Il Fair Play Finanziario entra a gamba tesa sugli spendaccioni d’Europa. Il regolamento voluto dall’UEFA sta per entrare in azione: presto le squadre di calcio dovranno essere autosufficienti, spendendo solo quanto ricavato. Michel Platini ha consentito un limite di 45 milioni di euro di passivo, per i bilanci delle ultime stagioni: alcune società sono ampiamente sopra questa soglia, in particolare Paris Saint-Germain e Manchester City. Per queste sono pronte a scattare punizioni economiche (multe ed imposizione di un tetto salariale) e tecniche (meno giocatori da poter impiegare nelle coppe), con possibilità di patteggiamento; altre squadre rischiano sanzioni più morbide e tra queste anche l’Inter, che tra le italiane ha i conti più rossi. Per parlare dei rischi legati al Fair Play finanziario ilsussidiario.net ha intervistato in esclusiva Marco Bellinazzo, giornalista de Il Sole 24 ORE.
PSG e Manchester City sono le principali imputate sul banco del Fair Play Finanziario: perché la società inglese è più lontana dal trovare un accordo con l’UEFA? Perché il Manchester City rifiuta il patteggiamento, non è d’accordo con l’atteggiamento dell’UEFA nei suoi confronti. Nel biennio 2012-2013 il City ha prodotto un passivo di circa 180 milioni di euro, senza però occultare le perdite con finte sponsorizzazioni. 
Cosa significa? In genere si parla di parti correlate ovvero gli sponsor che garantiscono alle società un certo introito annuo, che viene utilizzato per coprire le spese in eccesso. Nel caso del Manchester City è la Etihad, grazie a cui il bilancio del club risulta più o meno in linea con i parametri del calciomercato. Il City però ritiene di non aver raggirato l’UEFA e vorrebbe presentare ricorso contro l’eventuale pena. 
La situazione del Paris Saint-Germain è diversa? Sì perché il club francese ha superato la soglia di spesa imposta dalle nuove regole, ma ha promesso che si impegnerà a ridurre i suoi costi. Il PSG ha fatto un balzo di fatturato incredibile, passando da circa 100 a 400 milioni con le varie sponsorizzazioni.
C’è il rischio di arrivare nell’immediato a punizioni anche tecniche, come punti tolti o declassamenti? L’UEFA prevede un lotto di sanzioni applicabili in caso di mancato adempimento del Fair Play Finanziario. L’esclusione dalle coppe o la perdita di punti sono quelle più gravi e diciamo che verranno imposte in caso di perseveranza, se le squadre già punibili adesso continueranno a spendere e spandere a piacimento. 
Il calciomercato estivo delle squadre imputate, dal PSG fino allo Zenit San Pietroburgo, sarà ridimensionato rispetto agli ultimi? Penso proprio di sì, potrebbero esserci più affari in prestito con dritto di riscatto, piuttosto che acquisti a titolo definitivo più immediatamente onerosi. I club potranno rivolgersi alla Camera Arbitrale dell’UEFA ma immagino che al di là delle sanzioni le operazioni dovranno essere ridotte, dal punto di vista economico. 
Venendo alle squadre italiane coinvolte: cosa e quanto rischia l’Inter? I nerazzurri e la Roma, che l’anno prossimo tornerà in Champions, sono le due squadre italiane messe peggio nell’ottica del Fair Play Finanziario. L’Inter ha registrato un rosso di 150 milioni di euro sforando ampiamente il tetto di 45 consentito dall’UEFA; potrà ridurre la massa delle perdite tramite l’indebitamento, o con la clausola che non considera i contratti dei giocatori firmati prima dell’1 gennaio 2010. La sanzione però dovrebbe essere tra le più leggere: l’ipotesi più probabile è quella di una multa, ancora difficile da quantificare. Si parla di 60 milioni di euro da versare in tre anni. 
A maggior ragione si può pensare che il prossimo calciomercato dell’Inter sarà più discreto? Lo sarà a prescindere dai problemi legati al Fair Play Finanziario, per il modello che ha in mente Erick Thohir. Il nuovo presidente punta ad aumentare sensibilmente i ricavi con la valorizzazione del brand interista all’estero, specialmente nell’area cinese, e l’attenzione alle spese interne della società. La conseguenza sarà un calciomercato low cost come si suol dire: operazioni alla Hernanes non dovrebbero ripetersi a meno che non se ne presenterà l’occasione.
Attenzione alle spese interne significa attenzione agli ingaggi: quale sarà in previsione il massimo salariale per un giocatore dell’Inter? Non c’è un limite massimo quantificato: il monte ingaggi dell’Inter sarà parametrato al fatturato annuo della società. L’idea è che il cinquanta percento dei ricavi sia dedicato agli stipendi; se ad esempio un giocatore chiederà all’Inter 3 milioni di euro a stagione potrà essere accontentato, a patto però di mantenere l’equilibrio complessivo con il fatturato. In linea generale se il club punta ad un fatturato annuo di 200 milioni di euro 100 di questi saranno destinati agli ingaggi.
Prima accennava alla Roma, che rischia meno dell’Inter: sarà comunque inevitabile un calciomercato analogo, o almeno una grossa cessione come quella di Pjanic, di cui si parla molto?



Nelle ultime due stagioni e soprattutto l’anno scorso Sabatini ha fatto un’impresa, ottenendo sia il rafforzamento della squadra che l’utile a bilancio. Già a gennaio la Roma ha impostato un calciomercato diverso, acquistando giocatori giovani meno di nome e più di prospettiva. Il bilancio 2014 della società si chiuderà comunque con un rosso consistente, mentre quello del 2013 ha registrato un passivo di circa 50 milioni; anche per questo è inevitabile pensare ad una cessione di rilievo e ad operazioni in entrata di un certo tipo, come i prestiti con diritto di riscatto di cui sopra. 
Perché Real Madrid e Barcellona, che nell’ultima estate hanno speso tantissimo, non rischiano niente? Perché registrano fatturati di circa 500 milioni di euro, soprattutto negli ultimi anni producono utili clamorosi: il Real Madrid per circa 500 milioni, il Barcellona per circa 480. Hanno anche concluso cessioni rilevanti e non solo acquisti, ma in sostanza oggi sono club economicamente sani, la storia dei prestiti dalle banche si riferisce ad anni passati. I fatturati delle nostre squadre valgono anche meno della metà.
Realisticamente in quanti anni le società italiane potrebbero registrare utili positivi? Dieci anni fa la situazione era quasi invertita, Real Madrid e Barcellona fatturavano per circa 120-130 milioni di euro. Negli anni sono riuscite a quadruplicare i propri ricavi; per colmare il gap attuale le squadra italiane impiegheranno un tempo dai cinque ai dieci anni, cercando di attualizzare i progetti di cui si parla tanto in questo periodo. Nuovi stadi di proprietà, internazionalizzazione dei marchi e sviluppo di politiche economiche più redditizie: la strada è lunga ma ci si potrà arrivare.



(Carlo Necchi)

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