E’ Andy Murray il primo finalista maschile agli Australian Open 2015. La sua semifinale contro Tomas Berdych è durata tre ore e 26 minuti, non è certo stata una vittoria banale ma alla fine quello che conta è il risultato, che recita . Se vogliamo leggere le cifre nude e crude diciamo che Berdych ha realizzato solo tre vincenti meno di Murray ma ha sbagliato infinitamente di più (56 gratuiti contro 39); se vogliamo andare più in profondità, la chiave della partita è stato quel secondo set che lo scozzese ha stravinto in mezzora. Berdych aveva strappato il tie break all’avversario ma ha commesso l’errore di sedersi troppo, e contro Murray non devi mai farlo; il britannico è rientrato, ha dominato e quando il ceco ha alzato nuovamente la testa era sotto due set a uno e con le spalle al muro. Ha lottato ed è riuscito a fare match pari nel quarto, ma ormai Murray aveva il vento in poppa e si è guadagnato la finale. Si tratta della prima partita per un titolo dello Slam da quando si è affidato alle cure di Amélie Mauresmo; la prima da quella trionfale di Wimbledon 2013, e l’ottava in carriera. Agli Australian Open è invece la quarta: le prime tre le ha perse, oggi però è un giocatore cresciuto e che sembra soprattutto tornato in grande forma dopo i problemi fisici che aveva avuto. Soltanto domani conoscerà il suo avversario: Novak Djokovic o Stan Wawrinka. Berdych invece esce mestamente: ha dimostrato di essere continuo e di poter vincere contro chiunque, ma quando si tratta di fare il passo in più il gradino non regge. 



Grande notizia dalla notte (italiana): agli Australian Open 2015 cè un pezzo di Italia che centra la finale per il terzo anno consecutivo. Si tratta del doppio maschile: la coppia Simone Bolelli-Fabio Fognini ha battuto in tre set lolandese Jean-Julien Rojer e il rumeno Horia Tecau con il punteggio di . E un ottimo risultato: Simone e Fabio non partivano certo per la finale, ma leliminazione clamorosa dei fratelli Bryan al terzo turno ha creato un vuoto nella parte alta del tabellone e i nostri due giocatori sono stati bravi ad approfittarne, dimostrando in pieno i progressi fatti nel corso dellultimo anno (e che serviranno in Coppa Davis, a partire dal match di marzo contro il Kazakhstan). Per loro lultimo scoglio è rappresentato da due francesi: Pierre-Hugues Herbert e Nicolas Mahut, che ricorderete per essere entrato nella storia per il match più lungo di sempre (contro John Isner). Un altro segno del destino, forse, il fatto che i transalpini abbiano battuto la coppia Ivan Dodig-Mauricio Melo, che certamente erano i favoriti dietro le superstar americane. Nella notte si sono giocate anche le semifinali femminili: è terminato il sogno di Madison Keys di mettere le mani su uno Slam a nemmeno ventanni. La teenager dellIllinois lo ha capito quando Serena Williams le ha cancellato le possibilità di vincere il primo set, forzando e dominando il tie break. Da lì non cè stato più match: , anche se la Keys ha prolungato lagonia con una serie di vincenti impressionanti guadagnandosi gli applausi della Rod Laver Arena e il tweet ammirato di Ben Roethlisberger (il quarterback dei Pittsburgh Steelers, anche se chiamarlo solo così sarebbe riduttivo). Serena invece diventa la più anziana finalista Slam in era Open, e adesso il numero 19 non è poi così lontano. Nellaltra semifinale niente di nuovo sotto il sole: poteva essere il grande momento di Ekaterina Makarova e invece per la sesta volta in sei incontri Maria Sharapova ha avuto la meglio. il punteggio: in unora e 28 minuti la numero 2 del mondo ha sbrigato la pratica e fatto vedere che sì, contro la Panova si è davvero spaventata e ha pensato che fosse meglio andare di fretta. Decima finale di un Major: finora ne ha vinte cinque, per la sesta bisognerà battere la sua nemesi e, detto più terra terra, unavversaria che la prende a pallate da più di dieci anni.



(Claudio Franceschini) 

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