Un momento toccante, oltre alle lacrime in conferenza stampa nel ricordare il fallo subito nella partita contro la Colombia che gli ha procurato la frattura della vertebra. E’ stato reso pubblico il video dell’arrivo di Neymar nel ritiro della nazionale brasiliana; il momento in cui il numero 10, costretto a guardare dalla televisione la disfatta del Brasile contro la Germania, ha varcato la soglia della palestra incontrandosi con Maicon e poi l’attimo in cui è andato a salutare gli altri compagni sul campo di allenamento. “Abbiamo iniziato insieme, finiremo insieme” aveva detto in conferenza stampa spiegando i motivi del suo ritorno in gruppo; le immagini danno in efetti la sensazione di giocatori molto uniti. E aumentano i rimpianti: chissà cosa sarebbe successo se Neymar fosse stato in campo in quella semifinale di Belo Horizonte. Lui, almeno, avrebbe meritato di giocarla.



Quello che tutto il Brasile si è chiesto, o almeno buona parte, al termine dell’umiliante semifinale contro la Germania, è stato una sola cosa, anzi due: cosa sarebbe cambiato con Thiago Silva in campo? E con Neymar? Alla seconda domanda ha risposto lo stesso numero 10; anche lui deve esserselo chiesto mentre assisteva impotente alla goleada tedesca, anche a lui deve essere venuto il pensiero “se ci fossi stato io…”. In conferenza stampa invece il giocatore del Barcellona ha risposto in un altro modo. “Non esiste un ‘se’. E’ capitato anche a me di avere un blackout in campo: in quei momenti non si riesce a fare nulla, nemmeno ad azzeccare un passaggio”. Certo: forse con la sua presenza ai compagni del reparto arretrato il blackout non sarebbe nemmeno venuto, ma ha ragione lui: rimuginare adesso su quello che sarebbe potuto essere risulta inutile, molto meglio voltare pagina e andare avanti. A cominciare dalla finale per il terzo posto: conta poco o nulla, ma la faccia va salvata. Ammesso che si possa ancora fare.



La finale del Mondiale 2014 si gioca domenica, e il Brasile non ci sarà: lo sappiamo, è stato eliminato, anzi umiliato dalla Germania sotto sette gol. Neymar non era in campo, come abbiamo ampiamente ricordato; nel corso della conferenza stampa del campione brasiliano gli è stato chiesto per chi farà il tifo. Da una parte infatti c’è la squadra che ha inflitto ai verdeoro la sconfitta più pesante della storia e soprattutto sul proprio terreno; dall’altra però c’è l’Argentina, ovvero il nemico giurato del Brasile, che vincendo la Coppa del Mondo lo farebbe al Maracanà, su suolo sacro per il futebol bailado. Insomma, un incubo forse ancora peggiore del 7-1 della semifinale. Neymar però se l’è cavata con grande diplomazia; avrebbe potuto dire che il risultato della finale gli è indifferente, che dopo l’eliminazione non gli interessa più. Invece ha fatto sapere che “tiferò per l’Argentina. Lì ci sono Messi e Mascherano che sono due miei compagni di squadra nel Barcellona, e poi Messi merita di essere campione del mondo per quello che ha fatto nella sua storia. E’ un amico: farò il tifo per lui”. Come la prenderanno i suoi connazionali?



Nel corso della conferenza stampa, Neymar è tornato sul momento dell’infortunio subito da Zuniga, quello che gli ha precluso di giocare la semifinale di Coppa del Mondo. “Non è stato un normale contrasto di gioco. Non mi ricordo se prima mi avesse detto qualcosa; l’unica cosa che so è che io gli davo le spalle e quindi non mi potevo difendere, solo le regole potevano farle”. Il numero 10 del Brasile ha comunque dichiarato di non portare rancore nei confronti di Juan Camilo Zuniga. “Mi ha anche telefonato per dirmi che gli dispiaceva, che non voleva farmi male. Non provo odio per lui, gli auguro le migliori fortune nella sua carriera”. E ha anche ringraziato Dio: “Mi ha protetto Lui, se Zuniga mi avesse preso due centimetri più dentro ora sarei su una sedia a rotelle.

Torna a parlare Neymar. Il numero 10 del Brasile è il volto più triste di questa Coppa del Mondo 2014 che per i verdeoro è finita in tragedia (sportiva, si spera che rimanga solo a questo livello): 4 gol nelle tre partite del girone, una leadership tecnica assoluta che era riuscita a mascherare i limiti e le paure della sua nazionale. Quando Juan Camilo Zuniga nel corso dei quarti di finale gli ha procurato la frattura della vertebra nei quarti di finale il grande sogno è svanito. Non lo sapeva ancora, il Brasile, ma l’assenza del fenomeno del Barcellona (unita a quella di Thiago Silva, squalificato) ha distrutto la psiche della squadra, letteralmente crollata su se stessa e capace di subire cinque gol in mezz’ora dalla Germania (quattro in sei minuti) come una qualunque formazione delle serie minori che non sa come arginare dei super campioni. Neymar aveva detto: “Sarò uno dei venti milioni di brasiliani che tiferanno per la Seleçao e al Maracanà voglio essere in campo a sollevare la coppa”. Non è andata così e la Seleçao al Maracanà non ci andrà (giocherà invece a Brasilia), ma il numero 10 è tornato nel ritiro della nazionale; certo non per giocare la finale per il terzo posto, ormai inutile. Il Barcellona lo aspetta e non si può rischiare per una posta in palio di fatto nulla. No, Neymar è tornato perchè “abbiamo iniziato insieme questa cosa e insieme la finiremo”. Da leader, per l’appunto; un leader che non abbandona i compagni nemmeno quando il grande traguardo è sfumato. Poi, nella conferenza stampa, si è abbandonato alle lacrime ricordando quel fallo di Zuniga che ha spezzato il suo sogno e quello di tutta la Seleçao. “Due centimetri e sarei paralizzato ha detto. Lo si era già detto nei giorni scorsi: fortunatamente la ginocchiata del colombiano ha colpito una zona della colonna vertebrale priva di midollo spinale.

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