Ieri sera si è svolta a Roma la trentacinquesima edizione del Golden Gala di atletica, prestigioso meeting della che dal 2013 è intitolato al compianto velocista Pietro Mennea, scomparso proprio in quell’anno poche settimane prima del meeting creato nel 1980 da Primo Nebiolo. L’edizione 2015, svoltasi come da tradizione nello Stadio Olimpico di Roma, si è aperta con la commemorazione di Annarita Sidoti, marciatrice azzurra campionessa del mondo sui 10 chilometri nel 1997 ad Atene, scomparsa prematuramente lo scorso 21 maggio in seguito a una lunga malattia. Dopo l’ingresso in pista dei figli e di marciatori di ieri e di oggi, si è dato il via alle gare, con la solita folta partecipazione di stelle dell’atletica internazionale.

Il re della manifestazione si è confermato essere anche quest’anno Justin Gatlin, vincitore per il terzo anno di fila dei 100 metri maschili, la gara regina dell’atletica, con la prestazione di maggior prestigio della serata, un che migliora di un centesimo il record del meeting fatto registrare da Usain Bolt nel 2012 e che è di poco più alto del primato personale dell’americano, un 9”74 che coincide anche con il miglior tempo stagionale da lui fatto registrare a Doha lo scorso 15 maggio. L’americano ha superato il francese Jimmy Vicaut e il connazionale Mike Rodgers, entrambi sotto il muro dei 10 secondi. Assente il primatisma e campione mondiale Bolt, quindi, la gara non ha comunque deluso le aspettative, in attesa del duello tra Gatlin e il giamaicano previsto per i prossimi Campionati del Mondo, che si svolgeranno ad agosto a Pechino.

Altro risultato di rilievo registrato sulla pista romana è quello del salto triplo, caratterizzato da un podio tutto cubano. La gara è stata vinta come da pronostico da Pedro Pablo Pichardo con 17,96 metri ottenuti al secondo salto (perdipiù con vento leggermente contrario), una misura che segna il record del Golden Gala superando un mito della specialità come Jonathan Edwards, attuale primatista mondiale. La prestazione è inoltre molto vicina al suo personale, un 18,08 stabilito proprio quest’anno. Dopo aver dominato le categorie giovanili, il caraibico, classe 1993, ha già conquistato la medaglia d’argento agli ultimi campionati mondiali di Mosca e sembra davvero destinato a diventare il più forte al mondo nella specialità. La migliore prestazione stagionale è arrivata nei 5000 metri maschili, dominati in dall’etiope Yomif Kejelcha davanti al keniano Paul Kipngetich Tanui e al connazionale Hagos Gebrhiwet, entrambi capaci di un ottimo crono.
L’altro primato stagionale della serata è arrivato negli 800 metri, con l’ fatto segnare dall’etiope Mohammed Aman, che ha preceduto il portacolori del Botswana Nijel Amos e il keniano Job Koech Kinyor, anche loro autori di ottime prestazioni molto vicine a quelle del vincitore. Nella stessa gara, è arrivata anche la migliore prestazione azzurra della serata: con il tempo di 1’45″07, Giordano Benedetti si è infatti piazzato ottavo e ha centrato il limite per la qualificazione ai prossimi Campionati del Mondo di Pechino. Una piccola sorpresa è invece giunta dai 200 metri, in cui il favorito della vigilia, il francese Christophe Lemaitre, si è dovuto accontentare della seconda piazza alle spalle del sorprendente greco Stéfanos Tsákonas, che con il tempo di ha migliorato di 22 centesimi il proprio primato personale. A chiudere il podio, l’americano Harry Adans.

La gara più emozionante è stata però quella del lancio del giavellotto maschile, vinta dal ceco Vítezslav Veselý con 88,14 metri (seconda misura dell’anno) davanti al keniano Julius Yego e all’atleta di Trinidad e Tobago Keshorn Walcott. Alla gara ha partecipato anche un atleta italiano, Norbert Bonvecchio, che con la misura di 79,45 metri ha fatto segnare la sua seconda prestazione in carriera. Il salto con l’asta non ha presentato sorprese: a vincere è stato infatti il favorito Renauld Lavillenie (anche lui al terzo successo a Roma) con 5,91 metri, risultato eccellente in vista dei campionati mondiali, soprattutto considerando che il francese ha mancato di un soffio il salto a 6,01 metri, che avrebbe significato stabilire il nuovo record del meeting, battendo quello attuale appartenente a Serhij Bubka e risalente all’ormai lontano 1984. Alle sue spalle, si è classificato il brasiliano Thiago Braz da Silva, che ha fatto registrare il nuovo primato sudamericano con i suoi 5,86 metri.

In campo femminile spicca la vittoria nella gara del salto in alto della campionessa europea in carica, la spagnola Ruth Beitia, capace di saltare 2 metri (quinta prestazione dell’anno) in una gara di grande spessore in cui è arrivata seconda l’ex campionessa del mondo Blanka Vlasic, tornata pimpante e tifata da tutto lo stadio Olimpico dopo la prematura eliminazione dell’azzurra Alessia Trost a 1,90 (forse la più grande delusione della serata per il pubblico romano). Al terzo posto, la campionessa mondiale indoor del 2014, la polacca Kamila Licwinko-Stepaniuk. Deludente anche l’italo-cubana Libania Grenot nei 400 metri, che pur abbassando il proprio limite stagionale fino a 51″72 ha chiuso la gara solo ottava. La prova invece è stata vinta dalla statunitense Francena McCorory in , di poco avanti alle giamaicane Kerron Stewart e Simone Facey. I 200 metri sono stati vinti dall’americana Jeneba Tarmoh in dopo il forfait dell’ultimo minuto della campionessa olimpionica giamaicana Shelly-Ann Fraser-Pryce, mentre nei 110 ostacoli sono cadute entrambe le favorite, ovvero la campionessa del mondo Brianna Rollins e l’olimpionica Sally Pearson (sospetta frattura del polso per lei), e a spuntarla è stata Sharika Nelvis in . I migliori tempi stagionali sono arrivati invece tutti dal mezzofondo: nei 1500 metri, grazie all’ottima prestazione della statunitense Jenny Simpson, che ha chiuso la gara in , e nei 3000 siepi, vinti dalla keniana Hyvin Kiyeng Jepkemoi facendo fermare il cronometro sul .

Alla fine della serata, però, l’atleta più applaudita è stata l’italiana Antonietta Di Martino, primatista nazionale ed ex vice-campionessa mondiale del salto in alto ritiratasi dall’attività agonistica proprio alla vigilia del Golden Gala. Alla campana è stato concesso un posto sul podio della sua gara, in mezzo alle sue ex avversarie Beitia e Vlasic, e un meritato giro di pista per salutare i propri tifosi. Per tributarle il giusto commiato era presente anche l’ex campionessa della specialità Sara Simeoni, a cui la Di Martino aveva strappato il record italiano (con 2,03 metri) nel 2007.