Una lenta agonia per il Parma Calcio che va spedito verso il fallimento pilotato, esattamente come successo al Bari nella scorsa stagione. Il club ducale ha un peso di circa 96 milioni di euro di debiti che non lascia scampo alla società: neanche l’ingresso di nuovi proprietari, prima Taçi e poi Manenti, hanno portato al sicuro la società ducale. Il direttore di SportEconomy, Marcel Vulpis, ha illustrato le tappe del fallimento Parma in esclusiva per IlSussidiario.net.
Da dove nasce il fallimento del Parma? Direi di partire dalla genesi, ovvero da quando la società non è stata ammessa alla competizione europea, l’Europa League, per il mancato pagamento di 300 mila euro di stipendi a calciatori di proprietà del club che giocavano però da altre parti.
Il primo segnale del crollo Parma? Può essere visto così perché Ghirardi insisteva sulla illegittimità di tale provvedimento. Le società come il Parma di medio-alto livello non possono non partecipare a competizione europee, perché ci sono gli introiti Uefa che fanno gola a tutti.
Il club ha contratto circa 96 milioni di euro di debiti. Una cifra esagerata non crede? Verrebbe da chiedersi come ha fatto il Parma a contrarre tanti debiti, Ghirardi deve dare delle risposte perché il club avrebbe potuto vincere uno Scudetto con tutti questi soldi. Che fine hanno fatto tutti questi soldi?
La situazione può cambiare in positivo o si va verso il fallimento? Lo scenario porterà al fallimento pilotato esattamente come successo con il Bari. Il problema è che il Parma subirà anche un drastico taglio dei ricavi dai diritti televisi di circa il 70%, una somma importante per un club di calcio che poggia il 65% dei ricavi proprio sui diritti tv. La situazione del Parma però non deve essere vista come l’unica macchia del calcio italiano.
In che senso? Ci sono tanti club che hanno una situazione debitoria con le banche davvero importante, oggi il sistema bancario italiano riesce a tenere in piedi il calcio che deve inevitabilmente apportare dei cambiamenti.
Quali? Bisogna attuare un modello di sostenibilità del calcio italiano, gli stipendi dei giocatori ancora oggi sono fuori parametri, ci dovrà essere un taglio drastico degli ingaggi altrimenti ci saranno altre situazioni come quella del Parma.
E’ strano che nessuno abbia segnalato il problema debitorio del Parma non crede? I membri della Covisoc dovrebbero dimettersi immediatamente, loro sono pagati per controllare la situazione finanziaria dei club e invece oggi non c’è nulla alla luce del sole. Il Parma doveva essere controllato in precedenza per evitare questo ennesimo sfascio del calcio italiano e della nostra società.
La figura di Taçi è molto enigmatica: è apparso e dopo appena venti giorni è andato via. Come mai? Taçi non ha mai voluto veramente comprare il Parma, io credo che anche lui aveva capito che il club era diventato maggiormente una piattaforma di intermediazione in cui venivano spostati diversi giocatori, non a caso il club negli anni ha spostato tanti calciatori tra prestiti e comproprietà. Non a caso in venti giorni, durante il periodo di calciomercato, la società in mano a Taçi ha operato con un guadagno di circa 2 milioni di euro.
L’ultima figura è quella di Manenti… Onestamente non ho capito perché Manenti sia voluto entrare in questa vicenda, forse è un amico di Ghirardi: non so se ha capito che da questa storia potrebbe uscirne davvero molto male.
(Claudio Ruggieri)