Dopo le tre tappe pirenaiche, il Tour de France 2015 torna in pianura (ma fino a un certo punto): la tredicesima tappa, da Muret a Rodez, di 198 chilometri, prevede tre gran premi della montagna (di quarta e terza categoria) e lo strappo finale sul traguardo, che fa gola agli scattisti e ai velocisti che riescono a tenere duro su tratti non troppo lunghi di pendenza. La vittoria alla fine sorride a Greg Van Avermaet, belga della Bmc, un corridore che ha proprio queste caratteristiche.
La frazione si presta perfettamente a una fuga da lontano, che prende forma sin dai primi chilometri. I corridori in avanscoperta sono originariamente sei: Thomas De Gendt, belga della Lotto-Soudal; Wilco Kelderman, olandese della Lotto Nl-Jumbo; l’australiano Nathan Haas della Cannondale-Garmin; i francesi Alexandre Geniez (Fdj), Cyril Gautier (Europcar) e Pierre-Luc Perichon (Bretagne). Il gruppo di testa arriva ad avere un vantaggio massimo di quattro minuti e mezzo sul plotone della maglia gialla, guidato come sempre dagli uomini della Sky. Nel frattempo, si segnalano le forature di Alberto Contador e Vincenzo Nibali, che però rientrano agevolmente anche grazie all’aiuto dei propri compagni di squadra, ma soprattutto la brutta caduta di Jean-Christophe Peraud: il corridore della AG2R finisce rovinosamente a terra, procurandosi ferite ed escoriazioni un po’ dappertutto e impiegando diversi minuti a risalire in bici per i forti dolori dovuti all’incontro con l’asfalto. Con grande tenacia e tra mille sofferenze, Peraud riuscirà comunque a rientrare in gruppo.
Intanto i fuggitivi si avvicinano sempre più al traguardo di Rodez, ma il loro vantaggio nei confronti del gruppo maglia gialla si assottiglia sempre più, e con esso anche le speranze che la fuga vada in porto. Nelle fasi finali della tappa, davanti rimangono in tre: Kelderman, De Gendt e Gautier, e a poco più di 10 chilometri dalla conclusione hanno ancora un margine di circa un minuto sul gruppone che però rinviene a forte velocità.
Come abbiamo già accennato a inizio articolo, gli ultimi 1000 metri sono caratterizzati da una rampa al 10% di pendenza media, dove i velocisti puri sono tagliati fuori, e non è un caso che a tirare il gruppo ci siano BMC, Tinkoff, MTN-Qhubeka e Orica-GreenEdge, ossia le squadre, rispettivamente, di Van Avermaet, Sagan, Boasson Hagen e Matthews, i favoriti della vigilia. Piccolo colpo di scena: Bauke Mollema fora proprio ai piedi della rampa, per sua fortuna la giuria gli neutralizzerà il tempo, consentendogli così di non perdere terreno in classifica generale.
Tra i fuggitivi rimasti ancora davanti, il primo a rompere gli indugi è Kelderman, che vuole assolutamente vincere a tutti i costi almeno una tappa per riscattare un Tour fin qui deludente per il giovane corridore olandese, venuto in Francia con l’ambizione di provare a fare classifica. Gautier però gli va subito dietro, mentre De Gendt perde qualche metro. Tuttavia non hanno fatto i conti con Greg Van Avermaet, fin qui semplice gregario di Tejay Van Garderen (che occupa tuttora il secondo posto alle spalle di Chris Froome), ma oggi, su un terreno a lui congeniale, ha deciso di giocarsi le proprie carte e a poche centinaia di metri dall’arrivo lancia l’attacco. L’unico a raccogliere il guanto di sfida è Peter Sagan, lo slovacco della Tinkoff è ancora alla ricerca di un successo di tappa e oggi sembra essere la giornata buona per lui. Eppure, nonostante riesca a prendere la scia di Van Avermaet, non riesce proprio a superarlo nei metri finali, con il belga della BMC che con un colpo di reni taglia la linea di traguardo per primo, Sagan deve accontentarsi ancora una volta del secondo posto, ma in compenso guadagna altri punti per la maglia verde e aumenta il vantaggio nei confronti di André Greipel, arrivato in netto ritardo rispetto ai primi. Al terzo posto Jan Bakelants, mentre John Degenkolb si deve accontentare della quarta posizione.
Gli uomini di classifica sono arrivati praticamente tutti assieme. Altri segnali di ripresa da parte di Vincenzo Nibali, che ha terminato la tappa proprio dietro a Chris Froome e davanti a Contador, Valverde, Van Garderen e Quintana. Per il messinese dell’Astana magari la classifica sarà pure compromessa, ma l’augurio è che sulle Alpi possa comunque dare spettacolo e, perché no, scombinare i piani della temibile Sky di Froome e Thomas. Menzione particolare per Jean-Christophe Peraud, che dopo la caduta era rientrato in gruppo ma poi ha dovuto mollare nel finale ed è arrivato con oltre cinque minuti di ritardo: al traguardo è stato accolto da un’autentica ovazione del pubblico ai lati della strada, che ha saputo delle sue disavventure e lo ha incoraggiato fortemente.