Massimo Giacomini è ex giocatore di squadre come Udinese, Lazio e Genoa ma soprattutto allenatore dei friulani in quella che viene ricordata come la gloriosa cavalcata dei bianconeri dalla serie C alla serie A. Ha allenato anche il Milan l’anno della retrocessione per lo scandalo scommesse vincendo il campionato di B ’80-’81 ottenendo così l’immediata promozione per i rossoneri. È stato a guida del Settore Giovanile e Scolastico della FIGC dal 2007 al 2010, adesso collabora con Udinese Channel come commentatore tecnico essendo ancora grande appassionato dei colori bianconeri. In esclusiva a IlSussidiario.net ha rilasciato qualche commento sulla stagione dei friulani e sul possibile futuro di Antonio Di Natale.
Mr. Giacomini, un bilancio dell’anno dell’Udinese? Rispetto agli altri anni, il quarto di Guidolin è stato un anno in tono minore, un anno in cui la squadra non ha trovato continuità di rendimento. Sembrava, a metà campionato con delle ottime prestazioni contro Fiorentina Juventus e Napoli, che avesse ritrovato la strada invece si è persa soprattutto in trasferta ma anche in casa che era un fortino imbattibile. Sta di fatto che non ha mai rischiato la zona retrocessione, ha avuto diciamo una annata altalenante però si è salvata comodamente.
Si poteva fare meglio? Si poteva far meglio arrivando sulla cinquantina di punti, ma questa squadra evidentemente non trova più le motivazioni che aveva gli anni precedenti. Possiamo dire che è un paradosso: nell’anno in cui era stato cambiato solo un giocatore, Benatia, l’Udinese è andata peggio di quando invece cambiava 3, 4, 5 giocatori che poi si amalgamavano. Evidentemente l’ingresso di queste novità motivavano tutti perché c’era una concorrenza più elevata in allenamento e che forse quest’anno non c’è stata.
Che fare in estate per sistemare le cose? Credo che quest’anno bisognerà cambiare 4 o 5 giocatori per dare nuovi stimoli nel gruppo perché quando un allenatore, che ha un suo stile, dopo 4 anni questo allenamento crea un adattamento e quindi la prestazione tende a scendere e creare le motivazioni diventa sempre più difficile perché i giocatori non riescono più a interpretare come novità le parole di preparazione alla partita. Abbiamo visto ad esempio stasera (ieri, ndr) come alla fine cambiando il modulo c’è stato un po’ un risveglio su certe situazioni.
Fiducia quindi nella società? Sì. D’altra parte la dirigenza dell’Udinese è molto preparata per fare questo per rimotivare tutto il gruppo, sia coloro che rimarranno ma soprattutto anche il tecnico, che io credo rimarrà, che deve trovare qualche soluzione per l’anno prossimo, ha già trovato diversi moduli alternativi che si possono modificare. Io credo che a partire da una base che è la difesa a 4 si possano sviluppare diversi tipi di gioco motivando così quelli che sono rimasti ed inserendo coloro che arriveranno.
Si può parlare in particolare di un centrocampo un po’ sottotono quest’anno? Sottotono quest’anno e anche in questa partita, perché i due difensori centrali, che erano novità questa sera sia all’inizio che dopo, quando si è dovuto fare il cambio, non sono stati assolutamente protetti. La difesa a quattro se non c’è un centrocampo che fa da filtro i due difensori centrali sono soggetti ad errori di disordine tattico. È accaduto in quattro occasioni dove due sono state sfruttate e due sono state sventate dalla difesa friulana. Quest’oggi purtroppo non c’è stato quasi mai schermo difensivo davanti alla difesa e direi che in fondo questa non si è comportata male perché essendo inedita qualcosa di buono l’ha fatto.
Un altro discorso potrebbe essere fatto circa il fuorigioco… Io guardo la statistica: la squadra avversaria quasi mai va in fuorigioco. L’Udinese quest’oggi con Di Natale è andato tre volte in fuorigioco, la difesa avversaria si alzava, il nostro attaccante ritardava oppure rientrava ma cercando la palla scattava il fuorigioco. La Sampdoria non è mai andata in fuorigioco pur avendo un attaccante Okaka che giocava molto alto in mezzo ai nostri difensori. Anche nel primo gol su calcio d’angolo: 



Rinvio della difesa fuori area tutti sono rimasti sui 6 metri dalla porta, viene rimessa la palla in mezzo, Okaka sovrasta tutti e segna. Una volta rinviata la palla, se la squadra fosse uscita arrivando sul dischetto del rigore sicuramente sarebbero rimasti un paio di giocatori della Sampdoria in fuorigioco. Ad essere onesti quest’anno non ho mai visto fare un’azione del genere, tendiamo sembra tornare indietro e mai a scalare in avanti.
Un Di Natale che giochi più indietro come lo vede? È un discorso che si può pensare, perché Di Natale potrebbe giocare un tempo facendo la punta ed un altro tempo più indietro. Si possono alternare le cose in maniera che chi lo supporta sia d’accordo, un esempio possono essere Immobile e Cerci, il secondo è il giocatore più tecnico, il primo di gran movimento e i due si sono assolutamente trovati e io credo che il capitano possa partire da dietro. Totò ha il piede per mettere in porta chiunque, poi se tira dai venti metri sono dolori, non solo da fermo ma anche in velocità. Lui non ha bisogno di stare vicino alla porta, perché poi ci arriva da dietro. 
In più è piccolino… Non ha la statura di Okaka, il colpo di testa o il fisico da reggere contro la difesa avversaria; quindi può partire da dietro e dialogare con chi lo sostiene in attacco. Oggi (ieri, ndr) ha segnato tre gol perché è stato sorretto da molti compagni, specie nel primo tempo quando abbiamo giocato con più disciplina tattica ed avevamo molti più spazi, a differenza del secondo tempo quando nonostante vincessimo 2-1 abbiamo preso due gol in contropiede. 



(Giovanni Bellina)

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