Alla fine la condanna è arrivata: Donald Sterling è stato bandito a vita dalle partite della NBA, e non potrà più rimettere piede in un palazzetto. Si chiude dunque così la vicenda che ha tenuto banco negli Stati Uniti negli ultimi giorni: le dichiarazioni del patron dei Los Angeles Clippers nelle quali ha rimproverato la fidanzata di essersi fatta fotografare con Magic Johnson, cioè un nero. “Devi proprio farti vedere con loro?” aveva detto Sterling, caduto non per la prima volta in episodi di razzismo. Adam Silver, commissioner della NBA dallo scorso febbraio, ha detto oggi, nel corso della conferenza stampa, che a seguito delle indagini svolte si è riusciti a stabilire che la voce al telefono fosse proprio quella del proprietario dei Clippers; dunque la sentenza, con condanna a pagare una multa di 2,5 miioni di dollari e in più il bando a vita da tutte le partite. Una punizione severissima, non c’è che dire; resta da stabilire perchè il telefono di Donald Sterling fosse controllato. Questo nessuno se lo è chiesto, ma tant’è.
Povero Donald Sterling: prima la derisione per i risultati della sua squadra, adesso le accuse di tutti gli Stati Uniti (compresa la squadra della quale è proprietario) per le presunte frasi razziste. Rivolte alla fidanzata al telefono e tutte da verificare nella loro paternità; ma intanto sono lì, e hanno già fatto scalpore. Sterling, un ex procuratore e magnate americano, è al momento il proprietario di una franchigia NBA più longevo: nel 1981 acquistò i San Diego Clippers per 12,5 milioni di dollari, e tre anni più tardi li spostò a Los Angeles. Doveva e poteva essere una mossa vincente, ma la fama “oscurante” dei Lakers, scelte sbagliate e il poco interesse nei confronti della squadra hanno reso nel tempo i Velieri una delle barzellette della lega professionistica di pallacanestro. Fino al 2011 le stagioni con un record vincente erano state appena due; poi l’arrivo di Blake Griffin come prima scelta assoluta del draft (scelto nel 2009, ma saltò per intero la prima stagione), e lo scambio che portava in squadra Chris Paul. Da allora i Clippers non sono più la seconda squadra di Los Angeles: anzi, grazie alla crisi strutturale dei cugini gialloviola hanno la leadership della città. Peccato che adesso che potrebbe arrivare la gloria l’ottantenne Sterling sia nei guai per altri motivi: già nel 2009 aveva confidato all’allora General Manager, Elgin Baylor, che avrebbe voluto “un uomo bianco del Sud per allenare questi poveri negri”. Una frase che era seguita a una multa che aveva dovuto pagare per aver espresso il suo disappunto nell’avere inquilini ispanici e afro-americani nei suoi condomini. Ebbene, Donald ci è ricascato: pare, e la parola è d’obbligo perchè certezze al momento non ce ne sono, che nel corso di una telefonata abbia fatto la paternale alla sua compagna (V. Stiviano, che peraltro è afroamericana e ispanica) per essersi fatta fotografare con Magic Johnson, che non ha bisogno di presentazioni. “In privato puoi fare quello che vuoi” ha accusato Sterling “puoi dargli da mangiare o andarci a letto, ma non portarlo alle mie partite. Devi proprio farti vedere in giro con i neri?”. Apriti cielo. In America, dove la questione razziale può essere ancora un tasto molto dolente, le accuse pubbliche sono già partite. Snoop Dogg, famoso rapper e produttore discografico, non aveva certo in mente la rivalità tra i Clippers e i suoi amati Lakers quando ha registrato un video non riproducibile dicendo la sua; Barack Obama ha fatto sapere che “non penso che le sue frasi necessitino di interpretazioni”, Michael Jordan si è detto “disgustato” e LeBron James senza mezzi termini ha affermato che “non c’è spazio per gente simile nella NBA”. L’unico che abbia mostrato una minima compassione, sotto forma di beneficio del dubbio, è stato Adam Silver, il Commissioner della Lega che lo scorso febbraio ha ereditato il timone dalle mani di David Stern e si trova a dover dirimere la prima questione pesante del suol mandato:
“Dobbiamo appurare l’autenticità delle dichiarazioni” ha detto, aggiungendo che l’indagine sarà molto breve. Già, perchè pare che nessuno abbia davvero sentito Sterling pronunciare quelle frasi: la soffiata è arrivata al sito gossip Tmz, che chiaramente ci ha messo poco a pubblicare lo scoop. Ma intanto Donald Sterling è nell’occhio del ciclone: persino i Los Angeles Clippers, la sua squadra, si è schierata contro di lui. Facile capire il perchè: a parte due giocatori (JJ Redick e Hedo Turkoglu) tutto il roster è di origine afroamericana, Doc Rivers (l’allenatore) compreso. E così prima di gara-4 del primo turno di playoff contro i Golden State Warriors i suoi ragazzi, che avevano anche pensato di boicottare il patron non giocando, hanno abbandonato le tute con il logo della squadra a centrocampo e si sono allenati in vestiti “anonimi”. “Non permetteremo a Donald di ostacolare il nostro sogno di vincere il titolo”. Parole di Doc Rivers, cui Sterling paga lo stipendio. La situazione non è facile: i Clippers hanno sentito il momento e sono andati nettamente sotto a Oakland (), facendosi raggiungere sul 2-2 (ma ancora con il vantaggio del fattore campo). Come andrà a finire, possiamo solo aspettare di capirlo.
(Claudio Franceschini)