Questa sera dalle ore 19:00 sarà compilato il calendario della Serie A 2014-2015: nessuna regola particolare o testa di serie, ciò significa che anche all’untila giornata potrebbero esserci big match o addirittura derby. Non sono previste nemmeno agevolazioni per le squadre che faranno le coppe europee: assisteremo ad altre reazioni scomposte, come quella di Aurelio De Laurentiis che due anni lasciò la sala insultando tutti? La Serie A sta aspettando di scoprire le sue nuove protagoniste: la Juventus campione in carica ha perso il suo condottiero Antonio Conte e alle sue spalle incalza la Roma, sinora regina del calciomercato. DI questi temi abbiamo parlato con l’allenatore Nevio Scala, nell’intervista in esclusiva per ilsussidiario.net.
Lei ha mai dato peso ai calendari di campionato? No non ci ho mai prestato troppa attenzione, è una consuetudine italiana quella di voler mettere delle regole; quando ero in Germania ad allenare il Borussia Dortmund il calendario non era un aspetto troppo importante o messo in risalto.
Anche in Inghilterra l’importanza è relativa. Non ci sono teste di serie: questo può penalizzare le squadre che disputano le coppe? Se una squadra è forte non ha bisogno di particolari privilegi. Non credo che sia giusto avvantaggiare alcune squadre per quanto sulla carta più forti, la situazione di partenza deve essere uguale per tutti.
In questo senso lo sfogo di due anni fa di Aurelio De Laurentiis, che contestò gli impegni più difficili ravvicinati, era giusto? Ognuno è libero di pensarla come vuole, certo i toni dell’arrabbiatura di De Lurentiis furono eclatanti, teatrali come forse fa parte del personaggio. Il senso delle cose però non cambia più di tanto.
Quanto può incidere il calendario sul campionato? Poco, ripeto credo che la cronologia degli impegni sia un fattore di importanza relativa. Certo avere nu derby all’ultima giornata può essere più difficile, però a parte rare eccezioni il calendario non influisce sul campionato. E’ un aspetto enfatizzato dalla cultura calcistica italiana.
E’ meglio poter giocare le partite decisive in casa, nel girone di ritorno? Vale lo stesso discorso, credo cambi poco. Poi è chiaro che il sostegno del pubblico in un’occasione speciale può solo aiutare.
Lei crede che sia necessaria una quota minima di giocatori del vivaio nelle rose delle prime squadre? Questo sì, quando allenavo in Turchia (Besiktas 2000-2001, ndr) era in vigore la regola di almeno cinque giocatori provenienti dal settore giovanile, da inserire nella rosa della prima squadra. Lo stesso Borussia Dortmund ha saputo ripartire da tanti giocatori giovani, dopo gli anni di crisi all’inizio del nuovo millennio, e poi ha raccolto grandi frutti.
Come tutta la Germania del resto… Certo, la stessa nazionale tedesca ha costruito i suoi successi puntando sulle nazionali e i settori giovanili. Hanno saputo avere pazienza e dopo due semifinali mondiali è arrivata la vittoria nella Coppa del Mondo in Brasile.
Parlando della nuova Serie A, considerando il mercato e l’addio di Conte Roma e Juventus partono alla pari? Aspetterei a dirlo, conta molto anche la solidità societaria. Al Milan ad esempio dopo la partenza di Sacchi arrivò Capello che si rivelò una scelta azzeccatissima, infatti i rossoneri continuarono a vincere. Poi ancora di più contano i giocatori, sono loro che vanno in campo.
Può indicare la sua griglia di partenza del campionato, nei primi cinque posti? Preferirei non rispondere. E’ vero che la Roma ha fatto un grande mercato ma Totti, che resta un giocatore decisivo per i giallorossi, ha un anno in più e mi chiedo se Gervinho saprà confermarsi agli stessi livelli dell’ultima stagione. Credo che la lotta al vertice sarà molto equilibrata.
(Franco Vittadini)