Ci è voluto un giorno, anche meno, prima che il gesto di protesta di Dani Alves contro gli insulti razzisti ricevuti a Villarreal diventassero una moda virale. Il web oggi è così: un grande canale di comunicazione. Centinaia, migliaia di foto; di personaggi privati, ma anche e soprattutto pubblici. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Commissario Tecnico della Nazionale Cesare Prandelli; l’Inter (Kuzmanovic, Guarin, Zanetti, Ranocchia, Nagatomo e il team manager Ivan Cordoba); la Juventus (Tevez, Asamoah, Pogba e Osvaldo) e molti altri ancora, tutti intenti a mangiare una banana. Il fatto lo conoscete oramai: Dani Alves si appresta a battere un calcio d’angolo tra i fischi e i buu razzisti dei tifosi del Villarreal. Vede una banana a terra: la prende e ne mangia un pezzo. Il tifoso autore del lancio di banana è stato individuato e bandito a vita dal Madrigal; e nel frattempo la rete impazziva per il gesto del brasiliano e lo replicava, a partire dal compagno nel Barcellona e nel Brasile Neymar, che si faceva immortalare con una banana in mano e il figlio (con banana-pupazzo) al fianco. Ma attenzione: oggi sono emersi, riportati da La Gazzetta dello Sport e non solo, sospetti circa la veridicità del fatto. Ovvero: stando alle indiscrezioni sembra che il morso alla banana non sia stato del tutto istintivo e “reazionario”, e che invece faccia parte di un’operazione di marketing pensata e ideata da chi segue l’immagine di Neymar. Si dice che la foto postata dal calciatore, accompagnata dall’hashtag #somostodosmacacos, ovvero “siamo tutti scimmie” – ripreso da tutti e in tutte le lingue del mondo – sia vecchia di due settimana e fosse dunque già pronta per l’uso; così come una maglietta che riproduce una banana e l’hashtag di cui sopra, che un amico del numero 11 del Barcellona pare tenesse pronta da un paio di settimane, mettendola in vendita per 25 dollari. Dani Alves ha negato ogni cosa, sostenendo che la sua reazione sia stata spontanea pur se con Neymar aveva affrontato la questione razzismo (“ma non pensavamo potessero arrivare a tirarci una banana”); ad ogni modo resta vera e spontanea l’ondata di selfie (altra moda del momento) e fotografie di solidarietà nei confronti del giocatore del Barcellona.



Ha trovato un modo molto simpatico, “politically correct” e soprattutto efficace per rispondere agli insulti razzisti di cui è stato vittima. Non la prima volta che accade, e non sarà l’ultima: a volte se ne parla di più, a volte di meno, ma le discriminazioni di carattere razziale sono ben lungi dall’essere un fenomeno che sta abbandonando gli stadi. Da Samuel Eto’o che quando giocava nel Barcellona voleva abbandonare il campo, fu convinto a rimanere e segnò poco dopo, a Marco André Zoro che minacciò di andarsene durante un Messina-Inter fino a Kevin Prince Boateng che scagliò il pallone in tribuna contro i tifosi della Pro Patria e di fatto sospese l’amichevole di Busto Arsizio; fino ad arrivare alle recenti norme sulla discriminazione territoriale che hanno creato scalpore soprattutto in termini negativi, perchè non spostano il problema. Ieri sera, durante Villarreal-Barcellona allo stadio Madrigal (35^ giornata della Liga), Dani Alves ha trovato un modo che magari non cancellerà il fenomeno dall’oggi al domani, ma di certo è stato divertente e ha chiuso la questione in pochi attimi: alla bandierina per battere un calcio d’angolo (i blaugrana erano sotto 2-1 in quel momento), il laterale brasiliano ha notato una banana a terra, lanciatagli contro dai tifosi del Submarino Amarillo. L’ha raccolta e l’ha mangiata, poi ha battuto il calcio d’angolo. Per la cronaca, il Barcellona ha anche rimontato da 0-2 a 3-2, con due autoreti e il gol di Leo Messi (ll ventisettesimo in campionato) a sette minuti dalla fine; ed è rimasto in corsa per la Liga, pur se l’impresa è disperata. Forse da lassù è arrivato l’aiuto di Tito Vilanova…



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