: pare che a voler chiudere tutto sia stato Lendl, ma vallo a sapere. Quel che è certo è i risultati sono sotto gli occhi di tutti: dal 2012 Andy Murray ha vinto gli Us Open e Wimbledon, primo britannico a riuscirci dopo 77 anni; ha portato a casa l’oro olimpico sullo stesso campo centrale dell’All England Lawn, ha giocato la finale degli Australian Open 2013, vinto il Master 1000 di Miami ed è tornato al numero 2 del ranking ATP. Soprattutto, ha finalmente dato l’impressione di poter competere ad armi pari con i big della sua epoca, strappando loro titoli. Un infortunio alla schiena nella seconda parte dell’anno appena trascorsa lo ha costretto a operarsi, saltare gli Us Open e rientrare molto a rilento (a Indian Wells ha fatto molta fatica ed è stato eliminato agli ottavi da Milos Raonic). Stando a quanto detto da Lendl, allenare al momento non gli interessa: vuole dedicarsi maggiormente al tennis giocato, negli eventi e nel circuito senior. Un vero peccato: vedere la felicità sul volto di Ivan, lui sempre così restio ai sorrisi, nel momento in cui Murray vinceva Wimbledon è stato impagabile. Andy lo aveva omaggiato all’epoca: “Ci hai provato così tante volte quando giocavi, questo ti ripaga di tutti gli sforzi”. E lui era commosso sotto gli occhiali da sole. E’ sempre interessante vedere un grande campione del passato che si trova dall’altra parte della barricata, e in particolare in questo periodo stiamo assistendo a un clamoroso ritorno di eroi leggendari…

… degli anni Ottanta e Novanta, un’epoca decisamente florida per il tennis maschile. Michael Chang allena Kei Nishikori, soprattutto Boris Becker ha affiancato lo staff di Novak Djokovic e i servigi di Stefan Edberg sono stati richiesti nientemeno che da Roger Federer (e ricordiamoci dei due mesi in cui Jimmy Connors ha lavorato con Maria Sharapova). Sai che duelli nei rispettivi angoli? Una volta si facevano la guerra in campo e contavano gli Slam vinti (includendo Lendl, questi quattro ne hanno 21 in totale) e adesso avrebbero potuto farlo come coach. Ma Lendl si è chiamato fuori, e che dispiacere, proprio nel momento in cui si mormora che anche il grande John McEnroe potrebbe tornare in pista e insegnare qualche trucchetto del passato. Ora Murray è a un delicato bivio della sua carriera: il cambio di allenatore non è mai un processo graduale e immediato, ci vuole del tempo per assorbire eventuali modifiche al suo gioco e alle sue abitudini. Per quel discorso del ritorno degli eroi di un tempo, non disperiamo: tra Becker ed Edberg ci sono già state due finali nel 2014, dovesse arrivare qualcun altro (magari Pete Sampras) sai che spettacolo?

(Claudio Franceschini)