In una gara monotona e piuttosto noiosa i ventidue in campo non si rendono protagonisti di un ottimo match. Nell’Olanda l’unico che prova a rendersi pericoloso e Robben. Il migliore in campo è pero Vlaar, vero e proprio pilastro in difesa. Dall’altra parte Messi è evanescente mentre Lavezzi, uno dei più vivaci nel primo tempo, si spenge fino al richiamo in panchina. Bene anche qui la difesa con Demichelis in cattedra. Ottime prove anche per Perez e Mascherano. Ai rigori bravo Romero a neutralizzare i tiri di Vlaar e Sneijder. Non commette gravi errori. La gara fila liscia come l’olio. Forse poteva mostrare qualche cartellino giallo in più.
Olanda e Argentina si giocano da imbattute in questa competizione l’accesso alla finalissima di un Mondiale divertente come non accadeva da anni. Le due Nazionali si ritrovano di fronte in una Coppa del Mondo dopo lo 0-0 di Germania 2006: da allora ne è passata di acqua sotto ai ponti ed entrambi gli schieramenti sono stati protagonisti di una crescita progressiva. Gli Orange erano i finalisti di Sud Africa 2010 contro la Spagna e accarezzarono il possibile trionfo fino al gol subito nei supplementari ad opera di Iniesta. Dopo un Europeo a dir poco sconcertate gli olandesi, nonostante molto scetticismo attorno a loro, hanno saputo riproporre una rosa forte e competitiva, un mix di esperti e giovani gestito alla perfezione dallo stratega Van Gaal. A fronteggiare l’insidia europea troviamo l’Argentina di Messi giunta tra le prime quattro in Brasile, terra della squadra da sempre rivale dell’Albiceleste. Sabella ha una squadra da cinque stelle in attacco ma scendendo a ritroso verso la porta si trovano numerose lacune: elementi non all’altezza, mancanza di giocatori chiave, una difesa non sicurissima e un portiere ballerino. Fin qui non è sembrato visto che l’Argentina è stata brava a mascherare i suoi nei affidandosi al genio della Pulce e di altri solisti. Veniamo agli schieramenti. Van Gaal recupera due pedine fondamentali per gli Orange: Vlaar in difesa e De Jong in mezzo al campo. Grazie ai due ritorni eccellenti gli europei si schierano con il 5-3-2, modulo che ha schiantato la Spagna nel match d’esordio nella fase a gironi. In porta Cilessen; difesa con Vlaar, De Vrij e Martins Indi; centrocampo foltissimo con De Jong, Senijder, Wijnaldum, Kuyt e Blind; in attacco spazio al tandem Robben-Van Persie. L’Argentina non è solo Messi anche se il fantasista del Barcellona appare il pericolo numero uno. Sabella propone un 4-3-1-2 pronto a trasformarsi all’occorrenza in un razionale 4-4-2. Romero tra i pali; Zabaleta, Demichelis, Garay e Rojo a formare la linea arretrata; Biglia, Mascherano, Perez in mediana; Messi tra le linee e Lavezzi con Higuain in posizione avanzata. Nei primi 15’ la partita non offre spunti particolari. Le due squadre sono molto bloccate; vige un assoluto equilibrio. Il copione vede l’Olanda mantenere il possesso del pallone con l’Argentina chiusa in attesa di ripartire con i rapidi attaccanti. L’unico che si fa notare in avvio è Robben (voto 6) il quale, pur spostandosi da destra a sinistra, è stato ben francobollato da Zabaleta (voto 6). La prima occasione del match è a tinte arancioni: Sneijder (voto 5,5) si ritrova un pallone vagante nei pressi del limite dell’area argentina e non ci pensa due volte a tentare la battuta verso la porta di Romero (sv) che guarda la sfera terminare sul fondo. Risponde l’Argentina con un calcio di punizione di Messi (voto 6,5) dai 20 metri: la Pulce prova a sorprendere Cilessen (voto 6) sul proprio palo ma l’olandese non si lascia ingannare. Poco dopo Perez (voto 6,5), uno dei più attivi, serve Messi sulla destra che di prima fa viaggiare Zabaleta: l’esperto terzino crossa al centro per Higuain (voto 6) anticipato per un nulla da Vlaar (voto 6,5). Cresce l’Argentina che manda in crisi l’Olanda soprattutto sulla corsia destra dove Sabella decide di spostare Lavezzi (voto 6,5): troppo veloce il Pocho per Martins Indi (voto 5). L’ex Napoli crea parecchie grane agli olandesi da quella parte. Al 24’ l’occasione più ghiotta del match in seguito ad un calcio d’angolo: Garay (voto 6) anticipa Vlaar e di testa spedisce alto dal cuore dell’area di rigore. L’Olanda si assopisce e il palleggio degli europei serve a poco o nulla visto che l’Argentina non si scopre e aspetta di infilare gli Orange in contropiede L’Albiceleste fa una fatica pazzesca ad impostare tanto che a turno Messi e Higuain devono scendere quando sulla trequarti quando a centrocampo per raccogliere il pallone tra i piedi. Mascherano (voto 6) e Biglia (voto 6) mostrano dei limiti tecnici ben ricompensati da quelli agonistici: decisivi per l’equilibrio del modulo la corsa e grinta dei due mastini. Anche l’Olanda non brilla in fase di impostazione: l’unico ad accendere la luce è Sneijder ma Blind (voto 5) e Kuyt (voto 5) non si rivelano abili pendolini. Di conseguenza gli sbocchi Orange sono limitati: o Robben o il nulla.
La gara è divertente soltanto perché si tratta di una semifinale ma di occasioni se ne vedono pochissime sia da una parte che dall’altra. Gioco equilibrato e spezzettato. Mancano i lampi di genio dei campioni in campo.
Deludenti gli uomini di Van Gaal. Con tutta la qualità in campo gli Orange faticano a costruire trame offensive. La spiegazione è semplice: gli esterni sono bloccati e Robben non si è ancora attivato. Van Persie è un’ombra.
Il centrale olandese sbriglia delle situazioni complicate. Sempre attento su Higuain in chiusura: si fa beffare soltanto dall’occasione aerea di Garay.
Come detto in precedenza, un’ombra. D’accordo che è piuttosto isolato ma non fa niente per farsi trovare dai compagni. Pochi movimenti. Si gioca la palma di peggiore in campo con il compagno Martins Indi.
Niente di trascendentale ma per lo meno prova a far male all’Olanda con l’arma migliore: la rapidità degli attaccanti. In difesa non soffre perché Robben e Van Persie si sono annullati da soli. Difficoltà enormi in fase di costruzione a centrocampo: se non si abbassa Messi è notte fonda.
Il Pocho parte a sinistra poi si ritrova a destra. Intuizione vincente perché l’ex Napoli quando parte in velocità si beve Martins Indi che è una meraviglia. Uno dei più attivi del match.
In difesa nelle poche volte in cui viene puntati dagli avversari non se la sbriga alla grande. Mai un’iniziativa in zona offensiva.
Bene la direzione del turco. Non sbaglia quasi niente in un match tutto sommato scorrevole. Giusta l’ammonizione a Martins Indi. (Federico Giuliani)
Il suo lavoro si limita alle prese alte. Attento sulla punizione di Messi e bravo quando chiamato in causa.
Il ragazzo appare intimorito: questo dice l’inizio della sua partita. Con il passare dei minuti si scrolla di dosso l’apparente paura. Buona spalla di Vlaar.
Una sicurezza per una difesa non propriamente granitica. Nel primo tempo vince quasi ogni duello contro Higuain e nella ripresa fa il bis. Non elegante ma super efficace. Peccato per il rigore sbagliato.
È uno dei punti deboli della retroguardia olandese e l’Argentina ne approfitta al meglio. Nell’uno contro uno Lavezzi gli va sempre via e soffre in modo pazzesco ogni iniziativa avversaria. Viene anche ammonito. La sua brutta partita dura soltanto 45’; quanto basta per essere uno dei migliori in campo (dal 46’JANMAAT 6,5 Decisamente meglio di Martins Indi. Mette una pezza sulle avanzate di Lavezzi e compagnia da quella parte. Aggressivo quanto basta).
KUYT 6 – Uno dei giocatori più generosi che ci siano. Schierato sull’esterno il ragazzo si fa tutta la fascia. Non offre enormi contributi in zona offensiva ma aiuta molto De Vrij in fase di non possesso. Recupera alcuni palloni intelligenti.
Lento e impacciato, invece di velocizzare la manovra Orange la rallenta. Da l’idea di correre a vuoto in mezzo al campo. Meglio nella ripresa dove rimedia parzialmente.
Recuperato in extremis il milanista non ha la grinta di sempre ma non tira comunque mai indietro la gamba. Utile in mediana nonostante non fosse al meglio (dal 61’CLASIE 6 – Debutto di fuoco al Mondiale. Il ragazzo esegue il suo compito al meglio).
Sembrava uno dei più ispirati invece l’ex Inter si perde in mezzo a troppi ghirigori. Le poche volte in cui potrebbe accendere la luce sceglie sempre la cosa più complicata. Un paio di conclusioni sballate. Gara da gregario come aveva dichiarato nei giorni scorsi: più grinta meno classe. Sbaglia il suo calcio di rigore.
Contro la Spagna era una scheggia, questa sera gioca con il freno a mano tirato. Forse preoccupato da Lavezzi, preferisce dedicarsi alla fase difensiva.
Nella piattezza dell’Olanda si rivela uno dei migliori. Quando vede lo spazio prova ad attivare il turbo ma spesso si schianta sui possenti difensori argentini. Non sempre cercato dai compagni. Ha sul piede il pallone del possibile 1-0 ma si fa rimontare da un prodigioso intervento di Mascherano.
Gara da “Chi l’ha visto?”. L’attaccante del Manchester United non si nota praticamente mai. Prestazione insufficiente: non è tutta colpa sua ma ci mette del suo (96’HUNTELAAR 6 – L’ex milanista entra e ha tutti i supplementari per mettersi in mostra. A differenza di Van Persie effettua qualche movimento interessante. Si prende il cartellino giallo).
Non gli riesce la “genialata” avuta in mente ai quarti di finale contro la Costa Rica. La sua Olanda è opaca e non tira praticamente mai in porta.
L’ex portiere della Sampdoria fa la figura dello spettatore non pagante. Mai un tiro verso i suoi pali: serata tranquilla. Protagonista ai rigori. Salva su Vlaar e Sneijder: l’Argentina vola in finale.
La sua esperienza non lo tradisce in un momento delicato come questo. Buone le due chiusure in avvio su Robben e interessanti un paio di discese sull’out di competenza. Un po’ incostante.
Se l’Olanda ha Vlaar, l’Argentina ha lui. D’accordo che gli attaccanti in maglia arancioni sono l’ombra di loro stessi ma lui ci mette il fisico. Non perde un duello.
Come il collega di reparto disputa una partita attenta e ordinata senza lasciarsi mai sorprendere. I due centrali argentini si completano a vicenda.
ROJO 5,5 – Al rientro dopo la squalifica il terzino non si rende protagonista di una grande gara. In difesa non è attentissimo mentre quando attacca è piuttosto disordinato.
Con un modulo simile uomini come lui in mezzo al campo servono eccome. Mediano che deve distruggere il gioco avversario ma è fin troppo falloso. Nel secondo tempo le pile si scaricano.
Baluardo del centrocampo argentino. Ogni azione passa dai suoi piedi anche se non è un playmaker. Si limita al compito di mettere ordine e smista il pallone da una parte all’altra del terreno di gioco. Importante mediano per l’Albiceleste. Decisiva la sua scivolata su Robben nel finale a salvare lo 0-0.
Uno dei più vivaci assieme a Lavezzi. Inizia bene ma alla lunga le sue folate vanno a sprazzi. Mette in crisi Martins Indi ma fatica di più di fronte a Janmaat. Regala un assist d’oro a Higuain (dall’80’PALACIO 5,5 – Non viene quasi mai attivato: uno come lui avrebbe bisogno di passaggi filtranti ma al nerazzurro ne arrivano davvero pochi. Regala a Cilessen il pallone del probabile vantaggio con uno sciagurato colpo di testa).
Dopo un buon primo tempo la Pulce si perde nella ripresa. Il capitano si abbassa spesso per cercare di far ripartire una manovra lenta e parte delle sue energie si perdono in questo compito. Di tanto in tanto il suo genio si attiva regalando buoni palloni ai compagni. Poteva fare di più.
Nel primo tempo è il migliore poi del Pocho si perdono le tracce. Mai un contropiede, mai uno scatto. Forse andava sostituito (dal 100’MAXI RODRIGUEZ 6 – La sua presenza in campo non si nota fino a quando non regala un buon assist a Palacio sprecato dal compagno. Ci prova anche lui nel finale ma non riesce ad incidere).
Ha sul piede l’occasione più nitida del match ma non trova la porta sull’assist di Perez. Si allarga molto per avere la palla tra i piedi ma l’attaccante del Napoli finisce per essere richiamato in panchina (dall’80’ AGUERO 5 – Inserito per creare maggiore incisività in attacco, la punta del City non ripaga la scelta di Sabella).
Vedi quanto scritto per Van Gaal. L’Argentina è opaca e dice la sua soltanto nella seconda metà del primo tempo. Con un potenziale offensivo simile ci si aspetta di più sotto porta. In finale dovrà cambiare qualcosa o rischia di vedere la sua squadra frantumata come il Brasile.
(Federico Giuliani)