Si parla ancora del Daspo di cinque anni comminato a Gennaro De Tommaso, il leader degli ultras del Napoli che viene “accusato” di aver trattato prima con Marek Hamsik e poi con autorità e forze dell’ordine per l’inizio della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli, a seguito degli scontri andati in scena a Roma. Lui, detto “Genny ‘a carogna”, si è sempre difeso affermando di non avere trattato con nessuno (“non ne avrei avuto il potere”), ma è stato comunque condannato a stare lontano dagli stadi per cinque anni. Molti hanno affermato che si tratti di una sorta di “pena palliativo”, altri sono rimasti indignati dalla maglietta “Speziale libero” che ha esibito quel sabato sera e che inneggia alla libertà per Antonino Speziale, il ragazzo (all’epoca dei fatti minorenne) che sta scontando una pena di 8 anni nel carcere di Agrigento per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore capo di Polizia Filippo Raciti, morto il 2 febbraio 2007 nel corso degli scontri di Catania. Sul tema è tornato Enrico Mentana, che al TG di La7 ha commentato il Daspo affermando che le possibili motivazioni per la condanna, in particolare l’aver scavalcato le recinzioni per entrare in campo, non sarebbero sufficienti; e poi ha ironizzato sul ministro Alfano. “Può suonare brutto e triste chiedere l’innocenza di Speziale, ma chiedere la liberazione di una persona condannata, o che sta per essere condannata, è una cosa che non dovrebbe essere nuova al ministro degli Interni”. Mostrando l’immagine dello stesso Alfano all’esterno del Palazzo di Giustizia di Milano, ai tempi in cui manifestava per l’innocenza di Silvio Berlusconi.



Il faccia a faccia – sotto la curva Nord dello stadio Olimpico occupata dai tifosi del Napoli – tra Gennaro De Tommaso e Marek Hamsik è stato necessario. Con questa motivazione il giudice sportivo, dopo aver sanzionato con due gare a porte chiuse la società partenopea (multata inoltre con un ammenda di 60.000 euro) non ha comminato alcuna pena al centrocamposta slovacco. All’interno del comunicato diramato dal giudice si legge come l’intervento del capitano azzurro è stato necessario in quanto i tifosi “intendevano invadere il campo qualora lui non si fosse recato sotto la curva per parlare con i capi degli ultras”.



Questa mattina una lettera minatoria – con tanto di proiettile – è stata recapitata alla redazione del quotidiano Il Mattino, ma il vero destinatario è Gennaro De Tommaso. All’interno della busta (aperta in via precauzionale dagli uomini della scientifica), anche una foto di Genny ‘a carogna, che avrebbe “le ore contate”. Ecco la parte iniziale del testo: “Vogliamo far pervenire al camorrista che appare in foto, Gennaro De Tommaso, il presente avvertimento, un risposta a quella scritta sul petto che auspica la liberazione del mafioso Speziale, assassino dell’ispettore Raciti. Inizia così la lettera indirizzata al Mattino”. Più avanti si legge: “Stai attento, avanzo di galera. Hai le ore contate. Penserai che sia una semplice minaccia. Aspetta e vedrai. Morte agli ultras!!! Carogna, attento a te, ai tuoi familiari e a tutti quei c******i che sono alle tue spalle!!!”. Nel mirino del mittente anche la società Napoli e i mass media, non esenti da responsabilità. Si parla dunque di “farsaorganizzata con l’assenso della federazione calcio e con la collaborazione dell’operatore tv della Rai. Vi seguiremo nei vostri spostamenti e al momento opportuno colpiremo!! Che il tifoso napoletano ferito a Roma muoia a presto!! Non dorma tranquillo nemmeno il cronista Tv. Ogni promessa è un debito”. Ecco il video de Il Mattino Tv.



Genny a’ Carogna non ci sta. Su Gennaro De Tommaso, il capo curva del Napoli che sabato 3 maggio – a cavalcioni sulla transenna della Curva Nord dell’Olimpico di Roma con indosso la t-shirt “Speziale Libero” – avrebbe mediato con la polizia per permettere il regolare svolgimento della finale di Coppa Italia tra gli azzurri e la Fiorentina, è calato il Daspo. Niente stadio per 5 anni. Il tifoso, come riporta Lorenzo Contucci, suo avvocato, promette battaglia. Il legale, intervistato da Radio Sportiva difende il proprio assistito invocando l’articolo 21 della Costituzione italiana, quello secondo il quale tutti hanno il diritto di manifestare il proprio pensiero. Il Daspo sarebbe così illegittimo. Questo un altro passaggio, relativo alla maglietta indossata da De Tommaso, dell’intervento di Contucci: “Non innneggia all’assasino di Raciti ma sostiene che l’assassino è un altro soggetto. Gli stessi Ris di Parma sostengono che Raciti è morto per altre cause e un conto è essere condannato per omicidio un conto per resistenza a pubblico ufficiale o altri reati. Seguendo la stessa logica devono condannare Berlusconi ogni volta che dice di essere innocente. Non c´è scritto su quella maglia viva l´assassino di Raciti, qui si reintra nell’ambito della manifestazione del pensiero”.

“Lasciate perdere quel mascalzone, basta con tutta questa enfasi. Fate il suo gioco, lui non vuole altro che questo”. E’ questo l’appello ai giornalisti di Rosa Russo Iervolino, l’ex sindaco di Napoli che ha commentato in un’intervista a Il Fatto Quotidiano quanto avvenuto sabato sera prima e durante la finale di Coppa Italia: prima di tutto, ha spiegato, bisognava evitare che Marek Hamsik andasse a parlare con gli ultrà con tutta “quella processione al seguito”. Il calciatore doveva quindi andare “senza alcuna delegazione di poliziotti”. Ma soprattutto bisognava impedire a “quel fetente, quel mascalzone” di Gennaro De Tommaso, detto Genny ‘a Carogna, di “fare il cinema”. Lo sbaglio, infatti, “è stato avergli fatto fare quella sceneggiata”. In tutti i casi, ha spiegato ancora la Iervolino, la responsabilità non è né di Matteo Renzi né del presidente del Senato Pietro Grasso, entrambi presenti in tribuna quella sera: “Era come se stesse affondando una nave e l’ammiraglio si fosse intromesso nelle manovre del capitano”.

La vicenda che vede coinvolto Gennaro De Tommaso detto ‘a Carogna, il leader degli ultras del Napoli che sabato sera avrebbe dato l’ok a giocare la finale di Coppa Italia contro la Fiorentina, assume contorni sempre più foschi e confusi. Il Daspo di 5 anni comunicato ieri a De Tommaso – per la maglietta inneggiante la libertà di un condannato per omicidio e per aver scavalcato le recinzioni entrando sul terreno di gioco – è solo uno degli aspetti di quanto avvenuto all’Olimpico. La Repubblica racconta infatti del dialogo avvenuto tra il leader dei Mastiffs e Marek Hamsik, che in qualità di capitano del Napoli è stato scortato dalla polizia e dalla federazione per parlare con i tifosi e far loro sapere che la partita sarebbe potuta iniziare. Inizialmente ‘a Carogna non si sarebbe fidato delle parole dello slovacco, che assicurava come non ci fosse stato nessun morto: “Ci hanno assicurato che non è così”. “Non fidarti delle menzogne degli sbirri” la risposta di Genny; e a quel punto Hamsik gli avrebbe detto “ci sto mettendo la faccia”, aggiungendo che si trattava di due feriti non gravi e che i motivi della sparatoria esulavano dal mondo degli ultras. Bisogna ricordare che in quei momenti concitati si sapeva ancora poco dei fatti di Tor di Quinto, le ricostruzioni erano ancora frammentarie. Ecco allora che, rassicurato dalle parole di Hamsik, anche De Tommaso si sarebbe “arreso”, dicendo che “se ci metti la faccia tu ce la metto anch’io, tanto sappiamo tutti chi siamo e dove siamo”. E poi, il gesto con il pollice a indicare che sì, la curva dava l’ok per giocare la partita. Quella frase di Gennaro suona decisamente come una minaccia, ma c’è di più: gli stessi tesserati potrebbero essere accusati di aver violato il codice sportivo piegandosi a “un’illegittima pretesa e legittimando un comportamento violento, intimidatorio e aggressivo”. E se anche Hamsik sembra comunque non essere in una posizione di rischio, la vicenda non è certo finita qui.