La stagione 2014-2015 di Coppa del Mondo di sci alpino è terminata. La Nazionale italiana femminile è giunta terza nella classifica di Coppa delle Nazioni (alle spalle di Austria e Stati Uniti) e al di là dei puri numeri si è tolta diverse soddisfazioni: Elena Fanchini per esempio ha vinto una discesa libera a Cortina e ha chiuso quinta nella classifica, Nadia Fanchini è sesta nel gigante (secondo posto ad Are) e Federica Brignone (podio ad Aspen) è settima; a podio è andata anche la sfortunatissima Daniela Merighetti (nella seconda discesa di Cortina) e poi ci sono altri ottimi risultati che hanno nobilitato una stagione che ci fa ben sperare per il futuro. All’esordio tra le “grandi” c’era Marta Bassino: cuneese di 19 anni, lo scorso anno aveva fatto un’incursione alle finali di Lenzerheide in virtù del titolo Mondiale juniores. Per lei una prima stagione decisamente in crescendo nel gigante: il sesto posto ad Are è il grande highlight, ma poi è stata decima alle finali di Méribel e ai Mondiali, dove la Federazione ha deciso di portarla malgrado non rientrasse nei criteri necessari, ha stupito tutti con l’ottavo posto in prima manche (purtroppo nella seconda non è arrivata al traguardo). Diciamolo pure: le premesse sono ottime. A Coppa del Mondo finita, e mentre è impegnata nei Campionati Italiani Assoluti, IlSussidiario.net l’ha intervistata in esclusiva chiedendole un commento sulle gare dell’inverno e qualche scorcio sul futuro.
Marta, partiamo dal bilancio della stagione in Coppa del Mondo: soddisfatta? Sì, posso dire di essere soddisfatta; anche se c’è stato un periodo così così, ho fatto molte gare in cui non sono arrivata in fondo, cadendo o uscendo. Con le ultime due gare però mi sono ripresa bene e quindi sì, sono contenta.
La qualificazione alle finali di Méribel è stata una sorpresa o era un obiettivo concreto? Era un obiettivo, soprattutto perchè l’anno scorso mi ero qualificata grazie ai Mondiali junior; ma in fin dei conti per come è arrivata è stata una sorpresa, perchè io ero completamente fuori dai criteri di qualifica e invece con il gigante di Are (sesto posto, ndr) sono riuscita a partecipare.
Quale delle due partecipazioni ti ha soddisfatto di più: quella come campionessa del mondo juniores o quella arrivata al termine di tutta una stagione? Forse quella di quest’anno, anche perchè l’anno scorso è stato un po’ l’inizio di tutto il percorso; in questa stagione ero già nel circuito di Coppa del Mondo, quindi mi ha soddisfatto di più.
La tua stagione è stata in crescita, soprattutto nelle ultime gare come ricordavi: è cambiata solo la fiducia o anche qualcosa a livello tecnico? Devo dire che io sono migliorata molto a livello tecnico rispetto all’anno scorso; ma sicuramente il risultato di Are mi ha dato grandissima fiducia. Prima ero uscita molte volte, quindi lì avevo ancora paura di cadere. Invece sono arrivata giù ed è stata proprio una liberazione.
Guardando ai risultati, è capitato spesso che dopo una prima manche brillante se non ottima (ai Mondiali, a Maribor, a Méribel) non hai concluso la gara o hai perso posizioni: c’è una spiegazione precisa? Questa è una bella domanda: mi sono chiesta anch’io dove sbagliassi, quale fosse l’errore che mi faceva cadere, anche perchè cadevo sempre nella stessa maniera. Poi ho capito cos’era, e dopo le gare le ho finite. E’ chiaro però che un qualcosa a livello mentale c’è; non la chiamerei paura, ma vedendo gli errori precedenti un po’ ci pensi. Detto questo però…
Però… Io non sono molto capace di fare tanti calcoli, del tipo arrivo o non arrivo, vado forte o vado piano. Io prendo e vado…
Sei anche arrivata ai Mondiali: una bella soddisfazione?
Sì, molto. Soprattutto perchè non mi ero guadagnata la qualifica, mi hanno portata comunque e mi sono trovata ottava dopo la prima manche: bellissimo. Poi nella seconda ho sbagliato, ma ero già contentissima della prima.
L’inserimento con le “grandi” com’è andato? Benissimo, mi sono trovata alla grande nella mia squadra e quello conta; le ragazze mi hanno accolta benissimo, mi hanno fatto un po’ da mamme… (ride, ndr)
Tornando ai primi tempi… il tuo primo maestro è stato tuo padre. Con lo sci è stato subito amore?Guarda, mi hanno messo gli sci ai piedi quando ero piccolissima, avevo due anni; non mi ricordo, ma vedo le foto e so che seguivo mio fratello, che ha due anni in più. Poi crescendo sono sempre stata seguita da mio padre; che non mi ha mai imposto niente, mi sono sempre divertita.
E quando hai capito che sarebbe potuto diventare la tua vita? Fino alla categoria Ragazze e Allievi avevo preso tutto come divertimento puro. Da quando ho iniziato tra le Giovani invece ho capito che le gare erano forse qualcosa di più; poi sono entrata nel Gruppo Sportivo Esercito e da lì è diventato un po’ più un lavoro. Il divertimento però c’è sempre, altrimenti non potrei fare questa vita.
Hai avuto un idolo o un modello di riferimento? Nello specifico no: ho sempre guardato le gare di sci e posso dire che mi piaceva chi vinceva… di campioni ne ho visti tanto, ma non ho mai avuto un modello particolare.
Per quanto riguarda il futuro: il super-G che quest’anno hai fatto solo una volta, e in generale la velocità, è qualcosa a cui punti? Sì, spero che diventino importanti. Il prossimo anno voglio certamente continuare con il gigante, ma anche fare molto più allenamento in super-G. Quest’anno è successo poco, ma la velocità mi piace e mi diverte.
E lo slalom? Ecco, quello lo considero un po’ meno. Certo lo alleno perchè sono convinta che tutto serva a tutto: lo slalom per il gigante e la velocità, e viceversa. Però faccio più fatica proprio nella sciata, non mi piace.
Questo weekend gareggi nel gigante dei Campionati Italiani Assoluti: obiettivo? Sempre lo stesso: le medaglie.
(Claudio Franceschini)