Il re dell’unica cronometro individuale presente nel programma dell’edizione 2015 del Giro d’Italia è il bielorusso Vasil Kiriyenka, portacolori del Team Sky. E dire che fino a pochi anni fa questa specialità non sembrava molto nelle corde del corridore, nato il 28 giugno 1981 nell’allora Unione Sovietica. Kiriyenka arriva tardi al professionismo, ma nel frattempo riesce ad affermarsi come un ciclista completo, in grado di competere con colleghi con più esperienza, e mostra buone doti da cronoman. Ai campionati bielorussi a cronometro si piazza spesso sul podio, e riesce anche a vincere nel 2002, nel 2005 e nel 2006. Nel 2005 taglia per primo il traguardo anche in due corse per dilettanti nel nostro Paese, il Giro del Casentino e la Coppa della Pace.



L’anno dopo esordisce così finalmente tra i professionisti con la maglia della squadra lettone Rietumu Bank-Riga, ma è nel 2007 che inizia davvero a prendere le misure della categoria, correndo con la prima squadra russa del Pro Tour, la Tinkoff Credit Systems. E al primo anno mette già in carniere due vittorie: la terza tappa della corsa olandese Ster Elektrotoer e la quinta della Vuelta a Burgos, in Spagna. Corse minori, ma grazie alle quali mette in luce ottime doti da passista e una notevole capacità di fondo. Contemporaneamente alla carriera su strada, Kiriyenka però si dedica anche alle gare su pista, con buoni risultati. Tra il 2003 e il 2006 vince alcune tappe di Coppa del Mondo in diverse specialità: inseguimento individuale, corsa a punti e scratch. Nel marzo del 2008 invece riesce persino a vincere la medaglia d’oro, ai campionati Mondiali di Manchester, nella corsa a punti, gara in cui è solitamente necessaria un’ottima resistenza. A maggio di quell’anno poi arriva anche un’ulteriore gioia quando, alla sua prima partecipazione a un Grande Giro, vince la diciannovesima tappa del Giro d’Italia, da Legnano al Monte Pora, con arrivo in salita. Partito in fuga insieme ad altri attaccanti, è l’unico a resistere sulle rampe dell’asperità lombarda, fino ad anticipare il resto del gruppo e gli uomini di classifica di quasi cinque minuti.



Nel 2009 e nel 2010 milita nella formazione spagnola della Caisse d’Epargne diretta da Eusebio Unzue, erede della gloriosa Banesto con cui Miguel Indurain aveva centrato tutte le sue vittorie al Giro e al Tour. In quei due anni Kiriyenka si mette a completa disposizione della squadra, entrando in numerose fughe e non riuscendo ad alzare le braccia al cielo in nessuna occasione, pur togliendosi la soddisfazione di prendere il via per la prima volta del Tour de France nel 2010. L’anno dopo, però, la squadra cambia nome in Movistar e il corridore bielorusso sembra beneficiarne. Vince la seconda tappa della Vuelta al País Vasco ma soprattutto la ventesima e la penultima del Giro d’Italia, da Verbania al Sestriere. Ci si aspetta lo scontro finale corpo a corpo tra i contendenti alla classifica generale prima della cronometro conclusiva, ma Kiriyenka riesce a fare meglio dei 12 compagni di fuga e arriva per primo al traguardo dopo aver scalato da solo il Colle delle Finestre, salita di 18,5 chilometri di cui gli ultimi otto in sterrato. Poco dopo, arriva anche la conquista della classifica generale della Route du Sud, breve corsa a tappe francese.



Nel 2013 si trasferisce al Team Sky, che progetta di vincere il Tour de France per il secondo anno consecutivo e che vede in Kiriyenka un gregario ideale per Bradley Wiggins e Chris Froome, i due uomini di punta dello squadrone inglese. Froome in effetti conquista la Maglia Gialla anche grazie al suo contributo, così poche settimane dopo, alla Vuelta a España il bielorusso ha il via libera per vincere la diciottesima frazione, da Burogs a Peña Cabarga, dopo la solita fuga da lontano. L’anno dopo ritorna al Tour e alla Vuelta per fare da gregario a Froome, ma entrambe le spedizioni risultano sfortunate, con poche occasioni per mettersi in mostra. Negli anni alla Sky però riprende a lavorare molto sulle cronometro, e i risultati sembrano pagare. Nel Campionato del Mondo di Limburgo 2012, infatti, sale sul terzo gradino del podio, alle spalle soltanto di due eccellenti specialisti come Tony Martin e Taylor Phinney. Nei due anni successivi, invece, ottiene solo due medaglie di legno, ma dimostra comunque una buona continuità nella corsa contro il tempo, pari a quella dei migliori interpreti della specialità. Il suggello di tale crescita arriva ancora una volta al Giro d’Italia, nel quale torna a correre nel 2015 per aiutare il compagno di squadra Richie Porte a conquistare il podio finale di Milano. L’australiano è però sfortunato nelle prime tappe, in cui consegue numerose cadute che gli fanno perdere molto tempo in classifica. L’obiettivo della squadra perciò diviene quello di conquistare quante più tappe possibile, e nella quattordicesima, una lunga cronometro vallonata di quasi sessanta chilometri, arriva la vittoria di Kiriyenka, bravo a resistere alla rimonta finale degli spagnoli Luis León Sánchez e Alberto Contador.