Anche il calcio è diventato un problema serio per la Grecia. Il nuovo governo comandato da Alexis Tsipras ha deciso di sospendere a tempo indeterminato il massimo campionato nazionale di calcio, la Super League che dopo 25 giornate vede in testa l’Olympiacos con 58 punti, seguito dal Panathinaikos a quota 55. Proprio nella supersfida di domenica (era il 22 febbraio 2015) tra le due squadre più titolate è caduta la goccia che ha fatto traboccare il vaso: altre episodi di violenza verso i giocatori e tra le tifoserie, da qui la decisione drastica del viceministro dello sport Stavros Kontonis, poi confermata anche da Tsipras dopo un faccia a faccia tra i due. Nella stessa giornata di campionato si sono verificati disordini in un’altra partita, quella tra il Larissa e l’Olympiakos Volos. Per un parere sulla situazione ilsussidiario.net ha intervistato l’ex calciatore greco oggi agente FIFA Theofilos Karasavvidis.



Questi scontri sono un’eccezione o una regola in Grecia? In Grecia la situazione è rischiosa da alcuni anni anche se poi gli scontri violenti non sono all’ordine del giorno. Bisogna dire però che già da tempo i tifosi non possono più andare in trasferta, proprio per prevenire episodi gravi. Nel caso specifico i tifosi dell’Olympiacos se la sono presa anzitutto con il loro allenatore e i giocatori, che hanno perso il derby.



La crisi economica può aver esasperato questa situazione? Non direi perché sono cose che sono già successe in passato, specialmente tra le due tifoserie di Olympiacos e Panathinaikos. Non vedo particolari legami tra le difficoltà economiche del paese e gli atteggiamenti violenti degli ultra.

Come il mondo del calcio greco e gli addetti ai lavori stanno reagendo al blocco del campionato? In generale c’è amarezza diffusa tra i tifosi normali. Le prime ad essere dispiaciute sono le squadre che con questo provvedimento bloccano la loro attività. Anch’io sono stato calciatore e penso che sia assurdo prendersela in questo modo con gli atleti.



Quanto tempo ci vorrà per arrivare a una soluzione di tutto questo, e soprattutto si arriverà a una soluzione definitiva? Per quanto pesante quello deciso dal governo è stato un primo passo significativo, ora si tratterà di prendere delle nuove misure di sicurezza per provare a prevenire o quantomeno arginare le masse di tifosi più violente. Di fondo c’è anche un problema di cultura sportiva che però è difficile da sradicare.

Pensa che sia una decisione giusta quella presa dal governo greco? Per la verità non penso che sia la soluzione ideale, bloccando tutto si rischia di causare qualche reazione ulteriore, però è vero d’altra parte che non si può andare avanti facendo finta di niente. E’ una situazione difficile, che richiede decisioni difficili.

Pensa che la sospensione del massimo campionato di calcio potrebbe succedere in altri paesi? Potrebbe succedere ad esempio nei paesi dell’America Latina, il punto è che purtroppo paese che vai violenza che trovi, perlomeno nel calcio. Certo la sospensione del campionato greco fa più rumore perché si tratta di un torneo conosciuto in Europa e di un paese vicino.

In Italia un provvedimento del genere potrebbe essere possibile? Sinceramente non credo ci siano i presupposti perché la Serie A possa essere fermata, e nemmeno le ragioni perché la violenza negli stadi non ha raggiunto un livello così continuo. L’ultimo caso è quello di Roma-Feyenoord ma sono stati i tifosi olandesi, peraltro nemmeno nei pressi dello stadio, a scatenare la guerriglia.

Il modello inglese, quello imposto da Margaret Thatcher a fine anni ’80 in Inghilterra, potrebbe essere quello giusto? Guardando gli effetti che ha avuto contro il fenomeno degli hooligans direi di sì. Imitandolo si potrebbe riuscire alla lunga ad estirpare la radice violenza dalla tifoserie di calcio, però ogni paese è diverso e non è semplice introdurre un cambiamento trasversale in tutta Europa.

(Franco Vittadini)