Nell’ultimo giorno di riposo del Tour de France 2014, l’ex ciclista francese Bernard Hinault dice la sua opinione suella pagine della Gazzetta dello Sport sulla spettacolare avventura di Vincenzo Nibali alla Grande Boucle di quest’anno: “Nibali mi piace molto, lo seguivo fin dal 2012, è un campione e vincerà lui, ha le caratteristiche necessarie e poi il coraggio di attaccare”. a proposito ricorda la sua filosofia sintetizzata in un emblematico motto “Finchè respiro, attacco”, e così ha fatto il campione siciliano in questo tour, dimostrando una determinazione e un istinto naturale fuori dal comune. L’ex ciclista ha poi focalizzato l’attenzione sulla situazione del ciclismo francese: la presenza di diversi giovani nei primi classificati al Tour fa ben sperare in una netta ripresa. Su Romain Bardet (terzo in classifica) e Thibaut Pinot (quarto) ha infatti dichiarato: “Sono due ragazzi in gamba, hanno qualità soprattutto in montagna, ma non sono pronti a vincere il Tour, serve allenamento e disciplina. Da loro mia spetto che attacchino, i giovani devono essere liberi di attaccare, anche a costo di sbagliare”.
Ci ha sperato, Jack Bauer, di vincere finalmente la prima tappa individuale di un grande giro. Ci ha sperato ieri, al Tour de France 2014, sul traguardo di Nimes (quindicesima tappa). Ha provato a condurre in porto una lunga fuga, ed è stato ripreso quando già assaporava la vittoria. Jack Bauer porta il nome di un personaggio di una serie televisiva di successo, uno di quelli che vanno in giro a salvare il mondo tra sparatorie, esplosioni e minacce terroristiche; un eroe insomma, se vogliamo chiamarlo così. Il ciclista neozelandese, ventinovenne, a fare l’eroe ha pensato ieri. Lui che in carriera può dire di aver vinto una tappa al Giro d’Italia e una alla Grande Boucle, ma deve aggiungere che si trattava di cronosquadre in entrambe le occasioni (nel 2012); lui che al massimo ha conquistato qualche tappa di giri minori, e che alla Parigi-Roubaix di due anni fa è finito fuori tempo massimo. Quella di ieri era la sua grande occasione: è scattato poco dopo la partenza, si è portato dietro il veterano svizzero Martin Elmiger e i due hanno pedalato e pedalato. Quando il vantaggio sul gruppo della maglia gialla ha superato i 6 minuti si è pensato: è fatta, non c’è la volontà di andarli a riprendere. E invece no. Il distacco è inesorabilmente calato: cinque minuti, poi quattro, poi tre. E’ arrivato sotto il minuto prima di uno scatto d’orgoglio dei fuggitivi che hanno aumentato l’andatura; ma in vista dello striscione i velocisti hanno sentito odore di impresa, e hanno comandato la serrata. Avvenuta: Elmiger è stato assorbito ma Bauer, che sentiva la sua giornata di gloria sfumargli da sotto il naso, ha provato fino all’ultimo a resistere, a tagliare quel dannato striscione davanti a tutti. Non ci è riuscito: a vincere è stato Alexander Kristoff, che ha regolato gli avversari tra cui i fenomenali tedeschi Marcel Kittel e André Greipel e tra cui Peter Sagan, ancora una volta sconfitto sul traguardo volante. Ancora loro, ha pensato Jack. Che dopo l’arrivo non ce l’ha fatta: vista sfumare l’occasione di una vita si è accasciato sulla bicicletta e si è lasciato andare al pianto. Perchè sa che adesso che arrivano le montagne sarà molto più dura, e la sua grande possibilità probabilmente non arriverà più. Peccato, ma il Tour de France è fatto anche di queste storie. Purtroppo, c’è chi sorride e chi invece è costretto a piangere.