Il mondo del rugby è in subbuglio a causa della diatriba tra i giocatori dell’Italia e la Federazione sui premi e i gettoni di presenza per le partite in Nazionale. Una diatriba che ha portato gli azzurri a lasciare il ritiro di Villabassa, comune in provincia di Bolzano dove erano in ritiro in preparazione per la Coppa del Mondo che si disputerà in autunno in Inghilterra. La frattura è forte e per ora non è stata ricomposta, i giocatori vogliono essere trattati come quelli di altre nazioni più sviluppate nella palla ovale, professionisti veri di uno sport che negli ultimi anni è esploso in Italia. Per commentare quello che è successo abbiamo sentito Andrea Lo Cicero, “Il Barone”, 103 presenze in Nazionale, uno dei giocatori simbolo del nostro rugby. Eccolo in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.
Braccio di ferro giocatori-Federazione per i premi: com’è la situazione e cosa vogliono i giocatori? Non conosco fino in fondo la situazione, so che la Federazione ha garantito di pagare solo i premi per le partite più importanti come quelle con gli All Blacks e l’Inghilterra ad esempio, dimenticando tante cose… Ad esempio nessuno sa che quando un giocatore italiano fa parte di un club straniero gli viene decurtata una parte dell’ingaggio quando viene chiamato in Nazionale.
Richieste giuste o si esagera? Sono richieste giuste, legittime, sono stato per dieci anni all’estero e avevo un contratto come tutti gli altri giocatori. Nei paesi stranieri le cose che succedono in Italia non ci sono. Nel nostro paese nel rugby paghiamo le tasse e non abbiamo una pensione a fine carriera.
Il rugby comunque è a tutti gli effetti uno sport professionistico? Già, la Federazione non è professionistica, i giocatori però si allenano dalla mattina alla sera, per loro è un vero lavoro ed è impensabile che non prendano nulla. In fondo il successo di questo sport in Italia si deve molto a loro. Prima si giocava al Flaminio, ora all’Olimpico, quando l’Italia gioca il 6 Nazioni in casa c’è sempre il tutto esaurito. Mi sembra giusto che vengano riconosciuti i loro diritti.
Per la prima volta il mondo del rugby tanto decantato non sembra così magico? Non sono d’accordo. Resta lo sport più bello, quello più vero tra le discipline di squadra.
Quanto potrebbe comportare per i risultati dell’Italia la sospensione del ritiro e degli allenamenti? Niente, perché i giocatori li conosco bene. Rimarranno in forma per il Mondiale, si sapranno gestire, saranno pronti anche ad allenarsi di notte. Anche a livello mentale sanno come comportarsi, come gestirsi, non ci sarà nessun problema in questo senso.
Ci sono stati casi simili che ci può raccontare in altre Nazionali? All’estero come dicevo prima è diverso, qualsiasi giocatore è tutelato, ha un contratto e un gettone di presenza quando disputa una partita in nazionale. Diciamo che quello che succede nello sport si nota di più in Italia, dove anche la situazione del lavoro non è mai così chiara, i diritti dei lavoratori non così rispettati.
Teme un calo di popolarità di uno sport che ormai piace tantissimo? Purtroppo non c’è la giusta informazione, purtroppo c’è chi parla senza sapere le cose e critica il mondo del rugby dando magari la colpa ai giocatori, che hanno tutti i diritti di ricevere i giusti compensi quando disputano le partite della Nazionale.
Brunel cosa dice? Brunel non ha così tanta voce in capitolo, del resto lui ha avuto un contratto che scadrà dopo il Mondiale e cerca soprattutto di preparare l’Italia per l’appuntamento iridato in Inghilterra. (Franco Vittadini)