Non avrei mai immaginato di arrivare a questo punto. Saranno anche parole di circostanza ma leffetto resta. Serena Williams ha appena vinto gli Australian Open 2015 e ha totalizzato il diciannovesimo Slam in carriera. A consegnarle il trofeo una signora che ne ha 18, e che dal 31 gennaio dellanno corrente si trova dietro di lei al pari di un altro prodigio del tennis femminile; ancora più dietro la povera Maria Sharapova, che sorridendo ha detto che è sempre un onore competere con una rivale come Serena ma che in realtà si rode il fegato per averci perso per la sedicesima volta consecutiva. Cosa ci resta di questa edizione degli Australian Open? Tante suggestioni: intanto la splendida cavalcata di Madison Keys, 19 anni e una grinta pazzesca con un sorriso gigante. Lamericana di Rock Island ha compiuto progressi enormi nellultimo anno e quando imparerà (molto presto) a controllare i suoi colpi già ora devastanti – ma imprecisi il più delle volte – sarà lassù dove la Williams ha profetizzato arriverà. Poi il fatto che cè un manipolo di giocatrici (la stessa Keys, Garbine Muguruza) che hanno iniziato a capire come si gioca contro Serena: attaccando e anticipando, senza dare respiro. E un po quanto era accaduto con Martina Navratilova: improvvisamente arriva una che picchia il doppio delle altre e scende a rete a ogni piè sospinto. Per tornare a batterla (guardacaso agli Australian Open) Chris Evert si è dovuta inventare attaccante a rete come mai era stata in carriera. Però, qui resta ancora un grande abisso e la sensazione netta che se la Williams perde il merito dellavversaria non è vicino al 100%. Gli Australian Open 2015 ci hanno consegnato anche una Venus Williams finalmente in forma e capace, come ai bei tempi, di spingersi fino alle partite che decidono gli Slam. Si è fermata ai quarti, ma per una volta ci ha nuovamente entusiasmato e per lanno in corso si candida a qualche incursione di spessore. Ci ha detto, il Major del Melbourne Park, che il circuito WTA vive ancora su tante onde passeggere: le Top 10 sono quelle ma Petra Kvitova può dominarti come essere dominata, Eugenie Bouchard e Simona Halep devono ancora fare quel passo che cè tra unottima carriera e la storia del tennis, la Sharapova deve superare il complesso di Serena che la demolisce fin dalluscita dagli spogliatoi. E ci ha detto poi, questo primo Slam della stagione, che tante giovani si stanno affacciando alla ribalta. Se in queste due settimane alcune hanno steccato (su tutte Belinda Bencic, che era attesa al varco) altre come Katerina Siniakova e Carina Witthoeft si sono presentate in Australia sradicando la porta e facendo tanto, tanto rumore. Sta a loro e alle altre trovare conferme e continuità. E poi, ovviamente, gli Australian Open 2015 ci hanno detto che Serena Williams che è già nella leggenda può diventare anche la più grande di sempre. Qui non vinceva dal 2010, e qui era dove – correva lanno 2007 – aveva trionfato senza una testa di serie, da numero 81 del mondo e tornando da un incubo che avrebbe anche potuto farle terminare la carriera. Gli Slam, lo abbiamo detto, sono 19: tre in meno di Steffi Graf, cinque meno di Margaret Smith Court che a volte non viene nemmeno contato, perchè la maggior parte li ha messi insieme prima dellera Open. Arrivare a prendere entrambe si può, perchè avversarie credibili e costanti, come Graf e Seles furono per la Navratilova post-30 anni, non se ne vedono ancora, e perchè ogni volta che la diamo per finita lei risorge e ci stupisce di nuovo. 19 and counting, come ha twittato Billie Jean King; lei di tennis e talento se ne intende, narra la storia che per prima annunciò che Chris Evert sarebbe diventata una star. Qui non cè nemmeno troppo bisogno di essere dei talent scout, perchè Serena è già nella leggenda. Essere la più grande di sempre è questione soggettiva e di preferenze, di qualità degli avversari e diversità dei tempi. I numeri però non mentono mai: al Roland Garros appuntamento con il 20, tanto alla fine dipende sempre da lei.
(Claudio Franceschini)