Al momento in cui scriviamo, al Parma mancano due partite di campionato. Non ha giocato contro lUdinese perchè, non essendoci i soldi per aprire il Tardini, la società friulana – avvisata in ritardo – si è rifiutata di scendere in campo a porte chiuse per rispetto verso i suoi tifosi. Non ha giocato a Marassi contro il Genoa in accordo con lAssocalciatori – ma il capitano Alessandro Lucarelli ha fatto sapere che in ogni caso non si sarebbero fatti vedere al Ferraris, cosa poi avvenuta. Mentre non si trova di meglio da fare se non iniziare le partite con 15 minuti di ritardo per solidarietà, la situazione del Parma Football Club sprofonda sempre più. Sportivamente è naufragata da settembre; economicamente da più tempo, ma la bolla è scoppiata solo recentemente. Come andrà a finire non si sa; tante cose sono state dette, molte scritte, giocatori sono partiti e giocatori sono arrivati. A noi restano alcuni interrogativi sulla situazione, su un fallimento forse annunciato e forse no che ha già falsato il campionato (comunque la si rigiri è così) e che rischia ora di andare ancora più in profondità. Prima domanda, a FIGC e Lega Calcio: come mai non è stato preso sul serio il rapporto che, stando a quanto si dice – lo ha riportato pochi giorni fa anche Il Fatto Quotidiano – la Co.Vi.So.C. avrebbe presentato ad aprile? Forse si è pensato di scegliere il male minore: iscrivere il Parma al campionato, salvarne la regolarità a breve termine e sperare che le cose migliorassero. Ma, e da qui deriva unaltra domanda, accettare liscrizione di una squadra con debiti e senza possibilità economica di partecipare al campionato ha già contribuito di suo a falsare il torneo. Lo ha detto benissimo Giorgio Lugaresi, presidente del Cesena: altre squadre si sono fatte in quattro per mettere le carte in regola e magari hanno pure perso punti contro il Parma. Seconda domanda, a Tommaso Ghirardi: pare evidente che la situazione odierna del Parma derivi in larga parte (se non totalmente) dalla sua gestione. Ma il punto non è fargli i conti in tasca, quanto chiedergli: perchè non ha sfruttato lesclusione dallEuropa League per ammettere? Allora forse si sarebbe potuto fare qualcosa; o magari no, ma certamente il caso sarebbe stato trattato in altro modo; di sicuro lui ne sarebbe uscito meglio. E invece ha giocato fino in fondo al presidente di provincia vessato e schiacciato dai poteri forti, ha minacciato di tornare al paesello, ci è tornato davvero, predicava di aver amato la piazza Parma e siamo certi che sia vero, ma intanto lha abbandonata alla deriva. Terza domanda, a chi sapeva: forse è facile dirlo scrivendo su un computer, ma perchè non si è denunciato prima? Se davvero cera qualcosa di strano, dirlo adesso che la barca affonda non fa molto capitano in piedi al suo posto fino allinghiottimento da parte delle acque, quanto il volersi tirare fuori da una storia che si vuole allontanare il più possibile. La quarta domanda, giocoforza, a Giampietro Manenti, ed è la cosa che più di tutte non si spiega: perchè accettare di acquistare una società sapendo di non poter risanare i debiti? Perchè portare avanti il teatrino dei soldi che ci sono ma non si possono portare in Italia? Sicuramente siamo noi gli ingenui, ma che qualcosa non quadri è fin troppo evidente. In questo quadro fa quasi tenerezza la figura di Alessandro Lucarelli che accetta di parlare con la stampa e con la sua genuinità toscana afferma che la lavanderia non ci lava più le divise; credo che dovremo fare da casa. Adesso che il Parma fallisca subito (in modo pilotato), che non giochi più da qui a giugno, che lo faccia ancora ma sapendo di essere destinato a sparire, importa francamente poco. Almeno che la vicenda serva di lezione: serva a chi di dovere a migliorare le cose, perchè a partire dal prossimo anno non si abbiano più a ripetere scenari simili. 



(Claudio Franceschini)

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