Le ATP Finals 2015, il Master di tennis maschile in programma a Londra da domenica, rischiano di perdere un grande protagonista: Andy Murray, peraltro padrone di casa e numero 2 del mondo, dunque destinato a essere la testa di serie di uno dei due gironi di prima fase. E stato lo stesso scozzese a rivelarlo, dichiarando che se avrò qualche problema fisico non parteciperò al torneo.
Il motivo? Semplice: dal 27 novembre Murray dovrà guidare la Gran Bretagna alla vittoria della Coppa Davis, un trofeo cui il Regno Unito del tennis tiene in modo particolare e che non vince dal 1936, quando il leggendario Fred Perry guidò la squadra alla vittoria del nono titolo. Il problema è che la finale di Davis si gioca sulla terra rossa (a Gent); movimenti del tutto diversi rispetto al cemento ha fatto notare Murray, che si sta allenando sulla superficie che troverà in Belgio e solo domani si sposterà alla O2 Arena di Londra.
Gira e rigira, per lui è sempre un appuntamento con la storia, e la sua carriera sembra essere un continuo inseguimento ai traguardi di Fred Perry: finalmente superata lenorme pressione di dover riportare il titolo di Wimbledon in Gran Bretagna, adesso lobiettivo è diventato la Coppa Davis. Quella squadra era leggendaria: vinse tre volte consecutive (tra il 1934 e il 1936) ma lultima finale giocata fu lanno seguente (persa dagli Stati Uniti di Don Budge), quando Perry non cera già più. Ai Championships Murray ha coperto la distanza con la storia 77 anni dopo; qui invece saranno 79. Poco cambia nei fatti: si tratta sempre di coronare le aspettative di migliaia di tifosi che in lui vedono il giocatore in grado di riportare la Gran Bretagna sul tetto del mondo del tennis.
Il possibile forfait di Murray (che sarebbe rimpiazzato da Richard Gasquet, primo delle riserve) ribalterebbe la prospettiva: di solito siamo abituati a vedere i big che disertano la Coppa Davis – succedeva anche in passato, forse anche più di oggi – considerata un impiccio al folto calendario ATP e alla possibilità di scalare il ranking e mettere in tasca i lauti premi. Lo scozzese, come già Roger Federer, Rafa Nadal e Novak Djokovic prima di lui, hanno quasi sempre onorato il loro Paese (e non solo quando si trattava di finali, ricorderete Murray contro lItalia lo scorso anno). Se non altro, lo diciamo per lui, la speranza è che leventuale addio alle ATP Finals coincida con una vittoria in Coppa Davis
(Claudio Franceschini)