Alla fine la decisione è dolorosa: Carles Puyol lascia il Barcellona. Aveva un contratto fino al 2016, ha deciso di rinunciarvi: sarà rescissione, alla ricerca di nuove avventure. Al Camp Nou questo momento lo avevano già vissuto nel 2012: Pep Guardiola, in una conferenza stampa commovente alla presenza del gruppo catalano della squadra, aveva sancito il suo addio a fine stagione, ponendo fine a un irripetibile ciclo e alla sua lunghissima militanza blaugrana. Quello che ha fatto oggi Puyol, arrivato al Barcellona dal Pobla de Segur. Faceva il portiere, poi l’attaccante perchè si era infortunato alla spalla; a 17 anni, nella Masia, diventa prima un centrocampista difensivo e poi un terzino destro, quando passa sotto le cure di Juande Ramos. L’esordio in prima squadra arriva nel 1999: è Louis Van Gaal che lo lancia tra i professionisti e lo rende un insostituibile. Passano gli allenatori: Serra Ferrer, Rexach, ancora Van Gaal, gli interregni di De La Cruz e Radomir Antic. Il Barcellona perde competitività, ma sta formando la nuova guardia, quella guidata da Xavi e Andres Iniesta. E Puyol, che nel frattempo si è trasformato in difensore centrale ed è diventato uno dei più implacabili marcatori di Spagna, e non solo. Arriva Frank Rijkaard: Charlie, come lo chiamano tutti, è il capitano della squadra dopo l’addio di Luis Enrique e solleva al cielo di Parigi la Champions League, poi la seconda a Roma. Sempre da capitano. Nel 2011 potrebbe fare tris: in una stagione costellata da infortuni Guardiola decide di dargli la gioia del campo a pochi minuti dal termine della finale-bis contro il Manchester United. Ma lui fa di meglio: rinuncia alla foto da poster per lasciare il proscenio a Eric Abidal, appena rientrato a tempo di record dall’operazione per l’asportazione di un tumore. Nel mezzo ci infila sei campionati, sei Supercoppe nazionali, due Coppe del Re, due Supercoppe Europee, due Mondiali per Club, più Europeo e Mondiale con la nazionale spagnola; segna poco o niente, ma quando lo fa sono marcature pesanti: il gol del momentaneo 2-1 (con bacio alla fascia di capitano “catalana”) al Bernabeu, nel celebre 6-2 al Real Madrid del maggio 2009. Oppure la zuccata con cui affonda la Germania nella semifinale mondiale del 2010. Al momento in cui scriviamo ha messo insieme 593 partite e 18 gol con la maglia del Barcellona: è secondo ogni epoca, dietro al compagno di mille avventure Xavi. Con il quale, una volta che avrà toccato le 600 presenze (siamo certi che il club gli regalerà questo traguardo) potrebbe volare negli Stati Uniti. “Non so ancora cosa farò a giugno” ha detto in conferenza stampa: non lo sa davvero, ma è chiaro che una bandiera come lui non potrebbe giocare in un’altra squadra della Liga. Dovunque andrà, lo farà con la solita devozione, quella che ha fatto dire a un suo compagno di squadra rimasto anonimo: “E’ un rompiscatole, ed è esattamente quello che si serve”. A Barcellona si spezza il cuore un’altra volta: dopo Guardiola Puyol, insieme a Puyol Xavi e Victor Valdes. In Catalogna sono sempre ripartiti: giocatori forti, o anche fortissimi, li hanno visti andar via più di una volta. Le bandiere, quelle, un po’ meno. Perchè sono merce sempre più rara. (Claudio Franceschini)



Giornata di grandi cambiamenti a Barcellona: Carles Puyol comparirà tra poco in una conferenza stampa – indetta da lui – per chiarire quale sarà il suo futuro. Le strade percorribili sembrano al momento essere tre: giunto a quasi 36 anni, il difensore centrale catalano potrebbe decidere di continuare in blaugrana fino al ritiro, potrebbe invece sancire l’addio a fine stagione (le ultime notizie lo davano sempre più vicino alla Major League Soccer) oppure potrebbe annunciare il ritiro. Un’ipotesi non campata per aria: nelle ultime stagioni Puyol, autentica bandiera del Barcellona (593 partite in prima squadra a a partire dal 1999) ha giocato decisamente poco a causa dei continui acciacchi che lo hanno frenato. Il suo posto è stato progressivamente occupato da Javier Mascherano e, ultimamente, anche Marc Bartra; chiaro che un giocatore come lui, che ha fatto la storia del club e ha vinto tutto da protagonista, possa non sentire più lo stimolo di continuare se non al 100%. Ma potrebbe anche prevalere la voglia di calcio: trovandosi chiuso al Barcellona, non è certo da scartare l’idea di un trasferimento, fermo restando che qualunque soluzione all’interno della Spagna gli sarebbe preclusa e che, non avendo un forte obiettivo da perseguire (come Raul, che ha lasciato il Real Madrid per tentare il record di gol in Champions League), nemmeno l’Europa sembra essere un orizzonte fattibile. Il prossimo anno potremmo vedere Puyol negli Stati Uniti insieme a Xavi, un altro che lascerà il Barcellona a fine stagione; a meno che il difensore, che peraltro domenica sera ha realizzato il primo gol in campionato in questa stagione (contro l’Almeria), non consideri l’ipotesi di proseguire fino a 40 anni con questa maglia. quella che è sempre stata la sua prima opzione e che probabilmente, se non fossero arrivati gli infortuni, non avrebbe mai messo in dubbio. Dopotutto potrebbe vincere una quarta Champions League, pur se non sarebbe un primato (Francisco Gento, con 6, è ben lontano); scopriremo comunque tra poco quello che Carles Puyol comunicherà. Possibilità che arrivi in Italia? Poche, come detto: il Milan lo aveva cercato tempo fa e lui non ha mai nascosto la sua simpatia per i rossoneri, ma ora i tempi non sembrano più essere maturi. Non sarebbe lui, infatti, il giocatore di cui Clarence Seedorf avrebbe bisogno per ripartire alla grande la prossima stagione. Una cosa è certa: tra lui, Xavi e Victor Valdes, a Barcellona stanno assistendo alla fine di un’epoca. Una grande epoca.

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