Tutto è bene quel che finisce bene, recita un vecchio adagio; possiamo facilmente utilizzarlo per sintetizzare la vicenda Conte-Juventus-Nazionale che ha infiammato i giorni precedenti il doppio impegno dellItalia contro Bulgaria e Inghilterra. Che il CT tornasse allo Juventus Stadium in un contesto del genere sembrava essere uno strano e quasi crudele scherzo del destino; o un pesce daprile, visto che siamo in tema, con un giorno danticipo. Quanto accaduto ormai è storia vecchia: linfortunio di Claudio Marchisio, una prima diagnosi rivelatasi poi errata, le parole di John Elkann e la polemica sul web. Gli esami svolti dallo staff medico della Juventus che hanno escluso lesioni al crociato di Marchisio sono stati utili a rasserenare il clima; ma ormai il Rubicone era stato passato, le parole dette e non più ritrattabili. La reazione dello Stadium era attesa, e la reazione dello Stadium è stata positiva. Solo applausi per Conte, che da queste parti ha scritto la storia recente del club; dunque, tutto è bene quel che finisce bene. Ma a margine della vicenda ci chiediamo: che bisogno cera? Perchè accusare Conte dellinfortunio di un giocatore? Perchè sollevare un polverone che non ha fatto bene a nessuno? E evidente che nelle parole di John Elkann ci sia dellaltro: non solo il timore di affrontare la Champions League senza Marchisio (e Pogba), non solo la frustrazione per il grave infortunio – presunto – di un giocatore fondamentale per la Juventus. Cè soprattutto il rancore, o lamarezza, o chiamiamola come vogliamo, per un addio inatteso e improvviso dopo tre anni di successi. Frustrazione che è chiarissima solo facendo un giro sul web e leggendo certi commenti che i tifosi della Juventus hanno lanciato al loro vecchio allenatore nei minuti che hanno seguito lerrata diagnosi sullinfortunio di Marchisio. Il popolo bianconero, ed evidentemente anche la dirigenza, non ha perdonato Conte per laddio; non lha perdonato per il discorso sugli scudetti nella conferenza stampa di insediamento in Nazionale, non lha perdonato per aver abbandonato la juventinità. E la classica storia dellamante ferito: una storia finisce, e improvvisamente emergono solo i lati negativi. Le parole di John Elkann nascondono poi dell’altro: il fatto cioè che la Nazionale è diventata un fastidio che va evitato il più possibile. Ma questo si era già capito, ed è storia vecchia. Una polemica di cui non si sentiva il bisogno, e allora meno male che lo Stadium ha reagito bene. A Conte non sarebbe comunque interessato: lui ci ha abituato ad andare dritto per la sua strada, sentendo il rumore dei nemici e traendone forza. Lo ha fatto anche stavolta. Dando una lezione: giocatori e allenatori passano, resta la maglia. John Elkann evidentemente deve ancora fare qualche ripasso in materia.
(Claudio Franceschini)