LItalia resta nel Gruppo Mondiale anche per il 2016 – ringraziando il forfait di Venus Williams – la Repubblica Ceca centra la quarta finale in cinque anni, la Russia ci torna dopo il 2013 sperando di competere con una formazione migliore di allora, il weekend terribile di Genie Bouchard, il ritorno di Martina Hingis. Il weekend di Fed Cup 2015 ci ha regalato grandi emozioni: diciamolo pure, il torneo di tennis femminile per nazioni può essere fantastico e forse, con un piccolo ritocco alla formula, potrebbe anche avere il seguito di pubblico che merita. Ma andiamo per gradi.
LItalia, appunto: il 3-2 agli Stati Uniti era dovuto e doveroso dopo che la maggiore delle sorelle Williams aveva annunciato il suo ritiro (motivi personali). Mary Joe Fernandez si è scontrata una volta di più con le frustrazioni di un capitano e non ha potuto fare altro che sostituire Venus con Lauren Davis, che è una giovane in crescita e di sicuro valore, ma che non è Madison Keys o Sloane Stephens e sulla terra rossa non aveva mezza possibilità di battere Sara Errani. Nè ce laveva Christina McHale contro Flavia Pennetta, che giocava nella sua città natale e ha visto troppi campi e troppi incontri per andare incontro a una sconfitta che avrebbe fatto epoca. Ci siamo salvati, ma le riflessioni urgono comunque: alle spalle di questo meraviglioso gruppo che ci ha regalato quattro trofei si intravede poco, tra infortuni e lune di Nastassja Burnett (ancora giovane, ma lontanissima da quanto lasciava intravedere due stagioni fa), unAlice Matteucci che non è ancora pronta e – soprattutto – una Camila Giorgi che può rischiare di battere Serena Williams e il giorno dopo perdere dalla 300 del mondo. Si può rivincere a breve perchè la Fed Cup è competizione strana e non segue i canoni dei tornei WTA – non sempre – ma forse più che spendere energie per riunire Sara Errani e Roberta Vinci bisognerebbe studiare una strategia per potenziare il tennis che verrà.
La finale sarà Repubblica Ceca-Russia. A Ostrava nessuna sorpresa: troppo forti Petra Kvitova e compagnia per pensare che la Francia ripetesse il miracolo di Genova, anche se Caroline Garcia avrebbe potuto pepare la contesa non avesse sciupato cinque match point contro Lucie Safarova, crollando ovviamente nel terzo set. La Russia deve invece ringraziare Barbara Rittner e il suicidio della Germania: arrivate in finale un anno fa senza perdere un match di singolare con Andrea Petkovic e Angelique Kerber, le tedesche si sono presentate sulla terra di Sochi facendo giocare a Julia Goerges e Sabine Lisicki la prima giornata. Lasciando in panchina le due di cui sopra, che hanno vinto le ultime due edizioni di Charleston, torneo sulla terra (ça va sans dire). Quasi inevitabile lo 0-2; negli altri due singolari Petkovic e Kerber hanno lasciato 4 game totali alle loro avversarie, ma la Russia ha vinto nettamente il doppio e tanti saluti. Peccato: la Germania è una delle poche nazionali le cui giocatrici migliori onorano sempre la Fed Cup, un titolo questo gruppo lo merita e l’occasione era d’oro perchè Maria Sharapova aveva dato forfait un paio di giorni prima. La finale si gioca a metà novembre: Anastasia Myskina dovrà lavorare da subito per garantire al suo Paese una formazione degna di questo nome, non come quella che ci affrontò nel 2013 sapendo già che vincere un set sarebbe stato un mezzo miracolo.
Pillole dagli altri incontri: cresce benissimo la Serbia delle adolescenti, anche se Ivana Jorovic ha perso il suo match (al terzo set, dopo aver vinto il primo) questa nazionale è insieme alla Croazia quella che potrebbe avere più futuro, anche a breve. Nel Gruppo Mondiale II del 2016 troverà anche il Canada, battuto a Montréal da una Romania senza Simona Halep. Due giorni da incubo per Eugenie Bouchard: si è rifiutata di stringere la mano ad Alexandra Dulgheru alla cerimonia del sorteggio creando un gelido imbarazzo (niente di personale, ma non auguro mai buona fortuna alle mie avversarie prima di una partita), ci ha perso sabato e si è vista rinfacciare la scortesia da tutta la panchina rumena, compresa la Dulgheru che pure l’aveva presa con signorilità (“ognuno fa quello che vuole”). Domenica Genie…
… ha perso anche da Andreea Mitu, numero 107 al mondo, che l’ha rimontata alla grande ed è scoppiata in lacrime un secondo dopo il match point; senza dubbio la più bella favola della Fed Cup 2015, insieme a quella dell’Olanda che torna nel Gruppo Mondiale dopo 18 anni annientando un’Australia in spaventoso declino, grazie ad Arantxa Rus che quando gioca per le Orange si trasforma, e a Kiki Bertens che ha un record di 18-2 in Fed Cup. Poteva essere una favola, e non lo è stato, il ritorno di Martina Hingis nella Svizzera dopo 17 anni: la più giovane numero 1 di sempre è stata annichilita da Agnieszka Radwanska (formalmente la sua erede, anche se ha vinto un decimo di quanto aveva fatto Martina alla sua età), contro Urszula Radwanska ha servito per il match avanti 1-0 e 5-2, ha perso servizio e set, e infine è crollata nel terzo. Buon per lei che la Svizzera abbia vinto comunque: anche le rossocrociate tornano nel Gruppo Mondiale e attenzione, se Belinda Bencic (che a Zielona Gora non c’era) e Timea Bacsinszky confermeranno i loro progressi saranno una serissima mina vagante.
(Claudio Franceschini)