Sul fatto che sia il miglior allenatore del mondo dal punto di vista strettamente tecnico, si può essere d’accordo oppure no. Ma di certo José Mourinho è speciale – anzi, è lo Special One – dal punto di vista umano, per come sa formare un gruppo di persone pronte anche “a morire per lui”, come disse un certo Zlatan Ibrahimovic, che pure rimase con l’allenatore portoghese per un solo anno. A confermare adesso quanto sia forte il legame che Mou sa creare con i suoi pupilli, arriva un libro scritto dai due giornalisti portoghesi Nuno Luz e Luis Miguel Pereira, dal titolo Mourinho – Happy Special (The Secrets Behind His Success), che vuole appunto svelare “i segreti dietro al suo successo” (come recita il sottotitolo) soprattutto tramite le testimonianze dei suoi collaboratori e dei suoi giocatori, di oggi o del passato. Parole a dir poco speciali sono quelle del suo storico collaboratore Rui Faria: “La scienza ora permette la clonazione, ma clonare lui è impossibile, perché al di là del fattore biologico, possiede un’esperienza che si è costruito nel tempo e che lo rende differente da tutti gli altri e quindi impossibile da copiare”. Troppo di parte? E allora leggetevi il commento di un illustre collega e rivale come Alex Ferguson: “Quando guardo José, mi identifico in molti dei suoi atteggiamenti. Non si possono nascondere le emozioni perché fanno parte del carattere e quello non lo puoi cambiare solo per una partita di calcio”. Ma il pezzo forte sono le parole dei suoi ragazzi. Alcune delle più belle – e non poteva essere altrimenti – arrivano dai protagonisti dei suoi due leggendari anni all’Inter. Si sapeva già che un rapporto specialissimo fu quello con Marco Materazzi, sublimato dall’addio nell’indimenticabile notte del 22 maggio 2010, e il diretto interessato adesso spiega perché José è così… Special: “E’ uno pronto a morire per i suoi giocatori e non mi riferisco solo ai titolari ma anche, come nel mio caso, alle riserve”. Un aneddoto curioso è quello ricordato da Dejan Stankovic: “Dopo il primo scudetto, vinto a tre giornate dalla fine, venne da me e mi disse di andarmene a Dubai con mia moglie per una settimana: ‘Hai lavorato tanto per me e per la squadra e ti meriti sette giorni di riposo’”, mentre Wesley Sneijder ricorda il suo immediato debutto nel derby vinto per 4-0 il 29 agosto 2009, quando giocò senza nemmeno essersi prima allenato con i nuovi compagni di squadra: “Mourinho avrà sempre un posto speciale nel mio cuore e nella mia carriera e cominciò tutto con un ‘domani giochi, ho fiducia in te’”. Non poteva mancare il capitano Javier Zanetti:



“Aspettavo da 15 anni di sollevare la Champions come capitano e quella sera abbiamo pianto e ci siamo abbracciati perché eravamo diventati anche buoni amici e sapevo già che stava andando a Madrid”. A proposito di Madrid, va detto che tante belle parole arrivano anche dai giocatori del Real, che pure non è stata la tappa migliore della carriera di Mourinho. Per tutti, citiamo Cristiano Ronaldo: “Studia gli avversari meglio di qualunque altro allenatore e conosce i punti forti e i punti deboli di ogni giocatore di ogni squadra”. Ma naturalmente l’amore per l’uomo di Setubal, oltre che dall’Inter, può arrivare soprattutto dal Chelsea e dal Porto. Toccanti le parole del capitano dei Blues John Terry: “Tutti noi, e non parlo solo dei giocatori, ma di tutta la gente che lavora al Chelsea, abbiamo José nel cuore”, e dal lontano passato lusitano – che gli diede la Champions del 2004 – ecco le parole di Maniche (“gli piace partecipare ad ogni aspetto della squadra e controllare ogni cosa”) e Deco (“malgrado sia il numero uno al mondo, continua a lavorare più di tutti gli altri”).

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