Forse non tutti – in questi giorni – vogliono ricordare che le due prossime edizioni dei Mondiali di calcio si disputeranno in Russia (2018) e Qatar (2022). Il paese guidato da Vladimir Putin è quello che – in questi giorni – recita la parte del cattivo, anzi del cattivissimo sul fronte ucraino: fronte aperto un anno fa, durante le Olimpiadi invernali di Sochi, incidentalmente “rovinate” dall’Occidente che ha trattato le piazze tribali di Kiev con la leggerezza mediatica riservata poco prima a quelle delle primavere arabe. L’emirato di Doha – la cui famiglia reale è stata oggetto di standing ovation alla prima della Scala di Milano del 2007 – è additato senza mezze misure come un finanziatore dell’Isis e di tutto quanto ne segue: e poco importa se le nobili casate del Golfo devono fare i conti con i particolarismi, gli arcaismi, le ipocrisie politiche interne all’Islam. Chi ha “assegnato” con largo anticipo le due World Cup è stato l’onnipotente dittatore (svizzero) della Fifa, Sepp Blatter: il cui figlio – Philip, è il “patron” di una delle maggiori l’agenzie internazionali di gestione dei diritti sportivi che – proprio ieri – è stata acquistata per 1 miliardo di euro dal trust cinese Dalian Wanda. Di certo ci sarà di che leggerne sui media (occidentali), magari a seguito di qualche MondialLeaks orchestrato più o meno ad arte e di cui prevedibilmente a quel verrà data notizia. Forse. Ma non prima del 2023.