Il calcio, i giovani e i vivai. Un concetto che torna di attualità in un periodo che ha visto andare in scena le Final Eight scudetto del campionato Primavera (vinto dal Torino) e che ci presenta l’importante appuntamento degli Europei Under 21. I giovani e la Serie A: quante volte si è parlato di società che non investono sui loro talenti in erba, dei tanti stranieri che arrivano a coprire i buchi delle rose, dei giovani che devono emigrare per trovare spazio? Tante, forse troppe; IlSussidiario.net ha scambiato quattro chiacchiere in esclusiva con un classe ’97 originario della Costa d’Avorio il cui cartellino è di proprietà dell’Inter. Ismael Sanogo, attaccante, con i nerazzurri ha vinto lo scudetto dei Giovanissimi Nazionali nel 2012, facendo parte di una squadra che, guidata da Salvatore Cerrone, comprendeva tra gli altri Federico Bonazzoli e Samuel Darko Appiah; ha giocato nelle giovanili dello Spezia e nella stagione appena conclusa è stato nella Berretti della Pro Piacenza. Nel frattempo porta avanti gli studi: ha frequentato il Centro Formazione Professionale Canossa di Lodi, sostenendo in questi giorni – con successo – l’esame di qualifica professionale, abbandonato per un anno – quello di La Spezia – ma poi ripreso (“gli insegnanti mi hanno fatto sapere che avrei sempre avuto un posto”, ci ha detto) A lui abbiamo chiesto di raccontarci i suoi trascorsi nel mondo del calcio giovanile, le sue speranze e i suoi obiettivi e qualche indiscrezione su qualche collega già arrivato alla Serie A.
Ismael, com’è andata la stagione a Piacenza? Non sono proprio soddisfatto. Ero partito bene con la Berretti, mi ero ambientato ed era trapelata la possibilità di arrivare in prima squadra; poi sono sopraggiunti problemi di natura contrattuale, ho avuto un paio di infortuni, ho saltato qualche giornata perchè non c’era il transfer…
Insomma, non una stagione da ricordare… Direi di no; per dirla tutta, l’anno prossimo spero in una nuova esperienza.
A proposito: il primo luglio torni formalmente all’Inter, e poi? Non so ancora: se ne occupa il mio procuratore. Però, da quello che ho capito, non dovrei rientrare nei loro piani; penso che nel caso mi avrebbero già fatto sapere qualcosa, mi avrebbero chiamato per giocare il trofeo Dossena (si svolge a Crema in questi giorni, ndr)…
Se potessi scegliere, cosa preferiresti? Sicuramente avere più minuti. Nell’Inter probabilmente non giocherei tanto, io invece vorrei essere un giocatore importante, essere acquistato magari da un’altra Primavera, da una società che creda in me e mi metta in campo. Quando sono andato a Cremona…
Sì? Ero riuscito a far ricredere l’Inter con ottime prestazioni, ma poi sono finito allo Spezia. E lì ho avuto un’appendicite che è finita in peritonite – diciamo che avevo sottovalutato qualche dolore che sentivo! Riprendere è stato difficile: il fisico non rispondeva più come prima, ci ho messo almeno un mese a ripartire.
Accetteresti oggi un’esperienza in Lega Pro? Sì, ma in prima squadra! Nella Berretti il livello era inferiore a quello che avevo raggiunto… io ho vinto lo scudetto con i Giovanissimi Nazionali, giocavo con Bonazzoli e Samuel Appiah e facevo la mia figura, vorrei avere le mie opportunità. Anche in Serie D, che oggi si può considerare una sorta di C2 dei tempi: con un progetto serio e la possibilità di giocare con continuità non mi dispiacerebbe provare.
Dal punto di vista tecnico e tattico che tipo di giocatore sei? Punto molto sulla forza fisica, ho buone doti nel puntare e saltare l’uomo. Sono un attaccante e tanti mi dicono che dovrei essere più egoista! (ride, ndr). Ma in generale devo migliorare in qualche lettura del gioco.
C’è un giocatore al quale ti ispiri? Mi piaceva molto Abel Hernandez quando giocava nel Palermo, poi per spirito di sacrificio e dedizione cerco di ispirarmi a giocatori come Cavani e Drogba.
Studi da prima punta quindi…
Gioco in quella posizione, ma io preferisco svariare per il campo e quindi il ruolo di seconda punta è forse quello più congeniale; però quando ho iniziato giocavo a centrocampo. Poi segnavo e allora mi hanno spostato davanti… diciamo che non ho ancora le idee chiarissime.
Parlando del calcio giovanile in Italia, qual è la tua esperienza? Posso dirti che all’Inter la prima cosa sulla quale ti formano è la disciplina. Puntano tantissimo sul comportamento fuori dal campo, dicono sempre che prima si è uomini e poi calciatori. Certo, ho visto anche realtà ben diverse… ma penso sia normale, ogni società ha un suo metodo.
Credi che l’attenzione sui vivai e sui giovani sia quella giusta? Credo che la crescita dei giovani sia monitorata piuttosto bene. Poi dipende: molti arrivano, molti altri potrebbero arrivare ma per svariati motivi non ce la fanno, magari perchè gli si preferisce altri…
Uno che è arrivato, per esempio, è Cataldi… Conosco molto bene Danilo, l’ho visto giocare spesso e l’ho conosciuto tramite una persona che mi assisteva in passato. Ti dico questo: per me gli ha fatto benissimo l’esperienza a Crotone. Si è ambientato nel calcio professionistico, fosse passato subito in prima squadra non penso avrebbe avuto lo stesso impatto.
Come mai? Perchè la differenza tra le categorie è tanta. Io, dopo aver giocato nei Giovanissimi, mi sono allenato con la Primavera: il pallone lo stoppavo, ma appena mi giravo ne avevo addosso due… ti devi abituare e ci vuole tempo.
Hai parlato prima di Bonazzoli: conoscendolo bene, pensi che possa avere una carriera da top in Serie A? Lui ha già un anno e mezzo con la prima squadra dell’Inter e ha mostrato il suo potenziale; ma credo che gli farebbe bene un anno in Serie B. Adesso andrà alla Sampdoria; restasse lì avrebbe certamente meno spazio.
(Claudio Franceschini)