Non si sono ancora placati gli animi dopo il vergognoso striscione contro Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, tifoso del Napoli ucciso circa un anno fa in occasione della finale di Coppa Italia dello scorso anno. La Curva Sud della Roma è stata squalificata per un turno, una pena minima secondo molti. Abbiamo chiesto un parere a Gabriele Paparelli, figlio di Vincenzo Paparelli, tifoso della Lazio morto il 28 ottobre 1979 a causa di un razzo sparato dalla curva della Roma. Gabriele, in esclusiva per IlSussidiario.net, ha voluto lanciare un messaggio al mondo del calcio.



Cosa ha provato quando ha visto lo striscione contro la madre di Ciro Esposito? Disagio, sgomento, perché è una situazione che vivo ogni giorno da 35 anni. Sono vicino alla madre di Ciro Esposito, so cosa vuol dire combattere per ricordare la memoria di un proprio parente.

Squalificata la curva Sud della Roma per una giornata: pena minima? Una pena ridicola secondo me. Bisogna smetterla con questi striscioni, con questi cori nei confronti delle persone morte in uno stadio. Deve cambiare la mentalità perché il calcio non è cambiato. E non parlo solo della curva della Roma.



In che senso? Qui non si tratta di attaccare i tifosi della Roma, qui il problema riguarda molte altre tifoserie. Da tanti anni combatto la mia lotta contro cori e striscioni nei confronti di mio padre morto durante un derby.

Dalla morte di suo padre, Vincenzo Paparelli, a quella di Ciro Esposito: in 35 anni circa è cambiato qualcosa nel calcio? Nulla, è la cosa più triste secondo me. Non c’è stato cambiamento, negli stadi non possono entrare più i tamburi ma come abbiamo visto tutti ci sono stati sempre morti. Il problema è che nessuno vuole cambiare nulla.

Sono arrivate critiche nei confronti della madre di Ciro Esposito per una sovraesposizione mediatica. Lei cosa pensa? Sono critiche ridicole, qui c’è il dolore di una madre che ha perso il proprio figlio per una partita di calcio. La signora Leardi può anche scalare l’Everest e gridare al mondo il proprio dolore, nessuno può dirle nulla.



Lei come vive il ricordo di suo padre? Ogni anno organizzo un memorial in onore di mio padre anche grazie ai tifosi della Lazio che ci sono sempre stati vicini. Questo è bene rimarcarlo perché nel calcio ci sono i veri tifosi che non hanno nulla a che vedere con chi espone quel tipo di striscioni.

E’ mai tornato allo stadio dopo quel giorno? Certamente, quando ero più giovane lo facevo di nascosto perché mia madre non voleva vista la morte di mio padre.

Porterebbe allo stadio sua figlia? Assolutamente no, almeno non in partite di cartello. Magari in Lazio-Parma, partita tranquilla, potrei portare la mia bimba.

Cosa ha provato quando ha sentito della morte di Ciro Esposito circa un anno fa? Un vuoto dentro, un misto di angoscia e timore, una sensazione già provata in passato. E mia madre ha rivisto le immagini di 35 anni fa.

(Claudio Ruggieri)