Un volto che trasfigurava il guerriero in campo, un nome che metteva paura a tutti: Jonah Lomu, il grande campione morto questa notte a 40 anni che per gli amanti del rugby rappresentava il meglio del meglio, un Michael Jordan per il basket, o un Diego Armando Maradona per il calcio. Il ragazzone che ha guidato gli All Blacks in mille battaglie ci ha lasciato per sempre: tra i mille modi in cui si potrebbe ricordare questo straordinario campione, ce n’è uno che più di altri rappresenta l’essenza di questo modo tutto particolare di rappresentare il rugby. la Haka, la danza dei guerrieri maori che tutto il mondo, anche quello non sportivo, conosce e associa alla Nuova Zelanda. la danza con cui in tutte le partite degli All Blacks iniziano i match, con gli avversari che guardano atterriti questi quindici e giganti che incutono timore con il loro grido di vittoria: impressionante vedere oggi, con la scomparsa di poche ore fa di Lomu, una haka incredibile come quella che Lomu guidò nella semifinale dei mondiali del 1999 contro l’Inghilterra. Faccia pazzesca, cuore enorme e grande campione: godetevi tutto questo in questo video splendido.
La notizia ha sconvolto tutti, in un periodo oltretutto complesso con i fatti d Parigi: è morto un grande dello sport come Jonah Lomu, il gigante All Blacks che ha compiuto i record più strabilianti divenendo forse il più grande rugbista della storia di questo sport affascinante. Malato da tempo per i suoi reni, maledetti che lo hanno fatto smettere di giocare in maniera prematura e ora abbandonare questa vita prima di tanti altri. 40 anni aveva e l’ultima che è passato in Italia è stato accolto e intervista dal Linus e Nicola Savino in diretta su Deejay Chiama Italia, nella casa di Radio Deejay. Un grande uomo raccontano i due conduttori, in tutti sensi anche a vedere la foto, e sopratutto una persona molto carina e simpatica, come raccontano nel tweet di commiato di questa mattina. Lo sport, il rugby e la Nuova Zelanda perdono un loro idolo, un punto di riferimento e di esempio in tutto il mondo che ha di certo accresciuto il valore e la passione per questo sport che ha smesso di giocare il ruolo di fratello minore del Football Americano: lo si deve anche a questo gigante buono come Jonah Lomu, il re del rugby, che ci ha lasciato troppo presto.
Un uomo ma molto di più di uno sportivo, un rugbista che è leggenda, Jonah Lomu è morto nella notte dopo la lunga malattia ai reni che gli aveva fatto smettere prematuramente la carriera. Una carriera fulgida, un uomo che con la palla ovale in mano faceva sfracelli e rappresentava e rappresenterà per sempre il meglio del rugby mondiale. Simbolo e capitano dei leggendari All Blacks, ne rappresentava l’essenza portando anche il rugby all’elevazione di sport internazionale ancor più di quanto non lo fosse già in passato. Un uomo dei record, anzi del record più di tutti gli altri: nel campionato mondiale in Sud Africa del 1995 – quella vinta dagli Springboks, con Nelson Mandela come sponsor in tribuna – leggendarie resteranno le quattro mete firmate contro l’Inghilterra nella semifinale iridata, passando sopra Mike Catt in un’immagine rimasta nella memoria come un carroarmato. Sette volte a segno in quattro partite del Mondiale, otto in quella successiva in Inghilterra 1999: totale 15 di mete eguagliato solo dal sudafricano Brian Habana nel mese scorso, con mondiale finiti nel 2015. Importante per capire di che leggenda si stia parlando, quanto scritto da un tifoso All Blacks passato alla storia (clicca qui per il tweet): «ricordate che il rugby è un gioco di squadra. Tutti i 14 giocatori devono essere sicuri di passare sempre la palla a Jonah. Un mito, punto.
morto a soli 40 anni Jonah Lomu, forse il campione di rugby più grande della storia, lasciando un vuoto umano e sportivo a tutti gli All Blacks, di cui è stato capitano e leggendario giocatore fino al ritiro nel 2002 per via di un gravissimo problema ai reni. Era in dialisi dal 2004 il grandissimo rugbista che ha saputo regalare emozioni a tutto lo sport mondiale, non solo agli appassionati della palla ovale. Soffriva dunque di sindrome nefrosica, una malattia rara che lo aveva costretto ad una vita da malato ordinario dopo essere stato un campione anche nel corpo: una montagna ma velocissima, muscoli al servizio dello spettacolo e una forza dell’animo che lo ha reso leggenda, per l’appunto. Muore a 40 anni tradito da quei reni maledetti: a rendere la notizia pubblica John Mayhew, il medico per una vita degli All Blacks, dopo che Jonah Lomu era appena tornato da Dubai dopo alcuni giorni di vacanza con la famiglia e viveva ormai in Regno Unito per potersi curare al meglio nella sua dialisi. Ultimo post pubblico in cui si era sentita la voce di Lomu era stato sabato per la sua profonda solidarietà per il popolo francese dopo gli attentati di Parigi. Non c’è stato giocatore di rugby più conosciuto e più famoso, oggi tutto il rugbyy lo piange e si stringe attorno alla famiglia e ai suoi ex compagni della Nuova Zelanda che in lui vedevano non solo un campione ma un mito vivente. Riposa in pace, Jonah.