Oggi il Belgio intero si fermerà per seguire il Giro delle Fiandre, prima grande ‘classica del Nord’ in un mese di aprile che come sempre riserverà grandi emozioni agli appassionati di ciclismo. Questa è una corsa speciale, sia per l’atmosfera che la circonda, con milioni di persone sulle strade a fare il tifo, sia per le condizioni atmosferiche spesso difficili, sia per un tracciato ostico, caratterizzato dai celebri Muri, salite brevi ma con pendenze spesso micidiali che caratterizzano questa regione del Belgio. Il Fiandre è corsa per uomini veri, potremmo dire per i combattenti del ciclismo. Il grande favorito per questa edizione numero 98 sarà lo svizzero Fabian Cancellara, vincitore della scorsa edizione e anche nel 2010 e già in forma nelle ultime settimane, come dimostra il secondo posto a Sanremo. Suoi avversari più ostici potrebbero essere Tom Boonen, che vanta ben tre successi in questa corsa (l’ultimo nel 2012), Philippe Gilbert e Peter Sagan, a cui serve una vittoria in una ‘classica monumento’ per fare il definitivo salto di qualità. Per presentare la classica dei muri abbiamo sentito Michele Bartoli, vincitore nel 1996. Eccolo in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.



Come vede questo Giro delle Fiandre? Una gara sempre molto interessante e speciale, la più bella di tutte le classiche!
Cancellara è il favorito numero uno? Sì, sarà lui il favorito numero uno, lo svizzero è il corridore che può fare la differenza al Fiandre. Se la fortuna non gli volta le spalle potrebbe essere lui il vincitore di questa corsa.
Saranno Sagan e Gilbert i suoi rivali più agguerriti? Direi proprio di sì, dovrebbero essere loro gli avversari più ostici per Cancellara, quelli in grado di metterlo maggiormente in difficoltà.
Quali saranno gli altri possibili vincitori? Boonen, Terpstra e i corridori della Lotto e della Bmc, che potranno fare ottime cose.
Quali saranno le possibilità dei corridori italiani? Bennati potrebbe fare bene, mentre non credo molto in Pozzato. Se vuoi andare forte al Fiandre devi prima metterti in evidenza nelle gare che precedono questa classica.
Come si corre questa corsa? I Muri finali sono importanti, possono essere decisivi, ma bisogna cercare sempre di stare in testa, altrimenti corri il rischio di non poter arrivare tra i primi. C’è il vento che a differenza della Milano-Sanremo può essere decisivo, specie nei tratti di strada più stretti.
Quanto conteranno quindi le condizioni atmosferiche?

Tanto. Potranno modificare l’ordine d’arrivo: da queste parti c’è spesso pioggia, brutto tempo, sono condizioni atmosferiche che possono cambiare la corsa e ne influenzano l’andamento. Bisogna essere abituati a correre a queste latitudini.
Qual è il fascino del Fiandre? E’ una corsa speciale, in Belgio per giorni interi non si parla d’altro, è la classica che si sente più, l’avvenimento sportivo dell’anno intero. Durante la gara c’è tanto pubblico che incita i corridori, che segue il Giro delle Fiandre in modo molto caloroso. E’ una vera festa del ciclismo e di un’intera nazione.
Il Belgio è davvero la patria del ciclismo… Sì, c’è grande cultura per questo sport, i ragazzi vanno in bicicletta, vengono seguiti e possono diventare campioni, soprattutto in questa parte del Belgio, le Fiandre, più che in Vallonia. Il ciclismo qui ha una popolarità incredibile…
E sono nati campioni che hanno fatto la leggenda del ciclismo, da Eddy Merckx e Roger De Vlaeminck… Merckx lo conoscono tutti, con Coppi è stato sicuramente il più grande ciclista di sempre. De Vlaemick è stato un corridore straordinario, il re delle classiche, del pavè.
Lei ha vinto il Fiandre nel 1996, cosa ricorda ancora di quel successo? La cosa più bella è quello che provo ancora adesso, un ricordo che non ho cancellato, qualcosa che porterò per sempre nel mio cuore! (Franco Vittadini)

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