E’ l’ultima vincitrice di uno Slam a livello juniores, avendo trionfato agli Australian Open peraltro senza godere dei favori del pronostico (non era una testa di serie). Tereza Mihalikova, 16 anni, viene dalla Slovacchia; un Paese che da quando si è separato dalla Repubblica Ceca è rimasto indietro nel mondo del tennis, ma che ultimamente sta producendo talenti niente male. Da Martin Klizan a Dominika Cibulkova, capace di giocare una finale Slam ed entrare nella Top Ten, passando per Anna Karolina Schmiedlova. Tereza Mihalikova, al momento in cui scriviamo la tredicesima giocatrice al mondo nella sua categoria, la Cecoslovacchia la conosce solo dai libri di storia e dai racconti: quando è nata non esisteva già più. Lei un Major lo ha messo in bacheca; e ora si candida ad una luminosa carriera sulle orme delle sue connazionali. IlSussidiario.net, che ha sempre seguito con cura i passi di giovani atleti non ancora sotto l’abbagliante luce dei riflettori del mainstream, l’ha intervistata in esclusiva a poche settimane dal trionfo di Melbourne; lei ci ha raccontato cosa hanno significato quei giorni e come procede il suo sviluppo come giocatrice.
Come hai iniziato a giocare a tennis? Da piccola ho iniziato a fare nuoto: mio padre voleva una nuotatrice. I miei genitori mi hanno detto che ero davvero iperattiva; così, quando a 5 anni ho detto loro che odiavo l’acqua fredda, mi hanno affidato a mia zia (paterna) e lei mi ha portato a giocare a tennis. Giocavo con lei e la sua famiglia, e mi è piaciuto subito. Dai 6 anni ho iniziato a giocare nel club della mia città, il Tennis Club Topolcany.
Chi è stato il tuo primo coach? E’ stata Marcela Mokra: mi sono allenata con lei fino ai miei 9 anni. Ogni tanto ci incontriamo ancora, sui campi in cui sono cresciuta, ed è davvero bello parlare con lei dopo tutti questi anni.
Crescendo, hai avuto un idolo o un modello? E ne hai uno adesso? Quando ero piccola, il mio più grande idolo era Dominik Hrbaty. Mi piaceva tantissimo: il modo in cui giocava con il cuore, la passione che aveva per la Slovacchia e il tennis. Lo vedevo come una sorta di eroe (ride, ndr). Ma oltre a lui, i miei più grandi eroi sono tuttora Roger Federer e Serena Williams. Penso di aver visto tutti i loro incontri, e penso che per me saranno sempre i numeri uno. Proverò a fare del mio meglio per essere come loro, un giorno.
Parliamo della tua vittoria agli Australian Open: cosa ha significato? Beh, gli Australian Open hanno significato moltissimo; è la mia più grande vittoria. Sono felicissima di aver avuto la possibilità di mostrare il mio miglior tennis; amo l’Australia e spero di poterci tornare ogni anno da professionista.
Cosa ricordi in particolare di quei momenti? Il giorno prima della finale io e Katie (Swan, l’altra finalista, ndr) eravamo negli spogliatoi e pensavamo: la Rod Laver Arena. Ci sarà così tanta gente, c’è l’occhio di falco… sarebbe terribile se giocassimo la peggior finale di tutti i tempi! (ride, ndr). Ma poi il giorno dopo sono entrata in campo ed è cambiato tutto. Mi sentivo benissimo e a dire la verità credo di essermi sentita in totale fiducia per la prima volta nella mia vita (ride, ndr). Ma nel momento in cui giochi, quando vedi il tuo fan club e tutta la gente intorno, è semplicemente incredibile. Sono questi i migliori ricordi di quell’esperienza.
Sei appena stata in Egitto per giocare due tornei ITF: com’è andata? Sono andata in Egitto con un obiettivo: superare le qualificazioni e vincere il primo turno in entrambi i tornei, così da entrare nel ranking la settimana seguente. Ce l’ho fatta, ma ho perso due volte dalla stessa ragazza (Julia Terziyska, ndr) prima in semifinale e poi al secondo turno, e sempre in tre set. Questo mi spingerà a lavorare ancor più duramente per battere questa avversaria la prossima volta. E’ tennis pro… ci sono i premi in denaro! (ride, ndr)
Quali sono i tuoi punti di forza e quali invece le tue debolezze sul campo? Beh, posso dire di avere un buon servizio. In più, cerco sempre di andare su ogni palla, quindi sì, forse mi muovo bene. Il punto debole? Il dropshot. I miei dropshot sono terribili, ma continuo a giocarli con la speranza che il prossimo sarà migliore!
Hai già una superficie preferita? No, ancora no. Penso che la terra mi piaccia tanto quanto la superficie dura.
Quest’anno giocherai gli altri tre Slam: se dovessi dire qual è il tuo preferito? Non sono mai stata a Wimbledon, quindi sono ansiosa di scoprire come sarà giocare sull’erba. Ma al momento ogni Slam è speciale, e il mio preferito, l’Australian Open, è appena passato; perciò proverò a fare il meglio possibile in ognuno dei Major.
Ultima domanda: la Slovacchia giocherà in aprile i playoff di Fed Cup per il Secondo Gruppo Mondiale, contro la Svezia. Non pensi a una possibile convocazione? Beh, a essere sincera non credo che mi chiameranno per la Fed Cup, nè ora nè il prossimo anno. La Slovacchia in questo momento ha tante giocatrici giovani che sono molto forti: Anna Karolina Schmiedlova, Jana Cepelova… ma io spero di avere la possibilità, un giorno, di giocare per la Slovacchia; anzi, non vedo già l’ora.
(Claudio Franceschini)