Ne abbiamo già viste di sfide di questo tipo; 43 per la precisione, e non ci stanchiamo mai. Se quel giorno di aprile del 1973  ad Akron, Ohio, avessero detto a una spaurita ed emozionata Martina Navratilova che avrebbe giocato altre 79 partite contro il suo mito Chris Evert, e ne avrebbe vinte 43, lei non vi avrebbe creduto. Ci sta: Martina allora era una sedicenne timida e introversa, costretta dal regime cecoslovacco a rientrare nel Paese non appena avesse portato a termine i suoi impegni. Laltra, a 18 anni, era già una star; ne sarebbe uscita unamicizia sincera e, quel che più interessa ai fan del tennis, una rivalità senza precedenti. 



Allo stesso modo, provate a chiedere a Novak Djokovic cosa pensasse di Rafa Nadal quando lo incrociò per la prima volta nel 2006, da professionista. Eravamo proprio qui, a Parigi: certo Djokovic, pure appena diciannovenne, era già una grande promessa e avrebbe chiuso lanno al numero 16 del ranking ATP. Quel giorno si ritirò dopo aver perso i primi due set; da allora, Djokovic e Nadal si sono affrontati altre 42 volte, in 22 occasioni ha vinto lo spagnolo ma Nole, che nel frattempo è diventato il dominatore del circuito, ha girato linerzia dello scontro portando a casa cinque delle ultime sei partite. Con uneccezione: il Roland Garros. Qui, il serbo non ha mai battuto Rafa: lo ha sfidato, dopo quel quarto del 2006, tre volte in semifinale e due in finale. Ne è sempre uscito con le ossa rotte; ma questanno cè la netta sensazione che le cose possano cambiare. Perchè Djokovic è un giocatore diverso; prima di vincere Wimbledon un anno fa, al quinto set contro Federer, aveva la strana tendenza a fallire i grandi appuntamenti. Arrivava in finale e perdeva; la vittoria sullerba di Londra, la seconda della carriera, è stata una svolta a livello mentale che ha influito sul gioco. Da allora ha portato a casa pressochè tutti i tornei che ha giocato; Australian Open, Indian Wells, Miami, Montecarlo, Roma. Non ha vinto a Madrid perchè non cera; non ha vinto gli Us Open perchè ha trovato sulla sua strada un Nishikori gigantesco. Per contro, e quasi seguendo una linea contraria, Nadal è calato. Tornato in maniera miracolosa nel 2013 dopo otto mesi di inattività, il 2014 lha visto pagare dal punto di vista fisico; chissà che in qualche modo centri Djokovic, perchè se il tuo rivale numero uno diventa ingiocabile devi avvicinare il limite per batterlo, ma se cammini vicino al precipizio puoi sempre finire giù. Questo pare essere accaduto a Rafa, ed ecco perchè oggi il signore di Parigi può franare nella terra rossa che ha conquistato e domato, diventando il primo uomo a vincere 70 incontri al Roland Garros ed eguagliando i nove titoli di singolo Slam che la Navratilova (guarda un po) detiene a Wimbledon. 



E poi cè la nostra Sara Errani. Chiamata oggi a una missione impossibile: battere Serena Williams, contro cui non ha mai vinto in otto precedenti. Due set vinti: uno a Dubai nel 2009, uno in Fed Cup lo scorso aprile. Serena è la nemesi di praticamente tutte le giocatrici del circuito femminile; Maria Sharapova per esempio la sogna di notte da 11 anni, cioè dallultima volta che lha battuta prima di una serie di 16 sconfitte consecutive. Sara ha problemi evidenti contro giocatrici che tirano a tutto braccio: non ha mai battuto la Sharapova, ha 1-7 contro la Azarenka. Il perchè è chiaro; ma qui siamo sulla terra, siamo su una superficie che Sara controlla e gestisce a piacimento, dove la pallina rimbalza meno, ha traiettorie difficili, si ferma e lascia tempo per il colpo. Vero: sulla terra il record resta 0-5, perchè Serena è Serena e Sarita certi vincenti li può solo sognare. Ma ha altre armi: innanzitutto psicologiche, perchè non ha nulla da perdere e sa invece che se la Williams entra in crisi può andare in pezzi rapidamente. E poi, la numero 1 del mondo non sta bene: il gomito che lha costretta al ritiro a Roma non è al 100%, la febbre lha assalita qualche giorno fa, per tre volte ha dovuto rimontare un set di svantaggio. Resta, e anche per distacco, la giocatrice più forte del pianeta e una alla quale devi aver stretto la mano sotto rete prima di dire di averla davvero battuta. Se però cè un giorno per limpresa è questo; e sappiamo bene che tutte le grandi vittorie nascondono sempre un momento nel quale si è fatto qualcosa di storico, sia essa la finale o un incontro precedente con match point annullati o il pronostico tutto contrario. Manca poco e si vedrà: noi ci crediamo, perchè a crederci non si sbaglia. 



(Claudio Franceschini)