“Non ho sparato io”. Daniele De Santis, detto “Gastone”, è l’ultras della Roma accusato di tentato omicidio di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli colpito da un proiettile sabato sera a Roma, nella zona di Tor di Quinto, prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli. Si è difeso così, dicendo subito di non essere colpevole; lui pure è stato trovato a terra privo di sensi e con ferite alla testa. Gli investigatori però hanno un’altra versione dei fatti: la Scientifica ha fatto i suoi rilievi e pare proprio che il colpevole possa essere De Santis. Per averne la certezza bisognerà attendere qualche giorno, quando arriverà l’esito dell’esame del guanto di paraffina. La Digos intanto ha inviato alla procura di Roma un’informativa – che consta di circa venti pagine – nella quale alcuni testimoni riferiscono di aver visto Daniele De Santis sparare contro gli ultras del Napoli che lo stavano aggredendo; sarebbe stato lui, e solo lui, a esplodere i colpi. Restano comunque da chiarire altre circostanze, per esempio se davvero sia stato “Gastone” a iniziare l’assalto o se abbia agito per difesa.
“Ho già perdonato nel mio cuore, ma non riesco a capire quello che ha fatto. E’ una mostruosità”. La madre di Ciro Esposito, Antonella Leadri, parla così all’Ansa. Ciro Esposito è il tifoso del Napoli che ieri sera è stato gravemente ferito nel corso degli scontri avvenuti a Tor di Quinto nelle ore precedenti la partita Fiorentina-Napoli, finale di Coppa Italia. Per la sparatoria Daniele De Santis, ultras romanista ben noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato per tentato omicidio (dopo essere stato a sua volta aggredito e ferito); ed è a lui che si rivolge la madre di Esposito. “Come mamma voglio dire che non bisogna usare la violenza, mai: mio figlio ama la vita e lo sport, non è andato lì per essere ucciso. Non doveva succedere: è una follia”. Le indagini sono ancora in corso: bisogna capire cosa effettivamente sia accaduto nei pressi del vivaio dove è avvenuta la sparatoria.
Secondo le prime ricostruzioni della questura, l’episodio occorso ieri nei pressi di un vivaio a Tor di Quinto sarebbe scollegato dagli scontri tra i tifosi che hanno invece avuto luogo per le vie della città, appendice triste e violenta della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli che si è giocata ieri sera a Roma (vinta dai partenopei per 3-1). La partita è iniziata con tre quarti d’ora di ritardo: i tifosi del Napoli hanno anche ottenuto dai “colleghi” viola che venissero rimossi tutti gli striscioni e le bandiere con i simboli delle squadre e poi le autorità hanno ricevuto uno strano ok a giocare da parte della curva partenopea, capeggiata da Gennaro De Tommaso, detto “‘a carogna”, persona nota come leader degli ultras azzurri. “Le cause sarebbero occasionali” si legge nella nota a riguardo dell’incidente più grave, quello di Tor di Quinto che ha visto anche la comparsa di una pistola e quindi di una sparatoria; bisogna ancora risalire a tutta la dinamica, ma pare che due uomini (Alfonso e Ciro Esposito, provenienti da Secondigliano, quartiere alla periferia di Napoil) sarebbero stati accerchiati mentre si trovavano in auto. Gli assalitori, dall’accento romano, li avrebbero aggrediti una volta che i due sono scesi dalla macchina. Alfonso è stato colpito alla mano destra mentre Ciro si è visto sparare al torace, con la pallottola che gli si è conficcata nella spina dorsale; ha perso molto sangue ed è ricoverato al Policlinico Gemelli, dove ha subito una prima operazione in serata e ne avrà una seconda in mattinata. Le sue condizioni restano gravi; a sparare sarebbe stato il titolare del vivaio o una persona che lavora nell’esercizio. La polizia lo ha identificato: Danilo De Santis, ultras romanista; la pistola è stata rinvenuta nella zona della sparatoria. Per adesso ci sono versioni contrastanti; la polizia sta anche indagando sulla versione degli scontri che sarebbero degenerati nella sparatoria, ma non è ancora chiaro se sia stato il tifoso della Roma ad aver sparato i colpi per poi essere aggredito o se De Santis, identificato come ultras giallorosso da alcuni tatuaggi, sarebbe stato aggredito per poi sparare o se altri l’abbiano soccorso esplodendo i colpi. Ad ogni modo si tratta di un personaggio noto: era uno dei tifosi della Roma che avevano sospeso il derby della capitale dando voce (infondata) della morte di un bambino che sarebbe stato investito da un’auto della polizia (era il 21 marzo 2004). Interrogato a lungo nella notte, dovrebbe essere fermato come indiziato del triplice ferimento (sulla scena c’era anche Gennaro Fioretti, colpito al braccio e al polso).