Non potrai mai passare inosservato se di cognome fai Maradona e sei il figlio del grande Diego Armando, per molti il più forte giocatore di tutti i tempi al pari (o anche meglio) di Pelé. E Diego jr, oggi 28enne, ha sempre contato sulla propria passione per il calcio per ottenere i suoi successi. Che oggi sono legati maggiormente al beach soccer e alla sua nuova avventura nel DomusBet Catania Beach Soccer. In esclusiva per IlSussidiario.net, l’intervista a 360° gradi con Diego Armando Maradona jr.
Dicono di te che nel calcio a 11 sei un buon giocatore, nel beach soccer un campione. Concordi? La DomusBet Catania Beach Soccer è stata fin troppo buona a definirmi così, penso di essere un buon giocatore nel calcio a 11 e nel beach soccer.
Come è nata questa passione per il beach soccer? Penso che molto è dipeso dalla mia città, ovvero Napoli, mare, spiagge, in estate ho sempre vissuto a contatto con il mare. E poi per me che tecnicamente me la cavo è più facile giocare sulla sabbia.
Con la DomusBet Catania affronterai la nuova sfida con la Champions League a maggio. Cosa ti ha portato a dire di sì alla società etnea? L’entusiasmo del presidente è stato contagioso, spesso ci siamo cercati ma non c’è mai stato l’ok definitivo. Ho percepito la sua voglia di acquistarmi ed è stato importante. E poi altri due motivi, il primo è il grande progetto della società e poi la presenza di mister Della Negra, con lui ho vissuto già 4 anni bellissimi e mi ha insegnato davvero tanto.
Nel Calcio a 11 sei tornato da poco a disposizione dell’Asd San Giorgio… Una stagione sfortunata, sono tornato dopo la rottura dei legamenti crociati, domenica abbiamo l’ultima giornata: speriamo di salvarci, altrimenti ci proveremo ai playout.
Da quest’anno sei tecnico della Juniores del San Giorgio: come è stata l’esperienza da allenatore? Fantastica, ci siamo qualificati ai playoff regionali e domenica ci basta un punto per essere primi matematicamente nel girone. La vittoria più bella è aver portato diversi Under a giocare con la prima squadra. Non è facile passare dalle scarpe da gioco al fischietto, ci sono molte responsabilità e non è facile schierare la squadra la domenica.
Facciamo un passo indietro: le giovanili nel Napoli, la convocazione in prima squadra e poi il fallimento. Come hai vissuto quel momento? Un grande rimpianto non aver esordito in prima squadra con il Napoli, purtroppo nel momento in cui dovevo svolgere il ritiro estivo con la prima squadra la società è fallita. E’ stato un momento difficile per me.
Si è parlato anche dell’ipotesi ritiro nonostante fossi ancora un ragazzino. Cosa ti ha spinto a cambiare idea? La passione sfrenata per il calcio, ho fatto tanti sacrifici per questo sport e continuerò a farli. E sono contento di tutto quello che ho ottenuto.
Anche con il Genoa sei stato ad un passo dalla prima squadra ma poi nulla… C’è stato un grave errore da parte mia, accettare l’offerta del Cervia rinunciando al contratto con i liguri. Una scelta che non rifarei.
Il cognome Maradona ti ha mai portato dei vantaggi nel calcio? Credo che siano stati molti di più gli svantaggi, l’enorme pressione su di me anche se fortunatamente la mia famiglia mi ha subito insegnato a capire alcune cose. Però in una partita se sbagliava un passaggio un giocatore senza il cognome famoso nessuno diceva nulla, se lo sbagliavo io invece partivano i commenti.
C’è un episodio in particolare che ti è rimasto nella mente? Mi allenavo nel settore giovanile del Napoli, ho sempre odiato i calzettoni lunghi e allora li abbassavo. Mi chiamarono in società dicendomi che in quel modo copiavo gli argentini e non potevo farlo. Avevo 14 anni e non avevo idea della “moda” degli argentini.
Problemi con qualche allenatore? Problemi no, però quando arrivai nella Primavera del Genoa iniziai benissimo, inserito nella top 11 della Primavera, convocazione in Nazionale giovanile poi quando arrivò mister Torrente mi mise fuori senza un motivo.
Non c’è mai stato un rapporto con tuo padre: hai del rancore verso di lui? Assolutamente no, sono molto sereno perché è comunque mio padre e non voglio giudicare la sua vita.
A proposito: Messi è l’erede di Maradona? Non scherziamo per favore, Messi è uno dei più grandi interpreti del gioco del calcio, mio padre è il calcio. Il più forte di tutti i tempi, più di Pelé che considero inferiore a Cruijff.
Quale è il suo rapporto con Napoli? Amo la mia città, adoro tutto nel bene e nel male, le persone con me sono sempre state buone anche grazie al mio cognome, ma dopo hanno capito che sono anche un bravo ragazzo.
Che pensa del Napoli di Benitez? La bella vittoria contro il Wolfsburg aumenta l’amarezza per un campionato tra alti e bassi. Un vero peccato, spero che Benitez resti perché è un grande allenatore, in caso contrario mi piacerebbe vedere Klopp.
Quale è il giocatore del Napoli a cui sei più legato? Higuain è un grande giocatore, uno dei migliori al Mondo, ma dico Hamsik perché ha capito cosa significa indossare la maglia del Napoli. Devo dire che sono rimasto male per l’addio di Paolo Cannavaro che è un grande giocatore ed un amico, avrebbe meritato di chiudere la carriera nel Napoli.
(Claudio Ruggieri)