La finale che tutti si aspettavano è fissata. Cile-Argentina deciderà la Coppa America 2015: daccordo, non cè il Brasile, ma in questo momento i verdeoro sono una nazionale in cerca di se stessa e, per dirla in maniera più tecnica, in ricostruzione e soprattutto gli incroci del tabellone avevano messo una contro laltra, in semifinale, la Seleçao e lAlbiceleste. Alla fine lo scontro non cè nemmeno stato perchè il Brasile come quattro anni fa è stato fatto fuori dal Paraguay; e dunque sarà Cile-Argentina.
Di fronte ci sono due allenatori argentini; una costante, perchè anche il tecnico del Perù e quello del Paraguay, le altre due semifinaliste, vengono da lì. Jorge Sampaoli, 55 anni, e Gerardo Martino, 52, si sono anche incrociati brevemente nel corso della loro carriera da calciatori: era il 1977 quando Sampaoli entrava nelle giovanili del Newells Old Boys, dove il Tata militava già dal 1972. Uno, il secondo, sarebbe rimasto fino al 1990 tornando poi per altri tre anni e allenando un biennio; laltro avrebbe potuto continuare, ma si fratturò tibia e perone e nel 1995, a 35 anni, era già impegnato ad allenare. Sampaoli la sua gloria da tecnico lha trovata alla prima grande esperienza: con lUniversidad de Chile ha vinto lApertura per due anni consecutivi, ha ottenuto il record per vittorie iniziali in campionato (9), ha messo in bacheca la Copa Sudamericana ed è arrivato in semifinale di Copa Libertadores. Fin troppo ovvio che la federazione cilena decidesse di metterlo sotto contratto; meno ovvio il percorso di Martino, che da allenatore ha vinto tutto in Paraguay: con il Libertad tre campionati, un altro con il Cerro Porteno, soprattutto la finale di Coppa America quattro anni fa seguita ai quarti del Mondiale con la nazionale. Tornato al Newells si è preso il Clausura 2013 ed è stato qui che la sua carriera avrebbe potuto esplodere: è arrivata la chiamata del Barcellona, che per la prima volta dopo anni voleva affidarsi a un tecnico che non fosse interno e nemmeno olandese. Scelta caduta sul Tata, che ha vinto la Supercoppa ma poi ha perso la Liga allultima giornata con scontro diretto in casa ed è andato fuori ai quarti di Champions League, interrompendo una striscia di semifinali che durava dal 2008. Poteva essere un duro colpo, e invece subito dopo è arrivata la chiamata della federazione argentina; pronti via, ha riportato la squadra in finale di Coppa America demolendo il suo Paraguay.
Dal punto di vista tecnico, Cile e Argentina sono molto diverse. La Seleccion è una nazionale formata da stelle di prima grandezza, leader nei loro club di competenza, top player per quello che vale la definizione. Leo Messi, Sergio Aguero, Gonzalo Higuain, Angel Di Maria, e ancora il Pocho Lavezzi e Javier Pastore: tutti campioni ormai affermati in Europa a creare una squadra che parte sempre e comunque con il pronostico a favore e con il tasso tecnico più elevato, ma spesso e volentieri alla prova dei fatti non riesce a far emergere le individualità che in casi come questo servono per vincere le partite. Al Mondiale è arrivata in finale, ma entusiasmando pochissimo e non riuscendo a far male alla Germania pur avendone loccasione. Il Cile è un caso strano: i suoi elementi, almeno alcuni, faticano nelle rispettive squadre di club. Jorge Valdivia ha colpi di genio assoluto, ma dopo una vita in Brasile è tornato negli Emirati Arabi e nel Vecchio Continente ha giocato una manciata di partite; Mauricio Isla, matchwinner nei quarti, è finito dalla panchina della Juventus al prestito al QPR, cioè una squadra che lotta per salvarsi in Premier League; Edu Vargas, capocannoniere del torneo, nel Napoli non giocava mai, nel Valencia poco di più, anche lui è finito al Queens Park Rangers ma sempre in prestito e sempre con un ruolo da comprimario, adesso torna formalmente in Italia e chissà. Una nazionale di giocatori in cerca di riscatto, che quando vestono la Roja riescono sempre ad elevare il loro rendimento, e in questo centra molto Sampaoli che è un grande maestro del gioco ed evidentemente un super motivatore. Insomma, vada come vada ci aspettiamo una finale tesa e combattuta, e che vinca il migliore.
(Claudio Franceschini)