Il primo titolo non si scorda mai. Per Camila Giorgi è arrivato in Olanda, sull’erba di ’s-Hertogenbosch (o Den Bosch, se preferite la forma breve e colloquiale); un WTA International che due anni fa aveva festeggiato il trionfo di una Simona Halep al suo secondo successo e ancora lontana dai fasti della Top 5 e delle semifinali Slam. Certamente l’augurio per Camila è che la sua carriera possa ripercorrere quella che fin qui ha compiuto la rumena; ma intanto ci godiamo il trionfo. Che arriva dopo tre finali perse; sembrava una maledizione, anche perchè la Giorgi non era certo caduta contro giocatrici nettamente superiori (quest’anno a Katowice ha perso da Anna Karolina Schmiedlova, lei pure al primo titolo WTA).



La vittoria contro Belinda Bencic è invece prestigiosa per l’avversaria, che nell’unico precedente l’aveva piallata senza pietà (erano le qualificazioni del Madrid Open lo scorso anno) e che al di là di un’inizio stagione non entusiasmante è pur sempre l’esordiente dell’anno 2014, a 18 anni è già nella Top 30 WTA ed è una predestinata da quando era una bambina (come poi ha dimostrato nel mondo juniores, diventando la prima a vincere due Slam consecutivi dai tempi di Anastasia Pavlyuchenkova nel 2007, e la prima a vincerli nello stesso anno solare da quando Kirsten Flipkens lo aveva fatto nel 2003). Camila ha dedicato la vittoria a papà Sergio: curioso a dirsi, il suo genitore-allenatore è stato spesso una figura discordante almeno stando a sentire i fans, che sulle pagine ufficiali dei social network hanno sempre addossato a lui – ai suoi nervi in particolar modo – i fallimenti della figlia. Al di là delle questioni tecniche (è senz’altro vero che il potenziale della Giorgi andrebbe incanalato e guidato da una mano e una mente esperte, in grado di farle interpretare al meglio le diverse fasi di un match) il primo titolo WTA della tennista di Macerata non arriva poi troppo tardi rispetto alle connazionali: per dire, Sara Errani e Flavia Pennetta erano nell’anno dei 22 quando hanno trionfato per la prima volta, Francesca Schiavone addirittura nei 27. Se è vero che le tenniste italiane maturano più tardi, e la storia ci dice così, Camila rispetta i tempi; adesso sta a lei proseguire su questa scia e capire che il talento e i mezzi da soli non bastano, serve anche – ed è soprattutto vero nel tennis femminile – la testa sempre al 100%. La settimana ci ha consegnato un’altra grande storia: quella di Ana Konjuh. IlSussidiario.net l’aveva intervistata in esclusiva a fine 2014 (clicca qui per il testo completo) al termine del primo anno da professionista; oggi, dopo aver vinto 3 incontri in due giorni causa pioggia, la croata ha portato a casa il primo titolo WTA a Nottingham (erba, categoria International). Unica, insieme alla Bencic, a vincere due Slam juniores nello stesso anno dal 2006 (sempre la Pavlyuchenkova), la Konjuh trionfa a 15 anni, 5 mesi e 19 giorni; non è certo un record perchè nel passato più di una tennista ha fatto meglio di lei (da Tracy Austin e Mirjana Lucic-Baroni, che vinsero addirittura all’esordio, passando per Andrea Jaeger e Jennifer Capriati, una star a 14 anni), ma visti i tempi che corrono il traguardo è eccezionale. Del resto la sua prima vittoria in un match WTA era arrivata alla prima partita giocata, contro la numero 14 del ranking (Roberta Vinci, a Auckland); se son rose fioriranno, e la Konjuh è sulla buonissima strada. 



(Claudio Franceschini)

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