Gli Us Open 2015 chiudono il cerchio degli Slam della stagione di tennis. A Flushing Meadows, New York, 128 giocatori e 128 giocatrici entreranno nei due tabelloni principali a caccia di un titolo prestigioso. Forse Wimbledon è ancora il torneo numero uno per fascino, tradizione e visione nellimmaginario collettivo; ma gli Us Open per tanti giocatori rappresentano qualcosa di mistico, non solo per gli americani che sognano il grande trionfo sul palcoscenico di casa ma anche per chi sa che da queste parti si è scritta la storia.



Anche per un motivo: trattandosi dellultimo Slam della stagione non è raro che tanti campioni chiudano qui la loro carriera. Qualche esempio? Chris Evert, la cui improvvisa apparizione da sedicenne (arrivò in semifinale) convinse Billie Jean King che con lei la WTA avrebbe spiccato il volo (e aveva ragione). Bjorn Borg, che subito dopo aver perso da McEnroe in finale (1981) uscì a piedi dallo stadio e, di fatto, non giocò più a tennis (salvo sporadiche apparizioni). Andy Roddick, che tenne un emozionale discorso dopo aver perso da Del Potro. Kim Clijsters, che tornò a New York dopo la maternità e vinse il torneo con tanto di passerella donore della figlia. E Pete Sampras, che di fatto si ritirò prima ma tornò a Flushing Meadows per ricevere unovazione e il saluto di tanti campioni affrontati (e battuti), tra cui Andre Agassi che poco dopo avrebbe detto stop a New York.



Parlando degli Us Open 2015, largomento principale riguarda Serena Williams. La quale è alle soglie di diversi record: può diventare la prima giocatrice dai tempi di Steffi Graf (1988) a completare il Grande Slam stagionale (anche se la tedesca ci aveva messo loro olimpico), può vincere il settimo Us Open eguagliando Helen Wills Moody (a -1 da Molla Mallory) ma diventando la più vincente di sempre in era Open, e soprattutto può raggiungere i 22 Major che la Graf ha vinto in carriera. Soprattutto, può vincere il quarto Flushing Meadows consecutivo, e per trovare una collega che abbia fatto lo stesso bisogna tornare alla striscia della Evert (1975-1978). Possibili avversarie di Serena? Maria Sharapova resta la principale candidata, anche se deve superare i problemi di discontinuità e arriva agli Us Open in condizioni deficitarie (ha saltato Toronto e Cincinnati); Simona Halep negli Slam ha una tradizione negativa – soprattutto in questa stagione – e non è nel suo periodo migliore (al di là della finale in Ohio); Petra Kvitova, storicamente, dopo una grande vittoria (Wimbledon) passa mesi a ritrovare il suo miglior tennis, e News York non è il suo posto preferito. Tirando le somme, tutti sanno che la rivale numero uno della Williams è Victoria Azarenka: lasciate perdere il 3-17 negli scontri diretti, la bielorussa tre anni fa ha servito per vincere il titolo venendo tradita dalle palle nuove, e lano seguente andò ancora vicina a sorprendere la numero 1 del mondo. Peccato che Vika stia ancora recuperando dallinfortunio al piede e che non possa ancora essere al 100%. Da Garbine Muguruza finalista a Wimbledon, passando per Ana Ivanovic che finalmente incide anche negli Slam, arrivando a Belinda Bencic che ha vinto a Toronto e un anno fa fece i quarti a New York, sono tante le potenziali giocatrici che possono arrivare in fondo alla seconda settimana. 



In campo maschile poche chiacchiere: è ben evidente che Novak Djokovic parta ancora una volta con i favori del pronostico. Il fatto che abbia perso le finali di Montréal e Cincinnati non deve ingannare: le prime settimane di agosto non sono storicamente il terreno favorito del serbo. Djokovic non è ancora una sentenza nelle finali Slam: il bilancio è appena appena sopra il 50%, ma qui Nole ha la grande possibilità di arrivare in doppia cifra per Major vinti (agganciando Bill Tilden) e cerca il secondo successo a New York, volendo vendicare la semifinale persa nel 2014. Lavversario principale? Roger Federer, ancora lui, anche se la distanza dei cinque set non lo favorisce da tempo e nelle ultime sei stagioni ha vinto solo due Slam (sui 23 giocati). Lo svizzero punta il sesto successo agli Us Open: si porterebbe a un solo titolo di distanza da Tilden, William Larned e Richard Sears ma diventerebbe primo assoluto in era Open, portando a 18 il numero di grandi tornei vinti. Andy Murray è unaltra minaccia, più di Stan Wawrinka perchè qui a New York ha sempre fatto bene (ha vinto nel 2012) e appare onestamente rinato, a meno che non incroci Federer contro cui raramente ha la meglio. Insomma: a meno che non arrivi qualche grande sorpresa sulla scia della finale Cilic-Nishikori di dodici mesi fa, gli Us Open 2015 saranno affare per i tre grandi con magari qualche highlight da parte dei giovani (Dominic Thiem il più pronto, Borna Coric quello sul quale sono riposte le maggiori aspettative in prospettiva, Alex Zverev la miccia pronta a incendiarsi). E Rafa Nadal? Difficilmente si inserirà nella lotta: gli ultimi tornei ci hanno detto che il maiorchino non è nelle condizioni di imporre il suo gioco profondo e non può competere per due settimane contro i grandi nomi, e prima o poi per vincere uno Slam uno dei big devi incontrarlo. 

Capitolo italiani. Lestate ci ha riconsegnato una Sara Errani in ottima forma (semifinale della Rogers Cup) e un Andreas Seppi in crescita; una Roberta Vinci che sembra poter fare strada anche sul cemento e una Camila Giorgi che può fare risultati contro chiunque. Poco altro: come sempre dipenderà dai tabelloni, e dalla forma con la quale si presenterà Flavia Pennetta che agli Us Open ha giocato una semifinale e quattro volte i quarti. Fabio Fognini al momento non dà affidamento sul lungo periodo, Karin Knapp potrebbe superare qualche turno ma poi avrebbe vita dura contro le big. Eppure New York in un modo o nellaltro ci dice piuttosto bene; sarà per Little Italy e tutta la storia che ci lega alla Grande Mela, ma speriamo che il tricolore sventoli al fianco della Statua della Libertà. Difficile, ma chissà. 

(Claudio Franceschini)