La paura per un’eliminazione che avrebbe gettato un Paese nella tragedia, e adesso la paura per l’assenza del grande trascinatore. Il Brasile si è svegliato nella mattina di domenica con la bella sensazione di essere scampato al grande pericolo cileno, ma ha dovuto fare i conti con le parole di Felipe Scolari: la stella della nazionale verdeoro, naturalmente Neymar, non sta bene. “E’ caduto due o tre volte e forse si dovrà fermare per quattro giorni; averlo per la prossima partita potrebbe essere un problema”. La prossima partita è il quarto di finale contro la sorprendente e solidissima Colombia che per la prima volta nella storia è tra le prime otto al mondo e ha in James Rodriguez il capocannoniere del Mondiale, il miglior giocatore della fase a gironi e l’autore del gol più bello. Neymar non ce la fa? A smentire queste parole il medico della Seleçao José Luiz Runco: “Ha subito un colpo, ma non siamo preoccupati”. Se Felipao voleva fare pretattica non gli è riuscito benissimo; quantomeno avrebbe potuto mettersi d’accordo con il suo staff. Se invece è preoccupazione vera, allora si vedrà: il Brasile sa qualcosa di fenomeni in condizioni non perfette, pur se quello di Ronaldo nel 1998 è un caso totalmente diverso.
Non si placa il tormentone senatori contro giovani, andato in scena in seno alla Nazionale italiana fin dai primi istanti successivi all’eliminazione dalla Coppa del Mondo 2014. Gianluigi Buffon infatti è tornato a commentare le sue dichiarazioni post-gara, quelle che tanto hanno fatto discutere per l’attacco frontale a Mario Balotelli (se anche il suo nome non è mai venuto fuori), replicate poi da Daniele De Rossi; il succo era, più o meno, noi senatori ci mettiamo sempre tutto e ci impegniamo al massimo, i giovani tanto invocati non hanno combinato niente. Il portiere della nazionale ha leggermente corretto il tiro, cercando di evitare una polemica già scoppiata dicendo che “non ho mai attaccato un compagno in 20 anni di carriera e Mario che di anni ne ha 24 non è un giovane”; non si spiegherebbe però il destinatario del messaggio visto che l’unico giovane ad aver giocato con regolarità, vale a dire Matteo Darmian, ha stupito tutti per personalità e impatto. Quel che Buffon non ha modificato è il suo ragionamento, tornando a rincarare la dose: “Sento spesso commenti ironici sull’età di Pirlo, De Rossi, Barzagli e Buffon” ha detto, citando uno per uno gli “anziani” del gruppo “ma le chiacchiere passano e a restare in campo sono i fatti, e cioè che chi si rompe le ossa siamo sempre noi. Spesso i giovani sono caricati di enormi aspettative, ma sotto sono fragili. Io dico che se un giovane ha il talento per diventare un campione non lo mandi in nazionale dopo tre o quattro partite, ma gli fai arare l’erba in Serie A”. Non è un concetto troppo originale o innovativo; più volte negli ultimi anni si è rimarcato come un tempo la gavetta per arrivare a vestire l’azzurro fosse più lunga e faticosa. A rispondere a Buffon però è stato uno che giovincello non è più, ovvero Antonio Cassano; che, si era detto, non sarebbe stato accettato dal gruppo storico per le sue bizze e le sue lamentele dopo il mancato utilizzo contro l’Inghilterra. FantAntonio dà un’altra versione di quanto accaduto in Brasile. “Vogliono decidere tutto loro” ha fatto sapere. “Noi ci siamo impegnati e abbiamo lavorato come tutti gli altri, abbiamo fatto tutto quello che potevamo; non è possibile che questi facciano sempre la morale e dividano i buoni dai cattivi”. “Questi” sarebbero i Buffon e i De Rossi, per l’appunto. La chiusura è decisamente velenosa: “Se avessimo vinto sarebbe stato merito loro, ora che abbiamo perso è tutta colpa nostra. A me però risulta che nell’unica partita che abbiamo vinto Buffon non fosse nemmeno in campo”. Vero, anche se a gettare acqua sul fuoco è stato l’avvocato Giuseppe Bozzo, il procuratore di Cassano: “Antonio non ha mai detto quelle cose” si legge sul sito di Gianluca Di Marzio “le uniche dichiarazioni che ha rilasciato sono quelle dopo Italia-Costa Rica. Diffido chiunque dal mettere in giro certe voci”.
La Francia gioca domani sera il suo ottavo di finale di Coppa del Mondo 2014 contro la Nigeria. C’è tanto entusiasmo per una Nazionale che non è arrivata in Brasile con l’obiettivo impellente e necessario di vincere ma che ha dato vita a una prima fase brillante, fatta di otto gol realizzati e un gioco tra i migliori espressi dalle 32 nazionali presenti nei gironi. Uno dei trascinatori, a soli 21 anni di età, è Paul Pogba: il centrocampista della Juventus non è ancora riuscito a segnare, ma ha portato in dote l’assist per la rete di Benzema contro la Svizzera e in generale è stato protagonista a centrocampo, apparentemente senza pagare l’emozione per l’esordio Mondiale. Del resto che avesse carattere ci eravamo accorti già nel corso delle due stagioni in Serie A; ma guardatelo in questo video nel quale balla negli spogliatoi. Dimostra ottima agilità e senso della musica; la speranza di tutto il popolo francese è che questo dinamismo si sposti anche sul campo di gioco per la partita contro la Nigeria, perchè ci sono dei quarti di finale da conquistare.
Tra Diego Armando Maradona e il Brasile non corre buon sangue. Non è mai corso; vuoi per la grande rivalità tra la Seleçao e l’Argentina, vuoi per quell’annosa questione su chi sia stato più forte tra lui e Pelè (i due non se le sono mai mandate a dire), i rapporti sono sempre stati tesi. Il Pibe de Oro dai verdeoro è stato eliminato in un Mondiale, prendendo tre gol e finendo espulso (1982); si è poi rifatto servendo a Caniggia il pallone che ha spedito il Brasile fuori da Italia ’90. Ieri, ospite del programma De Zurda su Telesur, l’ex fenomeno argentino ha fatto il punto sulla qualificazione della nazionale padrone di casa ai quarti di finale della Coppa del Mondo 2014, a spese del Cile. “E’ la prima ingiustizia del Mondiale” ha detto Diego senza peli sulla lingua. “Il Brasile non ha combinato nulla, gli esterni sono stati bloccati dalla tattica di Sampaoli e i verdeoro si sono salvati solo grazie a due mostri come Thiago Silva e David Luiz, a cui si è aggiunto Julio Cesar. Per di più Neymar ha problemi fisici, e i suoi compagni più che pensare a vincere il Mondiale pensano a dare la palla a lui, che comunque ha segnato il rigore con grande freddezza”. E allora, la speranza si chiama Colombia: “Gioca un bellissimo calcio e ha fame di gloria. Si parla di Messi e Neymar, ed è venuto fuori James Rodriguez”. Contro l’Uruguay, secondo Maradona i Cafeteros hanno approfittato anche delle difficoltà della Celeste nel giocare senza Luis Suarez, la cui squalifica era stata definita dall’ex Pibe de Oro come una grande sciocchezza. “Beckenbauer e Pelè l’hanno definita giusta? Dicono stupidaggini, ma li capisco: lavorano nella FIFA. Beckenbauer vive a Monaco, ma non so se Pelè possa camminare per strada”.
Non è ancora diventato un protagonista della Coppa del Mondo 2014, ma Adnan Januzaj non perde occasione per dimostrare il suo talento. Almeno in allenamento: il giovane centrocampista della nazionale belga si è reso protagonista in una recente sessione con la sua squadra, realizzando uno straordinario gol al volo su cross del compagno Witsel. Nato il 5 febbraio 1995 Januzaj è uno dei giocatori più giovani di tutto il Mondiale e a soli 19 anni ha già fatto parlare di sè: nell’ultima stagione ha totalizzato 34 presenze e 4 gol tra campionato e coppe con la maglia del Manchester United. Il Belgio si sta preparando al suo ottavo di finale, in programma giovedì 1 luglio a Salvador contro gli Stati Uniti: Januzaj non dovrebbe partire titolare ma potrebbe convincere il ct Marc Wilmots a suon di colpi del genere.
Non solo il caldo: la Coppa del Mondo 2014 che si sta disputando in Brasile rischia un altro imprevisto. Questa volta si tratta però di una cosa ben più seria: il rischio di attentati. Non la prima volta: nel marzo del 1998 per esempio era stato sventato un piano per uccidere David Beckham e quanti più giocatori della nazionale inglese possibile, e anche la nazionale degli Stati Uniti. Stando a quanto riportano alcuni quotidiani francesi tuttavia alcune fazioni dell’estremismo islamico avrebbero minacciato attentati contro coloro che non stanno rispettando, o hanno detto di voler rispettare, il Ramadan, ovvero il periodo di digiuno e penitenza prescritto nel Corano. E’ iniziato ieri, ma c’è già chi ha fatto sapere che vista la posta in palio e le condizioni climatiche non se la sente di digiunare. Nel dettaglio, Gokhan Inler e Valon Behrami hanno scelto di pensare alle partite che devono giocare (sono entrambi credenti), per i tedeschi Ozil-Khedira (origine turca) e Mustafi (origine albanese) ha deciso Joachim Loew che li ha esentati dal Ramadan, così come per l’Algeria che addirittura ha ricevuto il nulla osta da Muhammad Sharif Qaher, esponente del Supremo Consiglio Islamico, dopo la storica qualificazione agli ottavi di finale. Gli altri devono seriamente preoccuparsi? Per un musulmano credente e praticante il Ramadan è un precetto fondamentale; per questo José Mourinho, cinque anni fa, era stato preso di mira durante il periodo di digiuno per aver perso la calma (l’astensione da rabbia e calunnia fa parte dei doveri nel corso di questo mese).
L’allarme lo lancia Louis Van Gaal. “Con questo caldo si rischiano le allucinazioni”. Parole forti quelle del Commissario Tecnico dell’Olanda che oggi affronta gli ottavi di finale all’Estadio Castelao contro il Messico. Già: a Fortaleza (nello stato del Cearà), sede della partita, saranno le 13 quando verrà dato il fischio d’inizio. Il clima sarà ovviamente ostico: un gran caldo, un’umidità che potrebbe anche salire oltre il livello di guardia incidendo non soltanto sullo spettacolo e sulla fluidità dell’incontro ma anche e soprattutto sulla condizione fisica dei giocatori in campo. “Loro naturalmente sono favoriti con questo clima; io però mi chiedo se sia normale giocare a quest’ora, conoscendo i rischi in una partita così importante”. Un modo per mettere le mani avanti nel caso di una cocente eliminazione? Può darsi: sappiamo bene che Van Gaal è un personaggio che non le manda a dire e che non sempre è risultato troppo simpatico nel suo modo di fare. Però, il rischio c’è: si era detto anche ben prima che il Mondiale cominciasse, e l’allenatore olandese non è il solo ad aver posto qualche dubbio circa le condizioni climatiche del Brasile. Ricorderete in particolare Jurgen Klinsmann (e non solo), che era stato anche ampiamente criticato dalla popolazione di Manaus (dove gli Stati Uniti hanno giocato contro il Portogallo) per aver fatto capire che avrebbe preferito non affrontare una partita in piena foresta amazzonica. Sia come sia, al momento il caldo non sembra aver influito su questi Mondiali: ricorderete che nel , quando si giocò negli Stati Uniti, non troppe partite erano state spettacolari a causa della temperatura spesso insopportabile. Non sembra essere questo il caso; anzi, nella prima fase si è segnato tantissimo e gli sono stati appena due (Iran-Nigeria e Brasile-Messico). Forse però Van Gaal ha visto quanto accaduto al Brasile che ha rischiato di essere eliminato agli ottavi contro il Cile, e ha preferito – per l’appunto – preparare i suoi tifosi al peggio; resta che c’è una partita da giocare e che il risultato è ancora tutto in discussione, caldo o non caldo.