Novak Djokovic ha celebrato nel migliore dei modi il primo anniversario di matrimonio con la moglie Jelena, vincendo il torneo di Wimbledon per la terza volta in carriera. Un successo che lo ha spinto anche a festeggiare mangiando qualche prezioso filo d’erba del Centrale, come è ormai sua abitudine: “Sicuramente è senza glutine, quindi posso concedermi uno strappo alla dieta – scherzerà poi il serbo – ed è così dolce che non può farmi che bene”. Djokovic non si è nemmeno lamentato del tifo che era tutto per Roger Federer: “Normale quando giochi qui contro di lui, questa è casa sua”, poi analizza la gara a partire dal tie-break perso nel secondo set che poteva essere un grosso problema: “Perderlo è stato frustrante, poteva essere molto pericoloso contro Roger in una finale. Ho pensato fosse la mia ultima chance ma ho ritrovato subito concentrazione e forza mentale. Non potrei essere più felice, a 28 anni sono orgoglioso di ciò che ho fatto e sento di avere un grande futuro davanti a me”.
Roger Federer è la leggenda, ma anche Novak Djokovic è ormai pienamente nella storia del tennis. Non potrebbe d’altronde essere diversamente per un giocatore che ha già raggiunto la quota di nove vittorie nei tornei del Grande Slam: ieri ha vinto Wimbledon per la terza volta dopo i precedenti successi del 2011 e del 2014 sull’erba di Londra. Ben cinque i successi a Melbourne, nel suo amatissimo Australian Open (2008, 2011, 2012, 2013 e 2015), inoltre nel 2011 vinse anche gli Us Open. Manca solo il Roland Garros, ma davanti a sé il tennista ha solo sette grandi campioni della storia: lo stesso Federer che è primo a quota 17, Nadal, Sampras, Emerson, Borg, Laver e Tilden. Adesso resta solo da conquistare il pubblico che ancora ama lo svizzero…
Sarà per la sua pulizia del gesto. Per l’eleganza dei movimenti e la varietà di colpi che non ha eguali forse in tutta la storia del tennis mondiale. O forse per la sua estrema semplicità nonostante la maestà del campione. Ecco, Roger Federer forse per tutto questo, o forse semplicemente perché è il più grande di sempre, è amato dal pubblico che nonostante la sconfitta lo ha acclamato ed esaltato. Come ha scritto il Corriere della Sera, “nel cuore della gente Roger ha il posto garantito”; nonostante la sconfitta in finale nella “sua” Wimbledon contro il n.1 Nole Djokovic, Federer oggi inizia ad essere apprezzato anche per le sconfitte, per il lato profondamente umano che viene evidenziato. Non si esaltano più solo le vittorie ma tutto il mondo di Roger Federer: non vince uno slam dal 2012 eppure rimane il re dell’empireo, oggi anche abbassato sulla terra e reso più umano, ma non per questo meno amato. A lui sembra scritta la frase di Kipling che domina sullo spogliatoio di Wimbledon: “Se saprai confrontarti con trionfo e rovina, e trattare allo stesso modo questi due impostori”. Anche se sconfitto, il più amato, Re Roger.
Un curioso aneddoto si lega alla finale di Wimbledon fra Novak Djokovic e Roger Federer. Come possiamo leggere su La Gazzetta dello Sport di oggi, nel giorno in cui è nato Stefan, il primo genito di Djokovic, il tennista serbo ha telefonato a Federer – che di figli ne ha ben quattro – per chiedergli consigli pratici sulla vita da padre. Pannolini, pappe, notti insonni hanno migliorato il rapporto fra i due, che anni fa non era idilliaco. Molto significativa una frase dello svizzero: “Lo sanno tutti che in passato ho avuto problemi con il suo atteggiamento, ma da tempo è diventato una persona educata e perbene”. Risponde nole: “Roger è il più grande giocatore di sempre, un esempio che mi ha reso più forte”.
Una finale di Wimbledon fra Novak Djokovic e Roger Federer è già uno spettacolo straordinario, ma lo diventa ancora di più se si considera che il serbo è allenato da Boris Becker e lo svizzero invece è seguito da Stefan Edberg, due grandi rivali fra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. In particolare i due furono protagonisti di tre finali consecutive proprio a Wimbledon: Edberg vinse nel 1988 e 1990, mentre Becker ebbe la meglio nel 1989. Adesso i loro pupilli sono a due finali consecutive (entrambe vinte da Djokovic), chissà se anche loro caleranno il tris fra dodici mesi…
Il vincitore dell’edizione 2015 di Wimbledon è Novak Djokovic. Il serbo conquista così per la terza volta (la seconda consecutiva) il torneo su erba londinese, dopo aver battuto Roger Federer in due ore e cinquantacinque minuti di gioco. I due giocatori si presentano in campo in condizioni psicologiche opposte: il serbo numero 1 al mondo è sembrato altalenante per tutto il torneo, soffrendo molto sia negli ottavi contro il sudafricano Kevin Anderson (contro il quale si è trovato sotto 0-2, a un passo dalla clamorosa eliminazione) che in semifinale contro il francese Richard Gasquet (pur sconfitto in tre set); lo svizzero invece ha mostrato per due settimane un tennis di alto livello, come non gli capitava da diverso tempo, uscendo dal campo addirittura tra gli applausi scroscianti del pubblico dopo la semifinale vinta in tre set contro l’idolo di casa Andy Murray, nella partita forse più bella dell’intero torneo. Ed è proprio Federer a partire meglio: l’ottima continuità al servizio lo porta con tranquillità sul 3-2, quando riesce a sfruttare bene le incertezze sottorete di Djokovic per ottenere il primo break del match. Djokovic però inizia a correre da una parte all’altra del campo come al suo solito e riesce subito a conquistare il contro-break. Tenuto il successivo servizio, lo svizzero poi ha ben due palle set sul 6-5, annullate da Djokovic con molta sicurezza al servizio. Il successivo tie-break è un monologo del serbo, che chiude 7-1 grazie a diversi errori di Federer, tra cui il doppio fallo che mette il sigillo finale.
Nel secondo set Djokovic trova grande profondità e mette in difficoltà l’avversario, che però resta aggrappato al risultato e ha addirittura a disposizione due palle break nel sesto game, annullate però con scioltezza. Il numero 1 al mondo allora insiste di potenza, ma vede sfumare due set point, uno sul 5-4 (annullato con una smorzata sottorete che suscita l’ovazione del pubblico) e l’altro sul 6-5. Nonostante gli strenui tentativi di difesa di Djokovic, si va di nuovo al tie-break, ma con un finale diverso rispetto al precedente: Nole sembra poter controllare grazie a una migliore prima di servizio e si porta sul 6-3, ma Federer rinviene grazie anche a uno dei rari errori dell’avversario, annulla i tre set point, chiude sul 12-10 e riesce a pareggiare i conti, tra gli applausi del pubblico, ora tutto schierato dalla sua parte.
Dopo la fatica (sia fisica che nervosa) messa in campo per recuperare, lo svizzero però inizia il terzo parziale con poca forza nelle gambe. Il dritto lo tradisce, nel terzo game perde subito il servizio. Sul 3-2 per Djokovic, però, inizia a cadere un po’ di pioggia sul campo centrale, così i due tennisti vengono rispediti negli spogliatoi, mentre i teloni si distendono a proteggere l’erba dall’acqua. La pausa dura poco, ma ridà forza a Federer, che sembra poter tornare a lottare come nei primi due parziali. Il serbo però alza ulteriormente il livello del gioco e chiude in pochi minuti il set sul 6-4, senza ulteriori break. All’inizio del quarto set…
…lo svizzero prova a tenere i colpi dell’avversario e mantiene il servizio nei primi turni di battuta. Sul 2-2, però, Djokovic riesce a strappargli il break, e per Federer si fa notte. Al settimo game salva un altro break point, ma la fine sembra sempre più vicina.
Sul 5-3, al primo championship point, il serbo infatti non fallisce e si porta a casa il trofeo, dopo una partita in cui ha sbagliato poco o nulla (alla fine sono i soli 16 errori non forzati, contro i 35 dell’avversario, a fare in grossa parte la differenza tra i due). Una partita molto agonistica ma poco spettacolare, in cui cui l’atletismo ha trionfato sulla tecnica, in una giornata dal clima caldo ma non torrido. Per Djokovic si tratta del tris a Wimbledon, dopo le vittorie nel 2011 (in finale contro Rafael Nadal) e nel 2014 (contro lo stesso Federer) e del nono titolo complessivo in un torneo del Grande Slam su diciassette finali disputate. Per Federer, invece, sfuma la possibilità dell’ottavo titolo sull’erba inglese, che gli avrebbe permesso di diventare il tennista più vincente della storia di Wimbledon, staccando al primo posto William Renshaw e Pete Sampras, che al momento detengono con lui il primato.
Nonostante i 34 anni ormai prossimi, comunque, non stupirebbe ritrovare Federer ancora in finale nei prossimi anni, se il livello del suo tennis dovesse rimanere quello di quest’anno. Intanto, fra due mesi, allo U.S. Open, sarà sicuramente tempo di rivincita.