Si ritira. O meglio: dovrebbe farlo domani, se lindiscrezione che la televisione di stato cinese giura arrivi direttamente da una fonte anonima allinterno dellentourage della tennista. A 32 anni, la cinese di Wuhan ha detto stop; domenica prende il via il torneo nella sua città, forse lei ci sarà per un ultimo giro di giostra ma poi la musica finirà. Dovremmo usare il condizionale, ma la notizia è stata rilanciata da più parti e sostanzialmente già la diretta interessata aveva lasciato intendere che la fine era dietro langolo, qualche tempo fa. Un ginocchio che non le dà tregua, e che a tiene ai margini del circuito WTA da luglio; allora la Li era la seconda giocatrice al mondo dietro linarrivabile Serena Williams, oggi è numero 6 e non è tanto quello a fare la differenza (una classifica si recupera: la stessa Serena vinse uno Slam da numero 180) quanto una condizione fisica in calo da tempo e, forse, motivazioni che non sono più le stesse. La notizia ha spaccato la Cina: 7 milioni di persone lhanno commentata su Sina Weibo, il social network più diffuso laggiù. La Cina e lo sport: un rapporto spesso vincente, che però nel tennis non aveva attecchito. Non lo aveva fatto in tutta lAsia: mai un titolo prestigioso, mai una vittoria da tramandare. Fino a Na Li, e a quella vittoria al Roland Garros battendo in finale la nostra Francesca Schiavone. Allora, alla Grande Muraglia è stata appesa anche una racchetta: primo torneo dello Slam vinto da un tennista asiatico. Poi gli Australian Open del 2014, dopo due finali perse; nella carriera della Li ci sono in tutto 9 titoli. Sarebbero potuti essere di più, ma carattere di ferro e costanza sul campo non sono mai stati punti di forza. Un tempo il suo allenatore era il marito Jiang Shang: licenziato, ma alla fine aveva avuto ragione lei perchè appena dopo aveva trionfato a Melbourne. Poi Na Li aveva assunto Carlos Rodriguez, ma dopo due anni (vale a dire lo scorso giugno) la collaborazione si era interrotta. Non se laspettava, ha pianto ma ha capito racconta lui, richiamato in Cina dalla sua accademia. Ecco: i bene informati raccontano che alla radice della decisione di smettere, nel reale meandro di tutta la vicenda, ci sia laddio da parte di Rodriguez con cui, giura lei, i rapporti sono comunque rimasti ottimi. Forse lo sapremo del tutto domani, forse non lo sapremo mai; sia come sia, che il suo gioco vi piacesse o meno, Na Li ci mancherà. Ci mancherà quella spontaneità con cui affrontava le domande dei giornalisti, quel sorriso sempre presente, quel suo rapportarsi al mondo del tennis. Un esempio? Wimbledon 2014, dopo il primo turno contro la polacca Paula Kania. Domanda: cosa sapevi di lei? Risposta: Zero. Ho cercato su internet ma non ho trovato niente. E poi: Due o tre giorni fa mi stavo allenando con unaltra giocatrice e il suo allenatore ha detto che pensava Paula avesse un buon dritto. Perciò, oggi ho giocato costantemente sul suo rovescio e lei non ne ha sbagliato uno. Ho pensato: più tardi dovrò parlare con quel tizio. Sì, Na Li ci mancherà.



(Claudio Franceschini)

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