Ci siamo: l’appuntamento più importante della stagione del tennis prende il via. Siamo a Wimbledon: il torneo dello Slam sull’erba torna con i suoi colori verde e viola, con la tradizione delle fragole con crema, con gli abiti rigorosamente bianchi. Tradizione e fascino, tribune vip che si riempiono di grandi personaggi dello sport, britannici (con tanto di presentazione ufficiali e folla in visibilio) e anche non britannici. In campo, due settimane di passione ed epica, di scontri all’ultimo punto e sudore per conquistare il trofeo più ambito. Abbiamo già buttato un occhio al tabellone (clicca qui per approfondire), ora cerchiamo di capire quali possano essere favoriti, outsider e sorprese di Wimbledon 2015, al netto dei possibili incroci perchè, come ben sappiamo, se vuoi vincere uno Slam solitamente devi essere in grado di battere anche chi è più forte di te. Abbiamo parlato del tabellone femminile in altra sede (clicca qui per i pronostici) mentre qui ci concentriamo in particolare sul torneo maschile.
Ne mettiamo tre, in un possibile ordine. Andy Murray ha spezzato la maledizione britannica riportando il trofeo di Wimbledon al Regno Unito dopo 77 anni. Già questo basterebbe a dargli i crismi del favorito, e c’è di più. Perchè lo scozzese arriva dal quarto trionfo al Queen’s, ha avuto un’ottima stagione sulla terra (che non ha mai amato) e appare finalmente pronto a livello mentale. Che abbia vinto solo due Slam si deve al fatto che molto spesso ha trovato il numero 1 del mondo sulla sua strada, ma qui sull’erba, e con tutto il pubblico a favore, può ripetere il colpo di due anni fa. Novak Djokovic è rimasto scottato dalla finale persa al Roland Garros; pensava di arrivare a Londra con le possibilità di Grande Slam aperte, e invece ha ancora otto Major in bacheca e deve nuovamente dimostrare che se vuole può dominare chiunque. Però è campione in carica e la pressione è tutta su di lui; fisicamente e come gioco non teme rivali, è con la testa che deve vincere il torneo. Roger Federer va inserito tra i favoriti perchè ha vinto sette volte, può diventare il giocatore più dominante di sempre a Wimbledon e sull’erba la sua tecnica viene esaltata e sublimata. Su di lui pendono i dubbi legati alle fatiche di match al meglio dei cinque set; passino i primi turni e un tabellone non esattamente impossibile (anzi), ma Berdych e Murray (per non parlare del solito Monfils) sono ossi duri che dovrà scansare prima della finale.
Sono tanti, ma realisticamente ne individuiamo un piccolo gruppetto. Da Grigor Dimitrov ci si aspetta sempre il salto di qualità: il bulgaro ha un gioco che si adatta benissimo all’erba e la semifinale di un anno fa lo dimostra. Però a questo punto della carriera non basta essere nella Top Ten e prendersi qualche grande vittoria singola, serve l’impresa. Può arrivare qui, perchè il tabellone non è poi impossibile. Agli ottavi c’è un possibile incrocio con Nick Kyrgios; outsider sì, perchè l’anno scorso aveva fatto fuori Nadal e da buon australiano che spara cannonate al servizio ha il gioco giusto per dominare questo torneo. Gli manca il killer instinct: è un ’95 e giocare contro mostri sacri del tennis può farti crollare psicologicamente. Lui la forza mentale ce l’ha, ora deve dimostrare anche sul campo di valere uno Slam. Infine Stan Wawrinka, campione al Roland Garros: se lo svizzero trova le due settimane perfette può battere tutti in rapida serie, su di lui pende il punto di domanda sulla forma fisica e il fatto che dalla sua parte di tabellone ci sono Djokovic e Nishikori oltre ai già citati Dimitrov e Kyrgios. Tutti gli altri, da Kei Nishikori (mai davvero competitivo sull’erba di Londra) a Rafa Nadal che è ormai lontano dai giorni migliori, a Tomas Berdych sempre regolare nei risultati ma raramente vincente (ha giocato la finale nel 2010) si giocano una piccola porzione di gloria.
Negli ultimi 12 anni il torneo maschile di Wimbledon lo hanno vinto solo in quattro. Sette volte Federer, due a testa Djokovic e Nadal, una Murray. I Big Four che hanno dominato il circuito dettano legge; negli altri tre Slam la continuità è già stata spezzata (da Wawrinka gli Australian Open e il Roland Garros, da Marin Cilic gli Us Open), solo i Championships resistono nel loro status quo. Questo però è stato un torneo di grandi serie di vittorie: quelle di Pete Sampras, quelle di Stefan Edberg e Boris Becker e prima ancora del trio Connors-Borg-McEnroe (dal 1974 al 1984 vinsero 10 delle 11 edizioni, con la sola incursione di Arthur Ashe nel 1975). Sarà questo l’anno buono per un nome nuovo?
(Claudio Franceschini)