Quando l’avevamo intervistata, Belinda Bencic aveva mostrato il carattere di una ragazza timida e riservata, ma decisamente sicura di sè. Il primo aspetto era da capire: all’epoca aveva 16 anni e una manciata di mesi e d’accordo, aveva appena vinto il torneo juniores di Wimbledon ma lo viveva come chi da un giorno all’altro si trova improvvisamente al centro dell’attenzione e non sa bene come dovrebbe reagire. Eppure aveva già capito come muoversi nel mondo dei professionisti. “La differenza rispetto agli juniores sta nella pazienza e nella costanza”. Ha imparato presto: più di un anno fa era numero 330 di un ranking all’interno del quale aveva giocato un paio di tornei, il prossimo lunedi ad andare male sarà nelle prime 40. Perchè Belinda Bencic è ai quarti di finale degli Us Open 2014: nella notte italiana ha battuto 7-6 6-3 la testa di serie numero 9 Jelena Jankovic, seconda affermazione consecutiva contro una Top Ten dopo aver fatto fuori Angelique Kerber (rimontando da 1-4 e 3-5 nel secondo set). E’ la punta dell’iceberg di una prima stagione tra i professionisti che l’ha vista sbocciare come molti degli addetti ai lavori si aspettavano: secondo turno agli Australian Open (giocando le qualificazioni), primo al Roland Garros (le era capitata Venus Williams), terzo a Wimbledon, ora un match per arrivare in semifinale. Non è la prima volta, anche in epoca recente, che una minorenne arriva così in profondità nel tabellone di uno Slam; c’è anche chi l’ha vinto, all’età della Bencic. Ma Belinda è davvero una predestinata, e lo sta dimostrando: non solo ha una storia simile a quella di Martina Hingis (il padre, slovacco, fuggì in Svizzera nel corso della primavera di Praga), ma addirittura si allena con Melanie Molitor che di Martina è la madre (la ricorderete sempre presente ai match della figlia). Naturale che lei sia cresciuta nel mito della sua collega, tuttora la più giovane numero 1 al mondo di sempre; meno scontato che ne ripercorresse le orme sul campo. Un anno fa ha dominato, non ci sono altri modi per dirlo, il mondo juniores: ha vinto al Roland Garros e poi si è ripetuta a Wimbledon, diventando la prima dai tempi di Anastasia Pavlyuchenkova (sei anni prima) a trionfare in due Slam consecutivi (e 13 anni dopo Maria Emilia Salemi, ultima a farlo nella stessa stagione). Non solo: per 39 match è rimasta imbattuta, una striscia più lunga di quella di Serena Williams tra i pro. La prima partita dell’anno l’ha persa a fine luglio ai Campionati Europei; naturale che al suo ingresso definitivo nel mondo WTA ci fossero subito grandi aspettative. Ripagate: al Premier di Charleston ha raggiunto la semifinale battendo Maria Kirilenko, Marina Erakovic, Elina Svitolina e Sara Errani, è entrata rapidamente nelle 100 e adesso si trova nella seconda settimana di Flushing Meadows con la possibilità di centrare la semifinale. Non impossibile: Shuai Peng ne ha combinata un’altra e ha fatto fuori Lucie Safarova. La cinese sta giocando un torneo irreale e per questo il match non si presenta semplicissimo. Se finirà, e quando finirà, nessun allarmismo: di adolescenti in semifinale Slam ne abbiamo viste tante, sono un po’ meno quelle che si sono ripetute. E’ questo che auguriamo a Belinda: non tanto di vincere domani, quanto di rivederla all’ottavo giorno di un Major, e magari più in là. Ancora, e ancora.
(Claudio Franceschini)